I Normanni: insediamenti e invasioni ad est e ad ovest

a cura di F.Galietti



 

Indice

 

Origine del termine vichingo

 

I normanni: da dove venivano e chi erano

 

Cause delle invasioni e degli insediamenti Normanni

-Azioni di pirateria dirette da individui

-Spedizioni politiche

-Imprese coloniali

-Penetrazione commerciale

 

Direttrici delle invasioni e degli insediamenti normanni

-Introduzione

La conquista dell’Inghilterra

 

Islanda e Groenlandia

 

La scoperta dell'America

 

La Russia

 

Bibliografia



Origine del termine vichingo

 

Al giorno d’oggi molti storici sono d’accordo nel ritenere che la parola " vichingo" sia di origine norvegese, perché nelle fonti contemporanee non scandinave essa ricorre di rado. Le cronache franche usano la parola Normanni , quelle anglosassoni li chiamano Dani e, sebbene questi termini si riferiscano rispettivamente ai Norvegesi e ai Danesi , dai vari contesti risulta chiaramente che erano spesso adoperati per indicare gli uomini del nord in generale. Restano tuttavia dubbi non solo riguardo all’origine del termine, ma anche riguardo al suo effettivo significato. Infatti sono tanto numerose quanto diverse e contrastanti le teorie che cercano di spiegare il significato etimologico della parola " vichingo". Alcuni studiosi, come il celebre linguista svedese Bugge, hanno attribuito al termine un’origine anglosassone: "vichingo" deriverebbe dall’anglosassone "Wic" (cfr. latino), che significa "accampamento". Secondo questa teoria i Vichinghi sarebbero quindi stati, per gli anglosassoni, la "gente accampata". Secondo un’altra teoria, i Vichinghi sarebbero stati "abitanti delle città" e, poiché gli abitanti delle primissime città erano mercanti-marinai pronti a trattare gli affari sia a suon di moneta che con le armi, il passaggio al significato "pirata" non sarebbe improbabile. Altre ipotesi non mancano. Per esempio, che la parola sia da ricondursi a vikja cioè "muoversi, girare , passare", il che fa venire in mente un pirata che fugge con il suo bottino. Vi è anche una singolare tesi , secondo la quale il primo elemento di Viking deriva dal verbo vikja, "girare da una parte", "deviare". Perciò viking, come sostantivo femminile, in origine significava deviazione, allontanamento; mentre come sostantivo maschile significa "colui che devia, che si assenta da casa". Ma questa acuta etimologia, che si sposa così bene con l’attuale concezione del vichingo, non ha trovato, secondo J. Broendsted, ancora vasta approvazione sebbene meriti di essere presa in considerazione.



 

 

 

 I normanni: da dove venivano e chi erano

 

 

Un fattore geografico determinò il ruolo che ciascuno dei tre paesi scandinavi ebbe nelle incursioni vichinghe. Tutta la penisola scandinava è attraversata nel mezzo da una estesa catena di montagne, il Koelen, che forma la spina dorsale del paese. Questa categoria nel complesso è un aspro e arido deserto e dal punto di vista della disposizione geografica divide il paese in una parte rivolta a est e una rivolta a ovest. La parte della Norvegia era rivolta verso occidente, verso il grande Oceano e le sue numerose isole. Furono dunque soprattutto i Norvegesi che presero la guida delle rischiose spedizioni sul vasto e burrascoso Atlantico settentrionale, senza sapere che cosa ci potesse essere al di là . Si può dire che la sfera degli interessi della Norvegia si divideva in due. La parte meridionale, la prima a essere esplorata, comprendeva le isole a nord della Scozia, che all’inizio dell’epoca dei Vichinghi furono occupate da Norvegesi, i quali a poco a poco di qui passarono alle coste scozzesi, all’Irlanda, all’isola di Man e a quasi tutta la costa del Mare d’Irlanda, che a quel tempo avrebbe ben potuto chiamarsi, così va scrivendo J. Broendsted, Mar di Norvegia.Partendo da queste basi, essi penetrarono all’interno dell’Inghilterra, venendo talvolta a contatto con i Danesi e arrivando anche nella Francia settentrionale e meridionale e persino al Mediterraneo. Anche la Francia fu una delle regioni che Norvegesi e Danesi occuparono insieme.La seconda direzione in cui si svilupparono gl’interessi norvegesi, fu verso nord, verso le Faroer, l’Islanda e la Groenlandia , e l’iniziativa di queste imprese venne da re Aroldo Bellachioma, il quale alla fine del IX secolo costrinse molti nobili e liberi contadini norvegesi a emigrare. Le spedizioni successive furono solo più coraggiosi tentativi fatti in speciali circostanze, di colonizzare territori remoti e isolati.Per quanto riguarda la Svezia, che guarda a est, essa concentrò la sua pressione mercantile sulla Russia e ancora più a sud fino a Bisanzio e all’Arabia.I Danesi, invece, privilegiarono un’espansione verso sud-ovest, lungo le coste della Frisia e della Franconia.

 



 Cause delle invasioni e degli insediamenti Normanni

 

Le imprese dei Vichinghi furono ispirate da vari motivi . Dal momento che un’esposizione puramente cronologica offrirebbe un quadro oscuro , sarà opportuno tentare di classificarle secondo le ragioni e gli obbiettivi.

Lo studioso svedese F. Askeberg ha proposto la seguente classificazione:

 

 

 

 

 



 Azioni di pirateria dirette da individui

 

Questa prima categoria è la meno interessante, benché forse sia quella che per prima si presenta alla mentequando si pensa ai popolari racconti sui vichinghi. Uno storico norvegese ha sostenuto che le spedizioni piratesche erano esplorazioni vere e proprie, e che il bottino conquistato era legittimo vettovagliamento; ma è una tesi un po’ troppo ingenua. La più nota e anche la più antica di quelle storicamente accertate, tra le incursioni in Occidente è il saccheggio e la distruzione nel 793 della chiesa e del monastero di Lindisfarne, piccola isola indifesa che si trova al largo della costa della Northumbria. La Anglo-Saxon Chronicle racconta dei terribili presagi che si erano avuti in quell’anno- fulmini e apparizioni di draghi- a cui era seguita una seguita una carestia ; e poco dopo questi dolorosi avvenimenti , a giugno, le bande pagane erano piombate sulla casa del Signore. Questi pagani erano vichinghi norvegesi; trucidarono i monaci e derubarono e incendiarono il monastero. Alcuino, il famoso sacerdote e studioso della Northumbria che a quel tempo era al servizio di Carlomagno in Francia , scrisse orripilato a Etelredo re di Northumbria che quella funesta incursione era stata una punizione di Dio per i peccati della popolazione. Questa impresa clamorosa e cruenta fu il preludio di un’aggressione vichinga all’Europa occidentale.

 

Verso la fine dell’ VIII secolo, e durante i primi anni del IX, molte analoghe scorrerie norvegesi ebbero luogo contro l’Inghilterra settentrionale , la Scozia e l’Irlanda. Sembra addirittura che alcune di queste, note da fonti letterarie, partissero da territori che sono oggi scozzesi: da Caithness e dalle Shetland, dalle Orcadi e dalle Ebridi. Queste isole pressoché disabitate per la loro posizione geografica ben si prestavano a fungere da basi per attaccare la Scozia da entrambi i lati , e nelle cronache si trovano accenni a parecchie di queste incursioni. Nel 794, per esempio, ci fu un attacco con molte perdite al monastero di Monkwearmouth .Nel 795 piombarono a più riprese sul monastero di San Colombano, a Iona, e sull’isolotto irlandese di Lambay .Vittime di incursioni furono anche Kyntire, in Scozia, il santuario di San Patrizio nell’isola di Man. Queste furono le prime azioni di pirateria, che raggiunsero il culmine nel IX secolo. In genere erano dirette da capi minori, piuttosto che da re e da conti; costoro avevano piani ben più ambiziosi. Furono i Danesi a incominciare, ma i Danesi e gli Svedesi seguirono ben presto il loro esempio e queste scorrerie spicciole continuarono per tutto il periodo dei Vichinghi.

 



 Spedizioni politiche

Come esempio dell’attività dei Vichinghi in tal senso, Askeberg citale operazioni militari intraprese da re Goffredo di Danimarca, al principio del IX secolo. Queste avvennero in parte in direzione sud-est contro la Frisia,vale a dire contro Carlomagno . Si dice che Goffredo trasferì addirittura una città slava, Reric, in cima al fiordo di Slie nello Slesvig.

Poco prima di morire, nell’810, egli sferrò un violento attacco ben congegnato contro la Frisia; con una flotta di 200 navi , distrusse le difese costiere e occupò il paese imponendo un tributo di duecento libbre d’argento . Questa non fu un’azione di pirateria e neppure una spedizione coloniale : fu una guerra calcolata e improvvisa, mirante alla conquista di territori che avevano per re Goffredo un’importanza politica e commerciale.

 



Imprese coloniali

Le maggiori operazioni vichinghe in occidente furono indubbiamente mosse da un impulso colonizzatore e sono queste a dare la grande dimostrazione della potenza dei Vichinghi. Si verificarono nella seconda metà del IX secolo e all’inizio del X, ed ebbero una ripresa nella prima metà dell’XI. Nonostante i capi fossero in massima parte Danesi e Norvegesi, anche gli Svedesi vi ebbero la loro parte. Durante questo periodo vaste zone della Francia settentrionale, dell’Inghilterra e dell’Irlanda furono occupate e governate da Vichinghi. Le invasioni generalmente non erano dirette da sovrani ma da uomini d’alto rango, e spesso i condottieri avevano tutti gli stessi poteri, non avevano cioè un comandante supremo. A conferma di questa peculiarità dei Vichinghi si ricorda che quando i Franchi , sul fiume Eure,

chiesero ai Vichinghi chi fosse il loro capo , essi risposero con la famosa frase : " Noi siamo tutti uguali". Fu con questo genere di invasioni che penetrarono fino ad Amburgo e a Parigi; che, sotto i figli di Ragnar Lodbrok, raggiunsero l’Inghilterra e , sotto Rollone, la Francia settentrionale, mentre i capi dei Vichinghi norvegesi attaccavano l’Irlanda. Il metodo seguito di solito in queste imprese era che gli eserciti si accampavano sulle spiagge durante la stagione invernale, e all’arrivo della primavera marciavano verso la loro meta: la colonizzazione del paese invaso. In questa categoria di imprese coloniali devono essere incluse le spedizioni norvegesi nell’Atlantico fino a terre come le Faroer, l’Islanda e la Groenlandia. Qui però non occorreva combattere per conquistare colonie; si trattava solo di impossessarsi di territori che erano quasi, se non del tutto, disabitati.



 
Penetrazione commerciale

 

La quarta ed ultima categoria dell’attività dei Vichinghi comprende spedizione alla ricerca di nuove possibilità di commercio. Si hanno poche informazioni su quelle in Occidente, ma molte su quelle in Oriente. Gli studiosi svedesi insistono sul fatto che l’intensa attività mercantile svolta dai Vichinghi svedesi verso sud e sud-est aveva scopi commerciali.

 



Direttrici delle invasioni e degli insediamenti normanni

 

 

 Introduzione

Nell'Inghilterra settentrionale, e in particolare nella Northumbria,

i Norvegesi avevano consolidato notevolmente le loro posizioni

durante il x secolo, sia nei confronti degli Inglesi che dei Danesi, grazie

soprattutto a condottieri come Rognvald e Sigtrygg (il quale morì

cristiano). Ma dopo il 926 la Northumbria fu incorporata all'Anglia,

e Olaf Cuaran si spinse più tardi verso nord-ovest, per essere finalmente

battuto, come già ricordato, nella battaglia di Brunanburh, nel

937. Tra il 930 e il 940, lui ed Erik Ascia insanguinata si alternarono

sul trono di York; poi ci fu un lungo periodo di pace, in Inghilterra,

sotto re Edgardo. Prima di chiudere questo breve panorama dell'influenza

norvegese nelle regioni inglesi, irlandesi e scozzesi, non possiamo non

ricordare la figura di Sigurd Digri (il Forte), il più potente

dei conti delle Orcadi, che divenne il sovrano di tutte le isole scozzesi e

irlandesi, inclusa l'isola di Man. Le croci di pietra, risalenti al x

secolo, in questa isola, presentano un significativo miscuglio di moti,

vi e tradizioni - norvegesi e celtiche, pagane e cristiane.

A sud verso la Francia, partendo dall'Irlanda e dal Mar d'Irlanda,

le spedizioni norvegesi continuarono nel x secolo con lo stesso ritmo

di prima. Già abbiamo accennato al ruolo che i Norvegesi ebbero nel-

la colonizzazione della Normandia : probabilmente, Rollone era un

norvegese. Sull'Ile de Groix, al largo della costa meridionale della

Bretagna, è stato ritrovato un tumulo funebre eretto sulla salma di

un vichingo norvegese attorno al 9oo. Questo tumulo, che attesta

l' attività dei Norvegesi lungo le coste atlantiche, conteneva oggetti

sepolti insieme a un corpo cremato: un'imbarcazione, scudi, armi,

utensili domestici e frammenti di stoffa intessuta con fili d'oro e d'ar-

gento, e varie altre cose. In quel punto un vichingo venuto da lonta-

 no, forse dall'Irlanda del Nord, era morto ed era stato sepolto con

riti pagani. In un'incursione irlandese contro una base norvegese a

Limerick, nel 968, furono presi secondo il cronista, "ciò che i Vichinghi

possedevano di più caro. le loro belle selle esotiche; oro e argento;

preziosi tessuti di ogni colore e specie; rasi e sete scarlatte e verdi".

Pare la descrizione di uno di quei depositi in cui i Vichinghi ammassavano

il bottino rubato durante scorrerie nel Levante e in Spagna.

I Norvegesi furono attivi anche nella regione della Loira, nel x se-

colo, come risulta da quel che sappiamo delle loro alleanze con i Vi-

chinghi della Senna di Rollone. Abbiamo pure notizia di spedizioni

nella penisola Iberica tra il 950 e il 96o, nel territorio intorno a Lisbona

e fino alle Asturie, dove fu attaccato il santuario di Santiago de

Compostela. Una prova dell'esistenza di contatti con gli Arabi del

Mediterraneo occidentale, è costituita dal ritrovamento, nella Norvegia occidentale,

di monete d'argento arabe coniate nella Spagna e in Africa.

Non c’é dubbio che la penetrazione norvegese fu molto estesa.

Stando al Landnamabok, l'emigrazione alla volta dell'Islanda terminò verso il 930.

Ogni famiglia che arrivava nell'isola doveva pretendere un cospicuo appezzamento

di terreno e colonizzarlo. L'Islanda era uno strano paese - alcune parti buone e altre

cattive - in genere brullo e difficile a coltivarsi, ma aveva

zone di ottimi pascoli; c'era abbondanza di uccelli e di uova sulle rocce,

abbondanza di pesce nei fiumi, non mancavano foche e balene

lungo le coste e pezzi di legno trasportati dalla corrente sulle spiagge.

A poco a poco greggi di pecore numerosi incominciarono a spargersi

verso l'interno. Un uomo, si legge nel Landnamabok, si mise a con-

tare le sue pecore ma, arrivato a 24oo, non ebbe più la pazienza di

continuare. Anche i cavalli divennero numerosi, con il passare del

tempo. Alcuni dei primi coloni, i più importanti, crearono i propri tribunali;

ma presto fu necessario organizzare la giustizia su scala più vasta.

Si dice che un certo UIfljot fu rinviato in patria, nella Norvegia occidentale,

perché studiasse il sistema legislativo e giuridico.

 



 La conquista dell’Inghilterra

 

 

Dopo l’839 le loro invasioni si susseguirono quasi senza interruzione ed

ebbero come risultato lo stabilirsi, sulla costa orientale dell'isola,

di una, numerosa popolazione di origine danese.

Il re Alfredo il Grande ( 901) riuscì ad arrestare gli invasori, ai

quali cedette il Danelagh, cioè la regione situata a nord della linea che

va da Londra a Chester. I suoi successori finirono per riconquistare

la regione. Ma alla fine del X secolo, Sven, re di Danimarca ( 10141)

viene in soccorso dei suoi compatrioti, conquista 1a Mercia, l'Eastanglia

e il Wessex, obbliga il re Etelredo a rifugiarsi in Normandia.

L'Inghilterra si trovò così legata politicamente alla Scandinavia e

questi legami si consolidarono ancora sotto il figlio di Sven, Canuto

(1035), che, come il padre, fu nello stesso tempo re d' Inghilterra e di

Danimarca. Sono dei missionari anglosassoni che hanno portato in

quest'epoca il cristianesimo in Svezia e in Norvegia.

Ma questo stato di cose non poteva durare. Le forze della Scandinavia

non furono mai così grandi da potersi imporre all'esterno.

Avvenne dell'espansione danese dell’ XI secolo quello che doveva

avvenire dell'espansione svedese nel XVI secolo con Gustavo Adolfo,

e nel XVIII con Carlo XII. La potenza militare sulla quale essa si

basava si esaurì ben presto. Sotto i successori di Canuto, Aroldo

e Hardicanute , la dinastia danese decade. Un principe anglosassone,

Edoardo il Confessore, sale sul trono. La sua morte senza prole,

nel 1066, fu l'occasione che decise della sorte dell'Inghilterra e la

fece entrare nella comunità europea, nei riguardi della quale essa

aveva conservato fino a quel momento un isolamento che non si

poteva protrarre più a lungo.

La grande isola, infatti, si riconnette naturalmente ai Paesi

Bassi e al Nord della Francia da cui non è separata che dal breve

stretto di Calais. È di 1à che le era giunta, con le legioni di Cesare

la civiltà, con i monaci di Gregorio Magno, il cristianesimo. Era

stato necessario lo sconvolgimento dell'equilibrio mondiale causato

dal cataclisma dell'Impero romano perché gli Anglosassoni potessero

impadronirsene e mantenervisi. Il ristagno economico dell'Europa,

dopo il periodo delle invasioni e la scomparsa, quasi completa,

del commercio, spiega con molta semplicità come essi non

abbiano avuto in seguito con l'Europa cristiana che rapporti

esclusivamente religiosi. Carlo Magno non pensò a riunirli nell'Impero

e, dopo di lui, la debolezza dei suoi successori fu il nuovo motivo

del perdurare del loro isolamento. Tuttavia, nella stessa epoca in

cui le invasioni danesi li minacciavano di una dominazione scandinava,

il risveglio della navigazione cominciava a ristabilire, tra loro

ed i vicini delle prossime coste della Fiandra e della Normandia,

le relazioni imposte dalla vicinanza geografica. Bruges e Rouen

iniziano con l'Inghilterra dalla fine del X secolo una navigazione

sempre più attiva. Con il ritorno di una civiltà più progredita l'ordine

di cose, che aveva tenuto testa così a lungo alla spinta barbarica,

riprendeva la sua direzione naturale.

 

La conquista normanna non è, per l’illustre storico belga Henri Pirenne ,

che la conseguenza e la consacrazione

definitiva di ciò che si potrebbe chiamare l'europeizzazione

dell'Inghilterra. Se i fatti che la provocarono furono dovuti a delle

circostanze fortuite, se l'orientamento dell'isola verso il continente

avrebbe certamente potuto prodursi in modo assai differente da quello

che noi conosciamo, quell'orientamento stesso rispondeva troppo

profondamente alla natura delle cose per non doversi compiere

prima o poi.

La casa ducale di Normandia era strettamente imparentata con

Edoardo il Confessore, la cui madre Berta era una principessa,

normanna. Vedendosi senza figli, Edoardo aveva promesso

la sua successione al duca Guglielmo, disponendo così

del potere regio di cui, secondo il costume anglosassone, la sola

assemblea del popolo poteva decidere. Essa non tenne alcun conto

della risoluzione del re. Alla sua morte (1066) elesse Aroldo, figlio di Godwin

che, nel periodo in cui il debole Edoardo era ancora in vita, aveva avuto presso

di lui la carica di maestro di palazzo. La guerra era inevitabile e

l'esito non ne era dubbio.

In realtà il regno anglosassone era assai debole. La vecchia

costituzione germanica che vi si conservava, nei suoi tratti essenziali,

garantiva di fronte al re i diritti degli uomini liberi, ma condannava gli

uni e gli altri ad una impotenza uguale. Nel continente

l'alta aristocrazia feudale non aveva diminuito il potere del re che

per aumentare il proprio. La forza era passata dal re ai principi

territoriali. In Inghilterra, al contrario, non esisteva forza. L'aristocrazia,

che costituiva l'assemblea nazionale, impediva la nascita

di un governo monarchico, senza poter governare essa stessa. Fedele

ai vecchi costumi germanici, era essenzialmente conservatrice.

Si componeva di proprietari fondiari d'importanza mediocre, che

viveva del lavoro dei propri servi e dei propri clienti. Il sistema

feudale, la cavalleria, erano sconosciuti. Gli earls ed i thanes anglo-

sassoni, armati di scure e di spada, combattevano a piedi.

Politicamente e militarmente la Normandia le era superiore sotto

tutti i punti di vista,. Nella sua terra dalla Canche alla Senna, il

duca non si trovava di fronte nessun rivale. Come protettore della

pace, egli si imponeva al popolo, come membro del clero e come

signore, alla cavalleria e ai baroni, che ricevevano da lui i feudi.

I grandi possessi fondiari, di cui gli esattori rendevano ogni anno

conto al suo " tesoro", erano un modello di buona organizzazione.

I due grandi monasteri che egli fece costruire a Caen, l'Abbaye

aux Hommes e l'Abbaye aux Dames, non dimostrano soltanto la,

prosperità delle sue finanze, la bellezza della loro architettura, testimonia

anche un progresso sociale, che appare più straordinario

se si pensa allo stato primitivo in cui era ancora in quest'epoca

l'architettura anglosassone. Mentre in Inghilterra la cultura letteraria

era scomparsa dalla Chiesa in mezzo ai disordini delle invasioni

scandinave, il clero normanno si distingueva con scrittori come

S. Anselmo e Orderico Vitale. Infine, la potenza militare del duca

era temibile. La cavalleria normanna era incontestabilmente la

migliore dell'epoca. Bisogna ricordare le sue gesta straordinarie in

Italia, per rendersi conto del suo valore. Essa dovette lanciarsi con

entusiasmo ad una conquista che le permetteva, dall'altro lato

della Manica, avventure e vantaggi altrettanto brillanti di quelli

che Roberto il Guiscardo ed i suoi compagni avevano trovato in

Sicilia. D'altronde Guglielmo non fece appello solamente ai suoi

vassalli. Cavalieri e avventurieri francesi e fiamminghi vennero in

gran numero ad unirvisi. L'invio di una bandiera da parte del papa

dette alla spedizione un colore di guerra santa, che contribuì ad

aumentare l'ardore dell'esercito.

Non avendo flotta, gli Anglosassoni non potettero opporsi allo

sbarco. L'esercito sbarcò sulla pianura di Hastings il 13 ottobre

l066 e marciò il giorno dopo contro il nemico. Aroldo si era posto

sulla, collina di Senlac, trincerato dietro palizzate, che obbligarono

i Normanni a combattere a piedi. Dopo un rude scontro combattuto

corpo a corpo, la vittoria fu completa,. Aroldo restò tra i morti;

quelli che non perirono nel combattimento compresero che un'ulteriore

resistenza sarebbe stata inutile. Quella giornata aveva dato

a Guglielmo l'Inghilterra. Poche settimane più tardi si faceva

incoronare nell'abbazia di Westminster, e per prendere possesso del

resto del regno non ebbe che da percorrerlo. Gli Anglosassoni, che

avevano combattuto così a lungo contro l'invasione scandinava,

si piegarono al primo colpo sotto l'invasione normanna.

 

 

 

 

L'invasione fu, secondo Pirenne, la conseguenza, della conquista, e non

poteva essere diversamente. Per difendere il suo regno, al quale

era completamente estraneo e di cui non conosceva nemmeno la

lingua, Guglielmo era obbligato a mantenervi dei Normanni in

guarnigione permanente, ciò che, nelle circostanze economiche

dell'epoca, non poteva avvenire che sparpagliandoli in mezzo alla

popolazione conquistata come gendarmi della corona. Questa

distribuzione dei vincitori in mezzo ai vinti somiglia molto alla

colonizzazione della Gallia del sud, della Spagna e della valle del

Rodano per opera dei Visigoti e dei Burgundi del V secolo.

Ma il risultato fu ben diverso.

Mentre i barbari, a contatto con una popolazione

infinitamente più civilizzata di quanto non lo fossero essi stessi,

si romanizzarono immediatamente, i Normanni non si fusero che

con grande difficoltà con la massa anglosassone che li circondava.

La causa principale è evidentemente la superiorità della 1oro civiltà .

A ciò si aggiunga l'afflusso costante di forze fresche che, fino alla

fine del XII secolo, venne loro non soltanto dalla madre patria,

ma anche, a partire dalla dinastia dei Plantageneti, dal Poitou e

dalla Guienna. L'influenza della corte che, fino alla fine del XV secolo,

restò completamente francese di lingua se non di costumi,

non poté non esercitare un considerevole influsso. Per gli immigrati,

l'anglosassone non era che un dialetto barbaro che essi non

si curarono di apprendere. Sull'esempio del continente, esso fu

sostituito come lingua amministrativa dal latino, poi dal francese.

Si cessò di scriverlo e la sua letteratura cadde in oblio. Ma non

scomparve di fronte alla lingua dei vincitori, come gli idiomi delle

province conquistate da Roma erano un tempo scomparsi di fronte

al latino o come anche in Normandia lo scandinavo era stato sostituito

dal francese. Il popolo continuò a servirsene. Niente d'altronde

sarebbe più falso che spiegare la sua fedeltà alla lingua nazionale

con l'antipatia per la lingua dei vincitori. Esso al contrario prese

da quest'ultima tutto ciò che poté. Insensibilmente l'anglosassone

si trasformò in inglese, cioè in una lingua metà romana per il vocabolario,

ma che per la grammatica e per la sintassi resta germanica.

Era ancora ben lontano il momento, alla fine dell' XI secolo,

in cui quella lingua, alla formazione della quale i vincitori hanno

collaborato coi vinti, divenisse l'idioma degli uni e degli altri. Lunghi

secoli sono stati necessari per unire in uno stesso corpo il popolo

conquistatore e il popolo conquistato e per fare della costituzione

dell'Inghilterra la più nazionale delle costituzioni del mondo. All'inizio,

sotto Guglielmo il Conquistatore ed i suoi primi successori,

il regime politico che si afferma è un regime di occupazione straniera.

Mai la conquista di un paese è stata, accompagnata da un per-

turbamento più completo delle istituzioni politiche e di tutta l'organizzazione

dello Stato . Dovendo il regno solo alla sua spada, regnando sui suoi

nuovi sudditi solo con la forza, come avrebbe potuto

Guglielmo sognare di mantenere un sistema di governo che lasciasse

regnare con il re l'assemblea del popolo ? Condizione indispensabile

del successo era di sottomettere tutto al potere regio, rendendolo

così forte da farlo incrollabile. La costituzione doveva essere, e fu

in realtà, essenzialmente monarchica. Era riservato ad un grande

vassallo del re di Francia il creare la sovranità più vigorosa di tutta

l'Europa.



 

 Islanda e Groenlandia

Gli ulteriori sviluppi dell'Islanda indipendente e cristiana nel

l'XI secolo sono presto raccontati. Il Cristianesimo vi fu introdotto

senza scosse, giacché, come abbiamo visto, il popolo lo adottò di spontanea

volontà. Non sarà illecito supporre che i santuari pagani ben

presto scomparvero, sostituiti da semplici chiese costruite in torba.

Nell'XI secolo l'Islanda ebbe tre valenti amministratori cristiani, appartenenti

a un'unica famiglia, padre, figlio e nipote. Il primo fu

Gizur il Bianco, il quale partecipò a quella storica riunione dell'Althing,

nell'anno 1OOO, in cui fu adottato il Cristianesimo. Questi mandò

in Germania suo figlio, Isleif, perché studiasse per diventare un

ecclesiastico, e nel 1O56 Isleif fu ordinato primo vescovo indigeno

d'Islanda, con sede a Skalaholt, dal vescovo Adalberto di Brema.

Isleif morì nel 1o8o, angustiato - a quanto si racconta - dalle molte difficoltà

incontrate nell'adempiere alle sue mansioni vescovili. Suo figlio,

Gizur ( 1072-118), gli succedette come vescovo, e si rivelò ben dotato

di saggezza, capacità di persuasione e autorità. Dovette essere

uno di quegli ammirevoli prelati in cui la forza e il coraggio fisico

eguagliano la forza e il coraggio spirituale. Durante la sua amministrazione,

si dice, ci fu pace in tutta l'Islanda; la gente poteva andarsene

in giro senza armi, e tanto grande era il prestigio di Gizur, che " tutti,

giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini e donne, facevano come ordinava

il vescovo ". Questo periodo di tranquillità, che si protrasse

non solo per tutto il tempo di Gizur, ma anche per buona parte dell'XI

secolo, non può essere attribuito all'opera di pochi uomini sol-

tanto. Quali altri fattori lo determinassero, è difficile dire, perché non

mancarono i rivolgimenti né prima né dopo.

 

 

Il paese non aveva mai conosciuto pace; i suoi tribunali

responsabili delle decisioni legali spesso si erano dimostrati privi del-

l'autorità necessaria per farle applicare. Così per cent'anni circa, dal

930 in poi, l'Islanda era stata tormentata da faide cruente e da discordie.

Poi, per un altro centinaio d'anni, ci fu il periodo di pace, a

cui di nuovo seguirono disordini e spargimento di sangue nel XII e

nel XIII secolo. Ma è tempo di lasciare l'Islanda per passare a considerare

la colonia vichinga più remota, la Groenlandia.

Le fonti non sempre concordano, ma si dice che Leif, figlio di

Erik il Rosso, andò a far visita ad Olaf Tryggvesson in Norvegia, nel-

l'autunno del 999. Qui fu battezzato, e il re gli ordinò di tornare subito

in Groenlandia a predicare e proclamare la fede cristiana. Per

questa missione gli dette due assistenti. Leif accettò l'incarico, senza

molto entusiasmo, e presto dovette constatare che la sua opera di

evangelizzazione non andava a genio a suo padre, il quale, si ha ragione

di credere, non abbracciò mai il Cristianesimo. Sua madre, invece,

ebbe il permesso di costruirsi una piccola cappella in cui i nuovi proseliti

potevano riunirsi con lei a pregare. In questo modo il Cristianesimo

fu introdotto in Islanda e in Groenlandia pressappoco inizio nella stessa

epoca, verso lo scorcio del secolo. Ma fu soltanto all'inizio

del XII secolo che la Groenlandia ebbe un proprio vescovo.

 



La scoperta dell'America

Resta da ricordare una delle ultime grandi imprese dei Vichinghi,

compiuta agli estremi confini della sfera d'interessi dei Norvegesi: la

scoperta dell'America del Nord. Secondo le saghe, Bjarni Herjolfsson

e i suoi seguaci salparono dall'Islanda alla volta della Groenlandia

nell'anno 986. Strada facendo smarrirono la rotta, e per tre volte avvistarono terra,

ma non sbarcarono. La prima volta videro una costa folta di alberi, e così

pure la seconda; ma la terza volta videro un'isola rocciosa,

su cui si distinguevano dei ghiacciai.

 



La Russia

 

In questa direzione ci fu un’espansione svedese di carattere essenzialmente mercantile. Nella prima metà del IX secolo i coloni svedesi avevano creato nella Russia settentrionale un insediamento così indipendente da poter mandare propri ambasciatori all’imperatore della lontana Bisanzio.

Lo storico svedese Stender-Petersen avanza l’ipotesi che questi emigranti svedesi, i " Rus" , fossero in origine coltivatori che, capita l’importanza di allacciare traffici commerciali con i paesi dell’est , decisero di raggiungerli dapprima seguendo il Volga, poi seguendo il Dnepr. Fra le attività dei Vichinghi nell’Europa occidentale e le imprese degli Svedesi nell’Europa orientale c’è questa differenza essenziale: che i viaggi degli Svedesi non furono intrapresi a scopo di rapina, ma in cerca di nuovi mercati. E’ difficile dire fino a che punto questo canato dei Rus nella Russia settentrionale fosse indipendente dalla sua madrepatria, il regno di Uppsala, anche risulta da molti documenti e reperti storici che il regno di Svezia curasse a fondo i propri affari. Gli archeologi e gli storici scandinavi sono concordi nel ritenere che dalla fine del IX secolo in poi la Svezia raggiunse un’attività politica mirante a sviluppare il commercio fra l’Europa orientale e quella occidentale, e ad assicurarsi il controllo non solo delle lunghe rotte attraverso la Russia, ma anche di Hedeby, porto sul Mare del Nord , che verso il 900 era in mano agli Svedesi.

Nonostante non si possa definire questa complessa attività la "fondazione dell’Impero russo", perché tale espressione indurrebbe in errore poiché sottintende la fondazione della Grande Russia, è tuttavia interessante notare come le tradizioni relative all’origine del popolo russo si sviluppassero in una forma fissa nella letteratura dei Russi stessi. Secondo quanto dice l’ "Antica cronaca russa" ci fu da parte delle popolazioni locali un invito , rivolto ai Variaghi ( perché i Variaghi si chiamavano Rus come altri si chiamavano Svedesi, Normanni, Angli , Goti) , di ristabilire l’ordine nelle terre slave.

Nell’862 la grande Novgorod, posta sul fiume Volchov, si diede a Rjurik, il condottiero variago, che morì nell’879.Il suo successore, Oleg( chiamato Hoeskuld da Broendsted), svolse una campagna a sud lungo la via fluviale che portava a Bisanzio. Si impadronì di Smolensk, Ljubec e nell’882 di Kiev che fortificò e di cui fece la sua capitale. Non mancarono da parte dei Variaghi diversi scontri con l’Impero Bizantino già a partire dall’860. In seguito però si ha notizia di amichevoli rapporti tra i Greci e i Rus. Il principe Hoeskuld, che espugnò Kiev, si fece cristiano, ma non sembra che il popolo seguisse il suo esempio. I suoi successori a Kiev rimasero pagani per lungo tempo.

A prescindere dal canato di Novgorod, che, come abbiamo visto, traeva origine da Aldeigjuborg, sappiamo di un’espansione scandinava secondo un’altra direttrice, espansione che mosse da Polock, sulla Duna. I Vichinghi si spinsero anche a sud lungo il Dnepr, ed entrarono così in conflitto con i Rus di Novgorod.

Di pari passo con queste puntate scandinave in Russia nel IX secolo- a est e a ovest, con scopi pacifici o militari- a poco a poco si sviluppò una vasta attività commerciale capeggiata dai Variaghi. Come conferma lo scrittore arabo Ibn Rusta, il loro intento era quello di aprire, spesso con la violenza, vie di traffico per collegare centri commerciali che col tempo divennero città. Rusta scrive infatti :" Non coltivano campi, ma vivono esclusivamente di quello che importano dai paesi degli Slavi".

Nel 900 l’influenza svedese era ormai divenuta un fattore importantissimo nell’Europa orientale; una vasta rete di vie fluviali si era sviluppata, ed erano stati creati almeno due canati scandinavi duraturi, uno a Novgorod e l’altro a Kiev.



 
Bibliografia

 

 1)Johannes Broendsted " The Vikings" (trad.it "I Vichinghi") ed. Einaudi,1976

 

2)Henri Pirenne " Histoire de l’Europe. Des invasions au XVI siècle"

(trad.it "Storia d’Europa: dalle invasioni al XVI secolo") Biblioteca Sansoni,1973

 

 3) J.Pflugk-Harttung "Storia Universale" Volume II ed. SEI – Milano 1916

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Indice

 

Origine del termine vichingo Pag. 1

 

I normanni: da dove venivano e chi erano Pag. 2

 

Cause delle invasioni e degli insediamenti Normanni Pag. 3

-Azioni di pirateria dirette da individui Pag. 3

-Spedizioni politiche Pag. 4

-Imprese coloniali Pag. 5

-Penetrazione commerciale Pag. 6

 

Direttrici delle invasioni e degli insediamenti normanni Pag. 7

-Introduzione Pag. 7

La conquista dell’Inghilterra Pag. 9

 

Islanda e Groenlandia Pag. 13

 

La scoperta dell'America Pag. 14

 

La Russia Pag. 15

 

Bibliografia Pag. 17