Kenneth a Yale

8 novembre 1997 - Kenneth Branagh ha fatto visita all'Università di Yale....

Questa è l'intervista registrata da Paula e da lei gentilmente sbobinata. Trad Susanagh.

 

 

 

(Viene fatto il solito discorso sul suo lavoro passato, etc. - Un accenno a Keanu Reeves provoca risolini, Ken viene presentato ...si scatena un applauso selvaggio)

Ken: Vorrei sapere perchè il nome di Keanu Reeves provoca sempre una reazione...solo in America...Penso che sia grande...Sfortunatamente sembra che io abbia portato il cattivo tempo dall'Inghilterra (piove a dirotto), proprio adesso che state per assistere a 'questo' film, che è una specie di...Un mio amico l'ha descritto come la pubblicità dell'Ente Turismo per la Toscana...E' stato davvero un bel periodo... Bene, vi darò un veloce quadro di come sono fatti gli attori. Scommetto che stasera qui non ci sono molti attori: sono rumorosi, come sapete di certo. Gli attori di questo film comparirono il primo giorno, e ...siete d'accordo, è un posto straordinario, è fantastico, una luce meravigliosa, e un paesaggio straordinario, e una grande cultura, e appunto un posto stupendo dove stare. Così, arrivarono tutti pieni di rispetto, aggirandosi per la Villa in cui giravamo; tutti noi ce ne andavamo in giro dicendo "Non ho mai, mai lavorato in una location come questa prima d'ora...è la cosa più straordinaria...Sono pazzo di questo...di far parte di questa esperienza, Shakespeare e..." ...Secondo giorno: "Fa un caldo fottuto!"...Terzo giorno: "Odio la pasta! Perchè non hanno nient'altro?"...Non penso che fossero gli Americani a far così, molti Inglesi lo facevano. Comunque, sto zitto adesso. Questo 'Molto Rumore per Nulla', è una commedia piena di sole e sentimento, e di stupidità, sapete, piu che altro nel titolo, come in alcuni degli altri titoli delle altre commedie, Come vi Piace, La Dodicesima Notte o Quel che vi Pare, va presa veramente come vi piace. É qualcosa che siamo stati veramente orgogliosi di fare, è stato un bel periodo, penso che si senta nel film...divertitevi....

Più tardi; qualcuno fa una domanda sull'adattamento di Shakespeare nei film

Ken: Beh, bisogna decidere se tagliare o meno l'opera, questa è stata considerevolmente tagliata, come probabilmente avrete notato. Uhmm...e l'Hamlet ovviamente non è tagliato, suppongo che fosse...un tentativo per vedere se ci fosse un pubblico preparato a ricevere un testo completo, anche se molta gente discute ancora su quale fosse il testo completo di Amleto. Ma, nel caso di questo film, e con Enrico V, c'era un'idea chiara, per un grande film di parola, suppongo, dove, sapete, ci fosse molto dialogo, e dove si cercasse di ottenere ciò che è sempre stato oggetto di piccole controversie, nelle cose che ho fatto, e cioè la quantità di musica nel film. Ho parlato con persone che si sono indignate per la quantità di musica, ce n'è molta in questo film , ce n'è molta in Hamlet, ma è sempre stato uno strumento per gettare questo ponte tra il palcoscenico e lo schermo, per cercare di togliere un po' la paura che la gente può avere.. E la musica è un ottimo sistema per far capire alla gente di che tratta la scena e forse abbiamo ragione, in questo, se la gente si innervosisce a ridere degli scherzi di 400 anni fa, a far sì che superi ed accetti la scena e risponda, e non si senta come se il film fosse un qualche test di intelligenza. Così suppongo che tre film che ho diretto siano stati una sorta di ampliamento ogni volta...penso che il pubblico sia preparato a prenderlo in considerazione, dato che c'è questa situazione magica, su cui io non posso certo mettere le mani, che è uno dei motivi per cui sono così attratto da questo genere di lavoro, e cioè che si tratta del lavoro di un poeta, la cui musicalità, se volete, sta avendo su di noi un impatto al di là della consapevolezza che abbiamo di ciò che dice in realtà; c'è qualcosa nella struttura dei versi, nel suono delle parole, nel modo in cui sono accostate, che contagia l'anima,... non per essere troppo presuntuoso...in parte presuntuoso...Ma, questo, solo questo, ha un impatto che va oltre qualsiasi cosa io possa avviare come regista. Così Hamlet è stato un tentativo di vedere che cosa ne sarebbe stato del 'fascino' completo di quella grande opera epica, una specie di nero castello di un'opera, come qualcuno l'ha descritto...mi ha entusiasmato.

Una domanda su come ha adattato il suo modo di recitare dal palcoscenico allo schermo.

Ken: Sono sempre stato restio a quel genere di recitazione Shakespeariana in cui si sta 'così' ( accenna una posa vecchio stile ), si indossano tendaggi e si gira intorno (comincia a dare dimostrazione di una cattiva recitazione fuori tono). E' proprio così impostata, così facile da fare, mi sono reso colpevole di questo e molta gente lo sa, ne sono consapevole, ma, è proprio questo, è stato eccitante essere un attore con una sceneggiatura straordinaria, che ti fa sempre sembrare migliore di quanto tu sia, più brillante di quanto tu sia e tutto il resto, e la paura è che devi dargli un'anima e in qualche modo riversi serietà in tutto, il tuo corpo, la tua voce; io voglio cercare di trovare un modo per dare un taglio a questo e parlare come parla la gente, come potrebbe parlare nella vita e farlo in modo da rendersi conto che il linguaggio è, comunque, vecchio di 400 anni, ma dovresti poter capire che cosa significa ogni parola. Quando si hanno parecchie persone su un film, ci sono un esperto del testo, Russell Jackson, che è Direttore dello Shakespeare Institute, in Inghilterra, e un amico che lavora con me, che controlla le mie interpretazioni, che si chiama Hugh Crutwell, che era il direttore della RADA quando studiavo e che è un fantastico istruttore drammatico, perchè il suo solo interesse è stabilire la verità; in questo modo voglio porgere l'opera, con questa combinazione di persone, e in verità l'insieme degli attori, che si sente che sono coinvolti, il che è molto facile con Shakespeare, a causa del quale ottengo un sacco di fiducia immeritata, che è meravigliosa, ma la gente crede che io sia molto più intelligente di quanto sono, molto francamente, perchè sono coinvolto con questi film.

Questo è un fatto. Vedete, bisogna in qualche modo provare e resistere a questo, e parlare in tutte le occasioni di quello che succede nelle opere che possa avere una diretta accessibile connessione con la vita moderna, così diventa ragionevolmente semplice, io penso che voi lo sppiate, tutti in questa stanza sono stati innamorati, suppongo, tutti hanno fatto cose ridicole in risposta alle loro reazioni in amore, e hanno reagito appassionatamente a ciò che si presentava, sapete, grandi ferite per cose molto superficiali. Così, io provo molto, proviamo e parliamo dell'opera, di ciò che tratta, e cerchiamo di aiutare le persone a parlare con una voce stupida, e di base scena per scena, verso per verso, momento per momento, si arriva a dire 'ti credo' , e allora vai in palcoscenico rendendo naturale il tuo stile di linguaggio. Senza uccidere la poesia, certo, devono calcare le consonanti finali, come dire Rosencrantz and Guildenstern piuttosto che Rosencrantz'n'Guildenstern. Ci sono un sacco di pasticci che possono succedere e io sono un po' fascista in questo.

Prenderesti in considerazione di fare Enrico IV - parte I?

Ken: E' molto gentile da parte vostra chiedermelo; se posso citare un'altro Elisabettiano "Times winged chariot is hurrying near" ('Il Carro alato del tempo si appressa' N Avventata DT...) e io penso che si appressi, anzi è già passato oltre. Probabilmente è venuto il tempo ed è passato. In realtà penso che quando c'è già un film, e questo non vuole stimolare nessuna reazione, l'occasione sia venuta e passata: quella meravigliosa versione di Orson Welles dell'Enrico IV, 'Chimes at Midnight'. In un'altra vita sarebbe fantastico.

Ci sono delle opere che senti che non vorresti toccare, perchè c'è già stata una versione?

Ken: Ero solito pensare che sarebbe stato bello creare questa compagnia, la Shakespeare Film Company, e adattare tutte le opere in film, ma la BBC Shakespeare, non so se qualcuno l'ha vista in televisione, quella grande sorta di versione canonizzata di tutte le opere, è stato pressoché un disastro. In parte perchè - spero che nessuno dei registi sia qui - penso che l'intenzione fosse di creare questa grande sorta di cosa culturale, e penso che si venga presi dall'idea delle opere quasi come pezzi da collezionare.

Il processo di realizzazione di un film comunque, per la mia esperienza, è così intenso, e spesso doloroso, e frenetico, e soggetto ad ogni tipo di alti e bassi, e prende molto tempo, che non poteri farlo senza essere appassionatamente coinvolto nella storia, e certamente poi non ho 37 idee di fantastici film da trarre, ma, so, voglio dire...non sono stato spettacolarmente intimidito dalle precedenti versioni dei film. Prima di tutto abbiamo fatto Enrico V: ci sono opere che sono così adattabili, e che rispondono così bene a tempi differenti, o a diverse immaginazioni, che alcune versioni sono legittimate, se senti di avere una logica, o anche solo una passione, o una visone di esse. Così non sono intimidito da cineasti precedenti, e potrebbero esserci in previsione un paio di opere, mi piacerebbe farle, ...e ne esistono eccellenti versioni, così immagino che rischierò la Collera degli Dei ad un certo punto.

Una domanda sul perchè abbia scelto di far avere ad Amleto e Ofelia una relazione sessuale.

Ken:'...una relazione sessuale'...possiamo usare questa frase, qui?...Beh, sapete, quando si mette in scena l'opera, l'attore che fa Amleto, e quella che fa Ofelia, si solito hanno una specie di discussione sul fatto che 'l'avessero fatto' o 'non l'avessero fatto'. Ci sono, sapete, dei versi che suggeriscono di no, ma credo che tutto si basi su una interpretazione molto aperta; ma noi abbiamo sentito che l'avevano fatto, e io ho voluto metterlo, forse perchè a certe persone deve essere ricordato in modo chiaro che l'opera è molto vicina alle emozioni vere. Comunque non stavamo cercando di ridimensionarlo, ma solo di portarlo ad un livello più semplice possibile. Quando incontriamo Amleto, questa grande icona culturale, sapete, di cui forse la gente ha sentito parlare...oppure di cui sa che c'è di mezzo un teschio...o che c'è un ragazzo che se ne va in giro in nero...e che c'è un verso, "Essere o non essere"... Quando incontriamo Amleto, ha perso suo papà, sapete, non è molto difficile da capire, e se non l'abbiamo capito, ad un certo punto ne saremo costretti, chiunque in questa sala non potrebbe non avere un rapporto con questo, e lo stesso con questa specie di intenso amore proibito. Ma c'è un problema: quando lei impazzisce, dice "Tu non sei venuto nel mio letto" nella canzone, e noi abbiamo scelto di prenderla alla lettera, e abbiamo pensato con attenzione a quello che stava succedendo, questo retroscena; il Vecchio Amleto muore, sua madre in un mese si risposa, così, che cosa fa Amleto in questo mese, e dov'è Ofelia, cosa succede a Gertrude, beh, Gertrude ovviamente va con Claudius, tanta gente lo trova così difficile da capire, ma il dolore fa strani scherzi alle persone, c'è sempre la reazione alla perdita di una vita. Così immaginiamo Gertrude scatenarsi con Claudio, sapete, in modo frenetico, trasferendo il senso di perdita nel bisogno di creare qualcosa e con qualcuno molto vicino a lei, l'unico che comprende: Così abbiamo razionalizzato. E allo stesso tempo Amleto è perso, sua mamma non gli parla, d'altra parte non dovrebbe sorprendere, un mese dopo ha sposato lo zio...così, con chi parla? Con Ofelia, probabilmente.

Ofelia, dal canto suo, sta in un castello dove suo padre le sta impedendo di vedere Amleto, e dove l'opinione Reale è comunque molto impositiva. Così li immaginiamo in qualche segreto rapporto molto intenso durante questo mese, e abbiamo sentito che funzionava, metteva in risalto Ofelia, significava che l'intero suo rapporto con il padre, per cui sente ubbidienza e amore,...perchè si vogliono bene, viene caricato di questo tremendo legame con Amleto; l'unico carico, probabilmente il primo, scegliendo qualcuno come Kate Winslet, che come sapete è molto giovane, una specie di adolescente, scossa a livello ormonale da un genere di sessualità confusa; ma accendeva qualcosa di cui eravamo contenti. La reazione della gente, sapete, è stata qualcosa tra 'Yeaaah' e lo scandalizzato, comunque, ma c'è qualche ragione dietro a tutto questo.

Quando pensi di fare il tuo prossimo Shakespeare?

Ken: Ok ( molti 'uhm...beh...ahh...' )...penso di voler esprimere un'opinione riguardo a questo, perchè potreste pensare che chissà come io possa alzare il telefono adesso, e chiamare qualcuno di quei tipi di Hollywood, 'Voglio fare questo' e tutto vada bene. Ogni volta è stato un incubo, sapete. Amleto? Ve lo immaginate? "E' di quattro ore"..."Ce n'è stato uno cinque anni fa con Mel Gibson, non so se ne avete sentito parlare"..."Adesso è con Meee"..."E' più lungo e più largo, perchè è in 70mm"... Che cosa porti nel tuo nuovo Amleto?..."E' più 'largo', molto più LARGO". Quattrocento anni e questo è il mio grande contributo, Amleto è più Largo! Il prossimo che penso di fare è Love's Labour's Lost. Che in realtà non è stato fatto tanto spesso in teatro, ed è un'opera, beh, così giovane, il linguaggio molto spesso è oscuro, gioca molto su metafore Elisabettiane, virtuosismi di linguaggio, il modo in cui il linguaggio travisa le cose, ci sono cose così oscure, che francamente dovresti andare a Yale per capirle. Comunque voglio farlo come un musical, e..ah, sì potete ridere...Quando entro in uno studio di produzione, è esattamente la stessa cosa, "Voglio fare Love's Labour's Lost come un musical" e tutti ridono. Love cosa? Love Labored chi?...Comincia con il titolo, sono intorno ad un tavolo con quattro produttori, e si comincia con il titolo, che cosa significa, Love's Labour's Lost - prova ad entrare in un multisala...Peacemaker...Love's Labour's Lost...così alla fine non ne parlo molto, perchè sarebbe, come si dice in Irlanda grossolanamente, buttare merda in aria con un bastone, cercare di far funzionare questa cosa. Ma mi piacerebbe farlo come un musical, e tagliarlo, e probabilmente sarà romantico, e tutto il resto, ma quello che alla fine posso soltanto dire credetemi, credetemi davvero, è che io ho un'idea, ho un 'idea su questo, e poi vado avanti...non lo so, non lo so, sono mentalmente aperto ma...devo solo rivedere la sceneggiatura, e vedrò se posso sottoporla a qualcuno.

Nei tuoi film di Shakespeare, spesso lavori con le stesse persone, come Richard Briers, Brian Blessed, ed Emma Thompson. Pensi che aggiunga qualcosa alle interpretazioni il fatto che vi conosciate così bene l'un l'altro, che recitiate meglio?

KB: Beh, non sto più lavorando così tanto con Emma Thompson....Detto questo... siamo amici, e lavoreremo ancora insieme. Ma no, è una buona domanda, per me è importante, perchè in molti film è così strano, sapete, spesso non si fanno prove, e all'improvviso, primo giorno, devi stare a letto con qualcuno, e non l'hai mai incontrato prima, e certo, è uno dei lati meravigliosi del recitare, ma a me piace avere un periodo per provare, e quando hai già lavorato con delle persone, anche se non è un gruppo esclusivo di persone con cui lavori, ci si rilassa, il che significa che in queste situazioni difficili, con questo lavoro di alto livello, cercando di fare tante cose contemporaneamente, e di fare in modo che quel vecchio linguaggio suoni reale, e che sia eccitante, visuale, eccetera...va bene sentirsi a proprio agio, e certamente non significa, non ha mai significato che si dovesse essere troppo rilassati, perchè in realtà quando lavori regolarmente con delle persone, esse sono molto più in grado di sfidarti, sono più in grado di farti domande, e questo rende il tutto molto più vibrante, e credo che faccia rilassare più velocemente chi arriva per la prima volta in questo scenario. Così per me è molto importante, e mi diverte molto ciò che comunque mi divertiva anche in teatro: sapete, uno va a vedere un'opera teatrale una sera e le persone interpretano certe parti, ci va la sera dopo e le stesse persone interpretano qualcosa di completamente differente. E' un po' un brivido, e questo mi piace anche nel lavoro degli altri, guardare le persone che interpretano ruoli differenti, c'è una certa eccitazione, così per me è importante e certamente si comunica alla squadra di lavoro. Ho lavorato con le stesse persone in diversi settori, così c'è un certo ricambio.

Hai progetti in corso che non siano Shakespeare? E se sì, pensi che la tua reputazione, il grande Shakespeariano dei nostri giorni, sia qualcosa che ti intrappoli, per via che la gente ti vede in un certo modo?

KB: Sono così intrappolato che riesco a fatica a camminare... No, non ho veramente questa sensazione, e in realtà il fatto che negli ultimi anni siano usciti altri film Shakespeariani, eccellenti, Romeo+Juliet era uno straordinario pezzo cinematografico, e veramente ha colpito il cuore dell'opera in modo particolarissimo, lo stesso per Riccardo III, l'ho trovata una eccitante liberazione...avere il controllo totale di queste opere...mi sento completamente sollevato dal carico di questo presunto mantello, e non mi infastidisce perchè non ci penso. Mi piacerebbe scrivere ancora un po', ci sono delle cose che vorrei fare, ho lavorato duro nell'ultimo anno recitando in film di altri. Dopo che ho finito Hamlet, ho subito cominciato a recitare in film di altri, che è grandioso, e in questo momento sto lavorando in questo film di Woody Allen, finisco questa settimana, e come si dice non ho nulla in vista. Sono molto contento di essere a questo punto. Vorrei scrivere un libro, c'è un milione di cose che sto esplorando, ma niente di definitivo. Mi sembra un'ottima cosa aspettare e vedere che cosa fare, così sono abbastanza disponibile al momento.

Molti ruoli che hai interpretato sembrano avere questa grande integrità artistica: hai mai fatto qualcosa solo per ridere?

(la domanda dice testualmente 'Shit and giggles' - Merda e risatine - NdT)

KB: Per ridere, sicuro...in realtà, ho fatto un bel po' risatine sulle cose che ho fatto per l'integrità artistica se posso dirlo, perchè, se non puoi farti una risata, quando fare un film è un mondo così innaturalmente intenso, tanti soldi impegnati,

e le persone vengono così ferite, beh, se non ti fai una risata c'è qualcosa che non va. Stasera ho parlato con un paio di persone che hanno cominciato a capire che nell'ultimo anno ho fatto 3 o 4 film piuttosto eccentrici e strani nel loro genere, ma penso abbastanza interessanti. Certo sono stato spinto a farli, mi interessava farli, ero attirato dalle sceneggiature e dalle persone coinvolte. Suppongo che, avendo fatto Hamlet, sappiate che cosa mi piacerebbe fare, cioè un film da una montagna di soldi, mi piacerebbe, anche se costasse 90 trilioni di dollari, sapete che potrei convincere qualcun'altro a fare un Re Lear di nove ore, o qualcosa del genere...qualcosa da prevedere per la vecchiaia, finora non ho potuto permettermi il lusso. Grazie a Dio (tocca legno) seguo il mio istinto, e questo ha comportato poche risatine lungo la strada.

Hai lavorato sul palcoscenico in passato, c'è qualcosa che rimpiangi, e pensi di fare ancora del teatro in futuro?

Ken: Sono sicuro che farò più teatro in futuro, l'ultima cosa che ho fatto è stato 4 anni fa, Amleto, con la Royal Shakespeare Company, ed era la versione completa in teatro. La cosa che mi irrita è che io risento molto dell'influenza e del potere della critica in teatro. Sapete, uno fa un film, spettacolare...il Frankenstein che ho fatto, che è stato universalmente stroncato dalla critica, ha fatto un buon risultato nel mondo al botteghino, ma in ogni caso vive in video, e la gente ha opinioni differenti. C'è molta fatica nel teatro. Un piccolo gruppo di persone può apparire a dettare legge, spesso con una strana agenda...e io mi rifiuto di accettare questo nel teatro, mi sento frustrato per il fatto che la gente deve pagare così tanto per andarci, e sia così difficile entrare, l'ultima volta appunto c'era un sacco di gente che non era riuscita a entrare, e questo mi fa sentire frustrato; ma penso davvero che l'esperienza dal vivo sia unica ed eccitante, così non posso immaginare di non farlo più, ma da quando non lo faccio - che in parte è stato pianificato per cercare di fare più cinema, sapete, trovavo che stava diventando scomodo passare da uno all'altro - penso di non aver fatto mai niente nè meglio, nè in modo così concentrato. Più sto lontano dal teatro, e con quello che so del teatro, più sono sopraffatto dall'ammirazione per chi lo fa, scrittori e attori, perchè quando funziona, è sensazionale.

Ma sarei spaventato, se devo essere sincero, sarei spaventato; e anche se ho fatto miliardi di recite, e ricordato molte parole, sarei molto spaventato, devo sentirmi molto a mio agio nel fare una di quelle parti. Così devo lavorare a modo mio sino al punto in cui sento di poterlo fare.

So che Amleto è stato un tuo sogno per tanto tempo. Adesso che l'hai fatto, se tu potessi tornare indietro, c'è qualcosa che faresti in modo diverso?

Ken: Beh, penso una cosa, in realtà,, ne parlavo con qualcuno l'altro giorno. Nel monologo 'Essere o non essere', che abbiamo fatto allo specchio, sapevo che c'era qualcosa che avrei tentato di ottenere, qualcosa che a quel tempo non riuscivo a ricordare. Sono sicuro che molti di voi, se non tutti, avete visto Quarto Potere, dove Orson Welles avanza in uno specchio, sembra che avanzi in uno specchio, e poi un minuto dopo avanza veramente, ma ovviamente l'ha fatto con uno specchio, e una infinità di Orson Welles attraversa lo specchio. E penso che fosse quello che volevo fare con l'Essere o non essere', e mentre credo di averlo fatto, credo anche che sarebbe stato un elemento di estrema distrazione, a metà di quello che è un discorso così complicato, che forse un semplice riflesso era sufficiente. Ma spesso mi sono assurdamente svegliato a pensarci. Ma succede con molte cose, le si fa e le si lascia, in realtà la mia esperienza è di andare avanti.

In Enrico V hai scelto soprattutto attori inglesi, e poi nei tuoi film più recenti, hai usato degli americani, Keanu Reeves, Denzel Washington...

Ken interrompe: Vedi, Keanu Reeves ha provocato un altra risatina appena l'hai detto, a metà della sala!

...Com'è lavorare con gli americani rispetto agli inglesi, per un regista, e attore?

Ken: Penso ci siano molte più somiglianze, piuttosto che differenze, per quanto sento con gli attori. Certe volte gli Americani arrivano a Shakespeare con un grado di rispetto più grande di quanto sia necessario, ed è raccomandabile per praticarlo. E' emozionante, e anche gli inglesi lo fanno, ma non è che io non abbia rispetto, è solo che quando lo fai devi avere un rapporto pratico con Shakespeare. Nessuno vuole distruggere copie delle opere, ci sono molte persone che anche nella nostra situazione, quando proviamo, puntualizza 'forse potresti farlo così', ma deve essere autentico, deve essere qualcosa su cui puoi fare domande. Gli americani hanno questa forma di soggezione, più degli inglesi, come se entrassero in un tempio sacro; sapete che per dire queste parole bisogna essere un po' speciali, e in molti modi, ma la voce 'alla Shakespeare' non deve far smettere di recitare come un essere umano. Fondamentalmente però c'è un forte cameratismo. Penso che gli attori americani siano tutto sommato più liberi, e questa è una vasta generalizzazione. Forse l'influenza teatrale della preparazione di molti attori inglesi è nella disciplina, e l'ordine, ma penso che anche gli americani ne abbiano, ma hanno una certa libertà, come una specie di radar emozionale. Prendete ad esempio Denzel Washington, in Molto Rumore, aveva un fantastico radar naturale per quello che era realistico o meno, e interveniva sui pezzi, e anche sugli scritti, a cui si doveva essere fedeli. A volte arrivi in certi punti della commedia dove pensi 'Shakespeare è stato pigro qui', 'questo è psicologicamente inconsistente' o 'questo pezzo dell'intreccio è molto slegato' e forse il fatto è che bisogna prenderci la mano. Voglio dire, gli attori lo fanno, e sinceramente anche gli studenti, i ragazzi. Ragazzi molto più giovani a volte si accorgono di alcuni momenti in cui Shakespeare si è rilassato come commediografo, perchè per una qualsiasi ragione hanno una reazione spontanea e naturale all'opera, così direi che diventa chiaro. Mi piace la differenza, un tipo di differenza culturale che alla fine porta molte somiglianze, i problemi che fronteggiano sono gli stessi, e il coraggio richiesto è lo stesso.

Una domanda sul casting

Ken: Per me, ed è soggettivo, non cè un tipo di voce necessaria per Shakespeare, non deve suonare come lo faccio io.

E infatti alcuni direbbero che la lingua Elisabettiana era molto simile al suono della lingua moderna dell'Ulster, da cui provengo, o a quella Americana, avevano le R's molto dure, in modo un po' rozzo. Non era certo una parlata inglese melliflua, e secondo me i suoni differenti dei diversi accenti significano colore e varietà, e differenza di tono, in un modo molto rivitalizzante. E nessuno si accorge di come venga realizzato. Ci sono molte discussioni su questo punto, ma quando la gente comincia a dirmi che cosa avrebbe dovuto succedere, alla fine dico "C'eri tu? Eri là nel 1599? Non credo". Ma tutti possono parlare, tutti possono avere un punto di vista su ciò che è reale, ciò che sentono reale.

Trovo che qualcosa che ha differenti aspetti culturali e timbri sia valido. E'un maledetto cliché, ma penso che vada bene per tutti, nel senso che non importa come parli, voglio dire tutti devono fare attenzione a cosa dicono, ma nessuno deve avere una particolare erudizione o preparazione, almeno per il modo in cui abbiamo affrontato la cosa, perchè in un certo senso creiamo dei mondi in cui spero di aver suggerito che tutte le differenze possono esistere...In Hamlet, abbiamo una corte del diciannovesimo secolo, che ne è semplicemente un'impressione, in cui ci sono facce nere e asiatiche, beh non molte in realtà; non è che siamo andati terribilmente lontano, ma abbiamo fatto un passo in quella direzione. E poi ci sono anche situazioni che probabilmente non erano esatte, sebbene ci siano esempi specifici di persone coinvolte in queste corti, ma speravo di creare un mondo tale che far parte del quale non fosse un problema. Non è un documentario storico. Nessuno di questi film lo è stato - qual'è il periodo storico di Molto Rumore, qualcuno può dirmelo? Credo di no, è un periodo vago tra il 1750 e il 1850, un centinaio d'anni. Certe forme sono prese a prestito da diversi periodi, in un paesaggio che è l'Italia, ma non è la Sicilia, dove è ambientata l'opera, così ci siamo presi tante e tante licenze. E' stato utile, ma non è stato un tentativo di danneggiare, ma solo il fatto che è stato utile.

In questo paese c'è un pubblico crescente per la cinematografia britannica, sia Trainspotting che Full Monty. Che cosa ne pensi, come cineasta britannico di punta, dell'industria del cinema britannico, e che futuro pensi che abbia?

Ken: Abbiamo avuto molte 'false partenze' nell'industria del cinema britannico, ma sembra essere un momento molto creativo e fertile. Abbiamo avuto degli aiuti, tagli fiscali, finanziamenti. Francamente nessuno è più sorpreso di noi, per esempio del successo di Full Monty, che è un film delizioso, e siamo stati sorpresi che abbia avuto successo qui, anche se si può riconoscere una sorta di connessione universale, ma siamo rimasti sorpresi, a causa degli accenti. In Trainspotting gli accenti si possono tagliare con il coltello, ma siamo speranzosi, e contenti che ci sia un pubblico qui, che la gente sia preparata, perchè nessuno di questi film, beh forse Mrs Brown, perchè è inserito un po' di più in un contesto inglese, ma per Full Monty, e film del genere, siamo proprio rimasti sorpresi che avessero un pubblico, uno spiraglio che contraddice quello contro cui mi sono sempre battuto, quella specie di macchina del marketing che è Hollywood e che sembrava essere ciò che gli Americani volevano. E' molto incoraggiante e rivitalizzante sentire che c'è questo tipo di appetito tra gli spettatori americani, e non solo per i film Britannici, ma per film che siano interessanti o diversi. Così penso che il loro successo sia un sorprendente incentivo per la nostra industria e che finché voi ragazzi siete pronti ad andare a vedere questi film, noi continueremo a farli per molto tempo.