IL TRIANGOLO DEL TICINO
di Alfredo Lissoni


Gli UFO sembrano prediligere talune zone, a scapito di altre. La fascia aerea che spazia dalla base NATO di Remondò e da Cassolnovo nel Pavese al varesino sino alle sponde del Ticino novarese, meglio nota come triangolo del Ticino, rappresenta sin dagli anni Trenta una meta prediletta per gli extraterrestri. Colà i sorvoli di dischi volanti, come pure le fuoriuscite di oggetti dal letto del fiume, sono particolarmente ricorrenti e fanno ipotizzare l'esistenza di un corridoio aereo curiosamente localizzato lungo il percorso del fiume, dal territorio pavese a quello novarese. In merito ho raccolto moltissime testimonianze, non ultima quella di Lucia che, nel 2003, è intervenuta in diretta sulle frequenze di Radio ABC Italia di Novara, nel corso di una mia intervista, per confessarmi che tre anni prima, alle ore 16, aveva avvistato un UFO sul Ticino.

Attorno a questi eventi si è venuta a creare, nel corso degli anni, una letteratura (orale e telematica) parallela, non sempre risultata rispondente alla realtà. Si era creduto a lungo, ad esempio, che nella zona di Ramo dei Prati, nel pavese, vi sarebbe stata nientemeno che una base segreta e sotterranea degli alieni. Una base aliena, è un po' troppo. Certo, di fatti strani, ne erano accaduti parecchi. Secondo queste voci, in un isolotto al centro del Ticino, si sarebbero verificati insoliti fenomeni: un casolare improvvisamente abbandonato dai suoi proprietari, zampate "aliene", tracce di un atterraggio UFO sugli alberi, impronte al suolo malamente cancellate dai servizi segreti, "bambini" alieni con la testa luminosa! Un'indagine del sottoscritto, in collaborazione con il referente pavese del Centro Ufologico Nazionale, Maurizio Pezzolato, ha però dimostrato come in molti avessero preso, anche in perfetta buona fede, lucciole per lanterne e quanto il clamore dato dalla stampa avesse alimentato notevolmente la "leggenda del Ticino". Ma dei fatti insoliti, ribadiamo, erano comunque accaduti. In primo luogo l'epicentro dei fenomeni non era nella Cascina Bosco Ochetta, ove si trovava il preteso casolare abbandonato, ma nella vicina isola dei Ghiaioni. É là in effetti che, dagli anni Cinquanta, la leggenda riferiva di strane luci e boati di origine non identificata, molti dei quali spiegabili però con scherzi: bande di ragazzi si appostavano la sera nei campi, con delle torce elettriche, per spaventare gli anziani custodi del parco. Quanto ai "reperti UFO" indicati da taluni, essi non avevano nulla d'eccezionale: le tracce palmate sul terreno appartenevano alla fauna del luogo, la cascina "abbandonata" era semplicemente un campo base per gli ornitologi che affollano la zona esclusivamente nei mesi estivi (dunque restava sfitta per nove mesi), le arature sulla costa dell'isolotto non erano state realizzate da servizi segreti per nascondere il passaggio degli UFO ma erano più banalmente argini di contenimento per le piene del fiume; dei "bambini" alieni, nessuna traccia o testimonianza; infine, le tanto decantate bruciature sugli alberi altro non erano che spruzzi di vernice utilizzata dalla Forestale per il conteggio delle piante!

L'interesse degli alieni per la base militare e per la zona (ove in più occasioni si erano visti militari rastrellare risaie ed elicotteri inseguire UFO romboidali), si era concentrata negli anni 1993-97, per poi spostarsi lungo il confine novarese, delimitato dal Ticino. Qui ho scovato i casi più interessanti.