Cantami o diva...


Pupazzi
di
Ciccone Vincenzo



   Nel cunicolo freddo di metallo azzurro il cagnolino trotterella, la lingua
  penzoloni, le orecchie molli rimbalzano sul collo. Un cammino senza riposo dove
  non esistono soste, nessuno scopo nella sua esistenza, solo l'impulso di correre
  in un'unica direzione claustrofobica. L'apertura sul fondo precipita nel baratro
  oscuro. Un picco roccioso si eleva solitario , lamelle di ghiaccio fanno breccia
  nella pietra, alcuni frammenti si staccano, cadono nel nulla. Su di una gamba in
  equilibrio l'uomo gioca con le dita del piede. Movimenti impercettibili lottano
  l'un l'altro per la salvezza di entrambi. Lo sguardo vacuo, la mente immobile.
  Il passato sigillato in una scatola cinese, la combinazione perduta dallo stesso
  padrone. Il pensiero si avvolge in spirale, penetra nel corpo e sprofonda
  nel'obelisco naturale che lo cristallizza per un istante. Un alito di vento si
  rinforza, diviene brezza sufficiente a far ondeggiare quella figura instabile.
  Il piedistallo cede trascinando con sé l'uomo che si contorce per ritrovare
  un precario equilibrio. Tirato verso l'alto da sottili fili trasparenti,
  pensa d'essersi salvato ma é solo una marionetta nelle mani di qualcuno. Il
  ghigno grottesco del folletto si contrae in una smorfia: "Maestà il burattinaio
  é fuggito!"
  Nel grigio uovo dell'oblio una ragnatela corre nelle vie sotterranee di menti
  malate. Il guscio implode, annienta le tenebre, risucchia lo spazio circostante
  in un inesorabile buco nero. I fili del comando sono perduti nella catastrofe:
  "Dove sono i pupazzi guidati dal Fato?"
  "Uno solo é rimasto"
  La bambola di pezza si solleva da terra sbuffando nuvole di polvere. Granelli
  che per anni avevano riposato tra le pieghe della stoffa vorticano nell'aria. Le
  braccia si staccano dolcemente, penzolano nel vuoto, gravitano roteanti attorno
  alla trottola impazzita. Aridi ciuffi d'erba ricoprono il legno colorato. Nel
  manto bruciato d'alcune fiammelle timorose si dilata una fessura. Un suono acuto
  esce da quelle labbra, altri suoni si sovrappongono, urla strazianti dilatano
  lo spazio. Ferite pulsanti si aprono nella carne, corpi ammucchiati lottano in
  un labirinto di membra. Orgia oramai inutile.
  La guida é morta, tutti i fili sono stati spezzati. L'onda prosegue il suo
  viaggio senza più alcuna corrente a sospingerla, si perde nelle anse del tempo
  finalmente libera.