IL
POEMA
EPICO
IL
GENERE EPICO IN ETA'
ELLENISTICA
Nonostante
le "Argonautiche"
rappresentino l'unico documento integro dell'epica ellenistica, il
genere era al tempo molto diffuso. L'epica colta era rappresentata in un
certo senso da Callimaco
e poi da Apollonio Rodio
stesso, ma era destinata ad una ristretta cerchia di lettori; contemporaneamente,
però, esisteva anche un'epica tradizionale e rivolta ad un pubblico
ben più ampio. Di questa produzione ci rimane ben poco: dopo la
sua condanna da parte di Callimaco,
essa cadde nell'oblio.
L'EPICA
RINNOVATA DI APOLLONIO
RODIO
L'importanza
delle "Argonautiche"
deriva soprattutto dal fatto che attraverso esse l'epica omerica giunse
a Virgilio, per il quale Apollonio
rappresentò una lezione di epica modernizzata. Anche se in linea
con le nuove tendenze della culture ellenistica, Apollonio
si collocò in netta antitesi rispetto a Callimaco,
e da qui nacque un'aspra polemica tra i due: Apollonio
non accettò il drastico rifiuto callimacheo della grande forma,
ma tentò di arrivare ad un compromesso con la tradizione epica,
adottandone la struttura e la tematica. Così, la lunghezza delle
"Argonautiche"
si aggira attorno ai 4000-5000 versi prospettati dai canoni aristotelici
(l'equivalente di tre tragedie e un dramma satiresco), e lo stile stesso
di Apollonio
si richiama in qualche modo a quello omerico.
Ma
Apollonio
va oltre: il recupero dell'antico è mediato da atteggiamenti moderni
che privilegiano i riferimenti eruditi e accentuano gli aspetti dell'emozione
soggettiva, dell'analisi dell'interiorità dei personaggi (in particolare
Medea). Inoltre, le variazioni di stile sono continue: alle formule tipiche
dell'epica omerica si sostituiscono espressioni rare e sorprendenti, mentre
il riferimento frequente a notizie mitiche, rituali e geografiche mette
in luce un progetto di ricercata dottrina.
Si
tratta di una poesia colta e raffinata, caratterizzata dal preziosismo
e dal gusto del particolare e dell'allusione: è, in sostanza, un'arte
profondamente meditata.
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