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Alcune Immagini Di Pescara primi '900
Mare di settembre.
…Sulla spiaggia semideserta intravedo qualcuno che si avvicina. In
controluce, fra il tremolio dell'immagine, mi sembra di distinguere una
donna che cammina a fatica sulla linea degli ombrelloni. Man mano che
avanza, noto la sua età non più giovane, il suo vestito candido,
l'ampia, piatta cesta che regge tra le mani... e sento il suo richiamo...
«pizze calde... bombe fresche... bombe alla <<crema». … Nessun
paragone possibile con gli attuali «cornetti» o «ghiaccioli». Erano
pizze e bombe di un buono... di un buono! Troppo facile dire che avevano
il sapore del tempo passato... erano buone veramente. C'erano altri
personaggi a specialità buon mercato, a Pescara, tanti anni fa. Risaliamo
corso Umberto, la principale vetrina della varia umanità
pescarese. Incontreremo certamente un anziano ometto vestito modestamente
ma con un rigoglioso fiore all'occhiello. Porta un bastone alla fine del
quale c'e un chiodo che gli serve per raccogliere, con consumata maestria
(ad ogni colpo un “okay” ) le innumerevoli cicche gettate dai patiti
dello «struscio» (la passeggiata su e giù per il corso). Riesce a
tirarne su moltissime e pare ne faccia una mistura di tabacco
ricercatissima da una élite di fumatori suoi affezionati clienti.
Vincenzo
Garbas, si chiamava; era sardo a sembra che, da giovane, fosse stato un
fantino. Mentre lo guardiamo, lui ci svela il segreto del fiore
all'occhiello sempre fresco. Dietro il risvolto della giacca è fissata
una fialetta da iniezioni con l'acqua nella quale è infilato il gambo
del fiore. Lu «ciccare»
(cosi veniva chiamato) fu un personaggio notissimo a Pescara. (solitamente
dedito alla raccolta di mozziconi di sigarette, le "cicche" non del
tutto fumate per recuperarne il tabacco da riutilizzare per rifarsi le
sigarette con le "cartine" da incollare con la saliva.
Ma anche per lui
vennero i tempi duri. Coincisero con la diffusione delle sigarette con il
filtro. La sua «azienda» andò in crisi a non lo si vide più in
giro.Proseguiamo senza fermarci al capannello di gente che sta guardando 'Ndonie «lu furzande» (il forzante) che, a torso nudo, si fa spezzare a
martellate una lastra di pietra sul petto, rompe le catene con cui si è
fatto legare o strappa in due pezzi un elenco telefonico incitando il
figlio Leone ad esibirsi anche lui. Se siamo fortunati, possiamo
incrociare «Mollicone il gelataio» oppure « Midiuccio de la Cilire» (di Villa
Celiera) con bicicletta a violino, oppure, ancora, Sciuli dei Colli (alto
due metri e cieco) o Antonio, «il barone del popolo» (porca miseria...
za...za...za!!) o Serafina che, pero, staziona preferibilmente davanti al
palazzo delle poste. Gente di allora, di grande simpatia e umanità, amati
dai pescaresi come persone di famiglia. Ne ho citati solo alcuni, forse i
meno ricordati, trascurando quelli il cui ricordo è, invece, ancora vivo,
come, ad esempio, «Grazia», o «Cocca di ferro», che meriterebbero un
capitolo a parte. Siamo diretti al cinema Olimpia, meglio conosciuto come
«il pidocchietto» (soprannome legato, sembra certo, alla presenza di
consistenti legioni di tali insetti). Ma vi avevo promesso un'altra «specialità
a buon mercato»; e allora, prima di entrare, compriamo qualcosa alla
bancarella (un carrettino) della vecchietta che, davanti al cinema, vende
ceci, fave a «sciuscelle» (carrube). Bastano dieci lire (anche cinque,
per chi si accontenta di poco) per avere un «misurino» (una ciotolina)
di ceci e fave abbrustolite... squisite. Ma bisogna consumarle dentro il
cinema, c'e più gusto, mentre si guardano 2 film 2 (uno è certamente un
western con Buster Crabbe).Una raccomandazione importantissima: o andate
in galleria o, se questa è piena (come accade normalmente) e siete
costretti a stare in platea, non vi sedete in quelle due file vuote al
centro della sala. Come vedete c'e il pienone, molti spettatori stanno in
piedi, ma due file sono vuote. Sono quelle proprio sotto la balconata
della galleria da dove piovono, senza sosta, bucce di fave (e
qualcos'altro) degli spettatori delle prime file della galleria. Se,
uscendo dal cinema, avete sete (ceci e fave mettono sete), c'e, a pochi
passi, l'osteria dei «sette nani» dove vi troverete senz'altro bene e,
come vi avevo promesso, risparmierete anche, perché, come dice il
cartello «Oggi si paga, domani no».
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