QUEEN - Il 24 novembre
1991, il cantante dei Queen moriva di aids. La stampa lo snobbava, il pubblico lo osannava, così
nacque un mito.
Il divo che esorcizzò i suoi fantasmi
La"regina" chiude gli occhi serenamente la
sera del 24 novembre 1991 nella sua magnifica residenza edoardiana di
Kenisington, a Londra. L’Aids ha stroncato le ultime, fragili resistenze del suo
organismo. The Queen is dead,
titolerà il giorno successivo più di un giornale inglese. Non è un semplice
gioco di parole. Non soltanto. Sul versante del rock, nessuno forse come Freddie
Mercury, la star venuta da lontano -
era nato nel 1946 a Zanzibar,
con il nome Farrokh Bulsara, e discendeva dai Parsi - seppe nobilitare con
altrettanto, regale divismo, il gusto per la sfrontatezza e l’esibizionismo. La
sua fantasia smisurata sapeva trasformare il kitsch in pura arte della
rappresentazione. Tutto, attraverso la sua voce e la sua visione delle cose, si
espandeva verso la grandezza. Ci riuscì persino da morto, con le minuziose
istruzioni elencate per la cerimonia funebre. Alla cremazione fu trasmessa la
versione registrata di "You’ve got a friend" cantata da Aretha Franklin, e
mentre la bara di quercia veniva inghiottita dalle fiamme, risuonava la voce di
soprano dell’amica Montserrat Caballé con l’aria che Freddie amava di più,
D’amor sull’ali rosee
dal Trovatore
di Verdi. E mentre la maggior parte dei giornalisti, che non aveva mai amato
Mercury - e soprattutto non s’era mai sforzato di capirlo - piangeva lacrime di
coccodrillo, i servitori della
Regina - Freddie, non Elisabetta
- avvertivano come un vuoto incolmabile la sua assenza. Dieci anni dopo, quel
vuoto è diventato una voragine. |