XIV. MERCATO GLOBALE E LIBERTÀ (45)

 

Il primo evento è la creazione dell’universo. Il secondo è la comparsa della vita. Il terzo è la comparsa dell’intelligenza artificiale.

Edward Fredkin

 

Le nuove tecnologie della comunicazione consentono a chiunque di produrre in qualunque parte del mondo, ai prezzi più convenienti e di vendere ai prezzi migliori in qualunque altra parte del mondo. La produzione dei servizi può essere effettuata anch’essa in qualunque luogo dove sia più conveniente fiscalmente e i servizi possono essere venduti nel posto dove è maggiore il rapporto tra benefici fiscali e prezzo di vendita dei beni. Per queste considerazioni ogni politica protezionistica è destinata al fallimento per la semplice ragione che si troverà sempre un posto nel mondo dove il peso del protezionismo è minore ed in questo posto convergeranno velocemente e a costi pressoché nulli le forze produttive ed i capitali per la produzione di beni e servizi.

Oltretutto queste nuove tecnologie sono tuttora in una fase pionieristica e la resa degli strumenti è ancora al principio della scala del possibile sviluppo. Nel giro di pochi anni, il perfezionamento delle tecnologie e la diffusione via satellite renderanno del tutto impraticabili le ridicole ipotesi di controllo e di regolamentazione che periodicamente vengono avanzate dai nostalgici del dominio della politica. Già oggi, però, Internet è diffuso tra centinaia di milioni di persone sparse in tutto il mondo e produce decine di milioni di contatti al giorno senza che nessuno possa impedirlo. Per molti beni e servizi è possibile andarsi a cercare, con la velocità e la precisione che i nostri computer ci assicurano, il meglio in giro per il mondo al costo di una sola telefonata urbana. Attraverso la rete è semplicissimo effettuare acquisti o vendere propri prodotti o idee senza essere assoggettabili ad alcuna limitazione fiscale. In breve tempo alcuni paesi forniranno asilo ai providers oberati di costi troppo alti nei loro paesi perché possano fornire servizi o via cavo o via satellite a prezzi concorrenziali.

Solo un controllo mondiale del territorio, vale a dire una dittatura di livello mondiale può impedire la piena realizzazione della democrazia della rete. L’economia della rete non ha alcuna necessità né di protezione né di Stati poiché il suo territorio è puramente virtuale ed allo stesso tempo è concretamente in tutto il mondo. Nella rete tutti hanno le stesse opportunità ed in questo senso la rete è realmente democratica. La rete realizza la concorrenza perfetta tra le imprese poiché non c’è modo di impedire ad un’impresa, in qualunque angolo del mondo si trovi, di mettere sul mercato i propri prodotti in concorrenza con quelli di imprese di qualunque altra nazione.

Soprattutto la circolazione dei capitali non sarà più monopolio di pochi investitori istituzionali o privati che oggi determinano le scelte degli investimenti nei singoli paesi. Infatti questo tipo di circolazione sarà sostituito dal movimento incontrollabile di innumerevoli microscopiche frazioni di capitali finanziari gestite da centinaia di milioni di investitori che troveranno conveniente e meno costoso gestire in proprio gli investimenti dei risparmi. Questo determinerà la fine di ogni politica monetaria sia degli Stati che delle banche centrali, già oggi messe spesso in difficoltà dalle poche migliaia di operatori finanziari presenti sul mercato. Quando in breve tempo gli operatori finanziari diventeranno decine di milioni, la rete non sarà più controllabile da alcuno.

La rete, quindi, non tollera alcun principio di autorità. Essa è spirito di libertà poiché consente a milioni di esseri umani di stare in contatto per ragioni economiche, per curiosità, per giocare, per amarsi senza la necessità di alcuna mediazione.

La rete è la prima concreta espressione dello spirito di libertà che sta invadendo il mondo.

Nella rete il tempo e lo spazio tendono ad annullarsi. Il tempo e lo spazio sono il primo prodotto del dominio del nichilismo. Il concetto di tempo e di spazio che ha prodotto la civiltà dell’Occidente sotto il dominio della Potenza del Nulla è indissolubilmente legato alla produzione.

Tutti questi concetti perdono significato nella rete.

In questo senso la rete è estranea al processo di produzione del nichilismo dal quale pure proviene. Essa è quindi il primo strumento concreto creato nella Potenza per la sua distruzione.

La rete consente a tutti di esprimere la propria opinione e di scambiarla in tempo reale con altri sparsi in tutto il mondo: è quindi un concreto strumento di democrazia diretta ed attraverso essa sarà in breve possibile realizzare una vera democrazia consentendo a tutti di esprimere la propria opinione ed il proprio voto non delegato sulle scelte concrete da compiere. I computer sono in grado di raccogliere ed elaborare in tempo reale le opinioni ed il voto delle persone. Il concetto di delega politica, espressione moderna dell’esercizio del potere, diviene nella società della rete privo di significato.

Gli Stati dovranno progressivamente ridurre la pressione fiscale e doganale per attirare il maggior numero di investitori e lavoratori "virtuali" nel proprio paese. Questa progressiva defiscalizzazione, di cui già oggi è fortemente avvertita l’esigenza, costringerà tutti gli Stati a ridurre le spese per il proprio mantenimento anche allo scopo di poter incrementare la discesa dei costi di produzione delle imprese e favorirne lo sviluppo, sperando che un incremento della base imponibile possa mantenere inalterato o quasi il gettito fiscale.

Questa è un’illusione destinata ad essere fugata rapidamente. Infatti è sufficiente considerare che solo una pari incidenza fiscale consente alle imprese di poter restare nel mercato globale per capire che l’unica parità possibile tra tutti i paesi del mondo è quella che equivale a zero. Pertanto la pressione fiscale deve necessariamente tendere a zero e non c’è incremento di produzione che possa consentire di mantenere inalterato un valore assoluto se i parametri che lo determinano tendono a zero. Il futuro prossimo degli Stati del mondo è la completa defiscalizzazione e di conseguenza la loro sostanziale dissoluzione.

Le spinte autonomiste che emergono con prepotenza in molte regioni del mondo sono espressione di questa esigenza di riduzione della presenza dello Stato sul territorio. E’ assolutamente irrazionale pensare che la stessa struttura possa provvedere alle esigenze di zone assolutamente diverse tra loro e con vocazioni produttive magari diametralmente opposte. Allo stesso tempo è palesemente assurdo che continuino a generarsi strutture amministrative in perpetuo conflitto tra di loro per la gestione delle stesse competenze. In Italia ci sono ben sette strutture che si disputano l’amministrazione del territorio: la Comunità europea, lo Stato nazionale, la Regione, la Provincia, il Comune, la Circoscrizione, la Prefettura. I cittadini sono fisicamente contesi tra queste strutture e oberati da esse di adempimenti, tasse e burocrazia. Di queste strutture già oggi almeno quattro sono divenute palesemente superflue: lo Stato nazionale ha delegato le sue funzioni essenziali alla Comunità europea e la direzione politica potrebbe benissimo essere svolta a livello regionale; nell’ambito locale, ristrutturati i poteri della Polizia, le funzioni di amministrazione possono benissimo essere eseguite o dal Comune o dalla Circoscrizione, mentre Prefetture e Provincie possono ben essere abolite. In tempi più ampi, tutta la struttura amministrativa fondata sulla delega del potere è destinata a dissolversi. Di fronte al mercato globale, le strutture sovranazionali come la Comunità Europea, il NAFTA nord americano, l’ASEAN asiatico, caratterizzate da una forte e sclerotica burocrazia che impedisce loro di recepire tempestivamente le rapidissime e profonde mutazioni in atto nell’economia, sono destinate ad essere travolte dal sorgere di nuovi legami tra aree magari fisicamente lontane ma economicamente omogenee. Nel prossimo futuro, pertanto, le aggregazioni tenderanno a formarsi più sul territorio virtuale, reale terreno di confronti economico e culturale, che su quello fisico degli Stati e delle Regioni. E’ possibile che i legami etnici e, soprattutto, la lingua fungeranno da collante per i rapporti tra popolazioni che vivono in aree distanti tra loro molto più della contiguità fisica non supportata da un’adeguata omogeneità culturale.

In questo senso possiamo affermare con certezza che lo Stato moderno, nella sua forma attuale, si estinguerà in breve tempo.

Con lo Stato moderno, però, non potrà estinguersi pure lo stato sociale: non già quella accozzaglia di privilegi, ingiustizie ed ineguaglianze che gli Stati socialisti o pseudo tali ci hanno regalato negli ultimi cinquant’anni, ma la possibilità per tutti di avere garantito il proprio diritto alla vita e a non svolgere un’attività produttiva. Non ha infatti senso la libertà degli strumenti se gli uomini che debbono usufruirne non sono liberi.

All’assoluta libertà dell’economia e del mercato deve corrispondere la totale socializzazione dello Stato o dell’organizzazione degli uomini il cui compito sarà quello di tutelare i diritti fondamentali dell’uomo, primo fra tutto il diritto alla vita e al non-lavoro.

 

 

NOTE

 

(45) Dal mio libro "Manifesto della Libertà" di prossima pubblicazione

 

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