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I COGLIONI DI MULO DI CAMPOTOSTO (AQ )

 

E' scoppiata e non ci si può fare proprio nulla. Non è solo questione di campanile, niente affatto. 

E' piuttosto questione di budello la guerra tra Norcia e Campotosto ma se il destino è scritto nel nome e se per vincere, nel lavoro come nella vita, ci vogliono gli "attributi", Campotosto è il vincitore indiscusso. Intanto qui, al Salone del gusto di Torino, Norcia non ci ha neppure provato a presentarle le sue mortadelline di Campotosto contraffatte, che per mesi ha spacciato sul mercato col nome tutto abruzzese di "coglioni di mulo": primo perché i produttori autentici, quelli che da secoli si tramandano tradizione e metodi di lavorazione, da abruzzesi tosti e gentili hanno cacciato fuori le unghie, secondo perché la gente del Parco non ci sta a farsi scippare un prodotto d.o.c. e si sta armando per scomunicare Norcia e tutti i contraffattori; e terzo perché i "coglioni di mulo" sono solo e soltanto di Campotosto, ci mancherebbe altro. Si è aperto così il Salone del gusto di Torino, con una guerra di mortadelle tra Abruzzo e Umbria e col Lazio che ha rischiato di brutto anche lui clonando una specie di "mortadella amatriciana". «Che differenza c'è? - si indigna Ernesto Berardi da Campotosto - La differenza è che i nostri "coglioni di mulo" non sono insaccati, è l'unico salume lavorato

completamente a mano. Una volta modellato, viene inserito il lardello e rivestito col budello ritagliato a mo' di lenzuolo». Loro, invece, quelli di Norcia, utilizzano sacchetti precuciti e insaccano col lardello congelato, insomma un bluff. E che dire del guanciale amatriciano, unico ingrediente autorizzato per la vera pasta dei pastori . «Abruzzese, anche questo - dice Berardi - Lo facciamo noi, a Campotosto». E poi Amatrice non era forse abruzzese e l'Abruzzo non è forse terra di pastori ? «La pasta all'amatriciana l'hanno inventata loro, durante la transumanza ». In principio insomma, era la grigia. Poi i cuochi di Amatrice in cerca di fortuna a Roma, aggiunsero il pomodoro, ed ecco fatta l'amatriciana. Migliaia, da tutto il mondo, bambini, scuole famiglie e sacerdoti, in migliaia a caccia di sapori, odori e novità nel villaggio globale del gusto sponsorizzato dal pastificio De Cecco. C'era la fila, davanti al ristorante dei pastai di Fara ieri a mezzogiorno. E anche due giapponesine, udite udite, né vestite Gucci né Prada ma in kimono, sembrano testimonial ma non lo sono. «Siamo venute appositamente in Italia per il Salone del gusto. In Giappone mangiamo sempre la pasta De Cecco, condita col pomodoro. Buona la pasta, buonissima. Meglio del sushi, sicuramente». 

In uno scenario naturale meraviglioso con la vista del Gran Sasso, dei monti della Laga e dell'omonimo lago, Campotosto è un luogo ideale per le vacanze. Il paese è stato a lungo al centro di sanguinose battaglie tra l'Aquila ed Amatrice per questioni di confine.

 

 

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