IL TRIONFO
DELL'AMORE
 

 
A dispetto dei poemi omerici, in cui l'amore in quanto sentimento dalla forte carica passionale era assolutamente inesistente, in Apollonio e, in generale, nella cultura ellenistica assistiamo alla sua celebrazione e al suo trionfo: come in Menandro e in Callimaco, ancora una volta è l'amore ad essere protagonista dei versi di un poeta. Non a caso è proprio nell'ellenismo che nasce il romanzo d'amore, e che esso acquista un'importanza tale da far sì che esso diventi un vero e proprio fenomeno di costume, più che un semplice genere letterario: per questo gli autori di romanzi d'amore, seppur noti, rimangono comunque nell'oscurità, in quanto ciò che conta è la storia di per se stessa.
Nelle "Argonautiche" siamo di fronte a due diversi tipi di amore. Il primo è quello di Giasone, che egli sfrutta solo per ottenere la salvezza e che, dunque, è di tipo passivo:
 
Senza di te non posso vincere la durissima prova
 
 ("Argonautiche" III, 989, trad. di Guido Paduano)
 
 
Il secondo è quello di Medea, un amore vero e passionale, dunque attivo, che porta Medea a rinunciare a tutto pur di aiutare l'amato:
 
...nel suo animo
si agitavano tutti gli impulsi d'amore:...
 
 ("Argonautiche" III, 451-452, trad. di Guido Paduano)
 
 
 
Proprio in ragione dei diversi sentimenti che Giasone e Medea provano, i loro discorsi si articolano in modo completamente differente: l'uno, quello di Giasone, risulta freddo e calcolato, misurato, serrato e tranquillo; l'altro, quello di Medea, è frenetico e concitato.
La parola di Giasone appare studiata e facile a dirsi:
 
Poichè ci troviamo, amici l'uno dell'altra,
in un luogo sacro, dove non è permessa la FRODE,
parla, chiedi apertamente; e non m'ingannare
con belle parole, poichè tu per prima hai promesso
a tua sorella di darmi il filtro che mi abbisogna.
 
 ("Argonautiche" III, 980-984, trad. di Guido Paduano)
 
 
Al contrario, la parola di Medea è impulsiva e difficile a dirsi:
 
Non sapeva quale parola dirgli per prima,
perchè voleva dirgli tutto insieme, nello stesso tempo.
 
 ("Argonautiche" III, 1011-1012, trad. di Guido Paduano)
 
 
 
 

 
 
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