odistorie19
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... Un giorno un drago si mise in testa di modificare i boschi , di conseguenza la foresta nè risentì fino ai nostri giorni... La Conversione del Drago
Il territorio era vasto, troppo esteso per controllare gli spostamenti delle mandrie di renne. Migliaia di capi si spingevano sempre più verso il Sud della catena alpina. I ghiacci coprivano intere vallate a Nord: le renne condividevano i licheni con gli stambecchi, gli unici animali che non soffrivano il freddo polare. I selvatici caproni stavano sopra tutti e non si curavano per niente delle lunghe processioni di renne. Migliaia le orme calpestavano la neve, la grande transumanza avanzava come una macchia d'olio verso la larga Valle della Sapienza, da qualche anno libera della morsa dei ghiacci. L'asse terreste si stava inclinando, significava che la Terra riceva più raggi solari, alzando la temperatura del pianeta. Mentre le mandrie di renne e di caribù cercavano il freddo polare, parecchi clann del Nord emigravano a loro volta, là dove faceva più caldo...Avevano portato tutto quello che possedevano su i grandi carri delle ruote larghe più di un metro e mezzo. Sei coppie di buoi dal lungo vello marrone e dalle larghe corna tiravano i pesanti fardelli, procedevano lenti su una speciale strada fatta con lunghi grossi tronchi d'abete che erano conficcati per metà nel terreno disboscato. I Celti sin dal Neolitico erano in grado di spostare tutto su delle vie artificiali costruite con i tronchi degli alberi. Molti secoli più tardi i Romani sostituivano con le pietre il fondo delle Rhue'gh. (pretendessi il vanto di grandi costruttori). I Celti, non solo erano abili nel fare le vie di comunicazione in Europa, sapevano costruire con le pietre (a secco, ossia senza l'ausilio di malte) mura castelli e case, tipicamente dalla forma perfettamente tonda, dettata dicono, da Odino: - non metterai nessun angolo nella tua dimora, se non vuoi condividere la tua casa con gli spiriti -. Le costruzioni circolari si chiamavano Brochs. sulla parte più esposta ai raggi del Sole si poneva il simbolo raggiale dell'astro. L'emblema del Sole era ripresa e riprodotta in tutti i modi, sfaccettature, era disegno ornamentale, di distinzione di una casta, o motivo decorativo delle stoffe, velluti, oggetti vari. Il Cerchio magico d'Odino, proteggeva gli uomini dalle tendenziose tenebre. Quando nasceva un bambino, per prima cosa gli si poneva sopra la culla il cerchio del Sole. Così il piccolo Thannos, la prima cosa che vide oltre al seno di sua madre era il simbolo d'orato sopra la sua culla. Crebbe sano e forte e da giovane Warda pose al centro del suo stendardo il Sole. Venne un giorno a passare da quelle parti un drago, di quelli che non volano, ma fedele alla tradizione dragoniana lanciava enormi fiammate a destra e a sinistra, così a casaccio, una volta incendiava un fienile, altre volte erano alberi, il quale si accaniva a renderli tizzoni. Diceva fra se: - a me piace passeggiare in un paesaggio astratto, l'ho preferisco all'odioso verdastro -. Che guaio serio era per la Natura che stava germogliando vigorosa dopo mille anni di gelo. Dove passava il drago Carbonino si evidenziavano i suoi aliti infuocati, vuamm! Una fiammata ed un boschetto di betulle diventavano come fiammiferi usati. Carbonino a volte stava dei mesi occupato a cancellare le lunghe e dritte rhue, dove passavano i carri. Brucia oggi, brucia domani del tenace lavoro degli uomini non rimaneva alcuna traccia. I boschi sembravano tagliuzzati come un temperino taglia una tela. Enormi scuri squarci lungo i pendii delle montagne favorivano il passaggio delle valanghe, le quali avendo trovato iniziato il percorso l'ho allargavano sempre di più. Il resto lo facevano le grandi mandrie migratorie che calpestando il terreno lo trasformavano un'una poltiglia di melma, che ad ogni pioggia franava a valle. Thannos andò ad udienza dalla dea Celteas, la quale con il suo canto acuto era in grado di scacciare i draghi. La giovane abitava in un nido d'aquila posto al vertice della Brochs una torre circolare in pietra, così altra che la cima era sempre nascosta dalle nuvole. Non vi erano scale ne entrate, né finestre, per raggiungere la dea: Thannos doveva arrampicarsi sulle pareti rotonde del maniero, infilando la punta dei piedi e delle dita fra le fessure delle pietre poste una sopra all'altra senza che queste si toccassero, le fessure erano così strette che a stento entrava appena un'unghia. Con molta prudenza, ma determinato a non fallire la sua missione, arrivò fino al nido dell'aquila Celteas figlia di una concubina d'Odino che amava vivere in solitudine in luoghi dove gli 'umani non potevano avvicinarsi Thannos trovò il luogo vuoto, la dea era volata chissà dove, al centro del enorme nido Thannos vide uno scudo di bronzo dorato, con gli stessi ologrammi del suo ciondolo protettore. Capì che la dea l'aveva lasciato al giovane Warda per combattere contro il drago Carbonino, ma non gliel'avrebbe fatta mai a portare giù dalla torre il pesante scudo. Se l'avesse caricato sulle spalle, lo stesso peso gli avrebbe spezzato le unghie delle dita facendolo precipitare. Non poteva tornare senza una soluzione. Ebbe un'idea geniale prese lo scudo e lo rovesciò, in modo che l'aria l'ho sostenesse come un'ala, si mise dentro in ginocchio e si spinse nel vuoto. Dal principio precipitò come un masso, ma poi, quando acquistò velocità lo scudo si mise a volare, planando sui pendii innevati, si prese velocità, Thannos spostandosi una volta a destra ed un altra a sinistra evitava i tronchi dei pini. La pazza corsa si arrestò davanti al drago. Thannos alzò lo scudo magico verso le fauci Carbonino che fece uscire tutta la sua energia distruttrice, consumando tutto il fiato che possedeva dopo tre giorni d'inferno il drago cedette e dalle sue fauci uscì solamente del fumo nero e puzzolente. Thannos aveva avuto ragione e impose a Carbonino le sue condizioni: - Per riparare il danno che hai fatto agli uomini dovrai tirare i loro carri per Secoli! -. Purtroppo le larghe ferite sui fianchi delle montagne, non si cancellarono più, lasciandoli come oggi lì vediamo, calpestate da milioni d'orme di bipedi. Usate per effimero diletto d'inquinanti vacanzieri, estranei al mondo alpino. Le grandi vie sono intasate dagli eredi del drago Carbonino, con i loro scappamenti maleodoranti che appestano l'aria attorno a loro. Si stava meglio quando erano le renne a passare sui monti, una volta emigrate rimaneva sul terreno il loro fertilizzante , un regalo all' immenso vigore alla creatività della Natura.
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