BUSH, IL TEXANO TOSSICO

Dal libro di Alfredo Lissoni "Nuovo ordine Mondiale"

Era il novembre del 2000 quando il repubblicano George Walker Bush vinceva le elezioni; era stato determinante il voto della Florida, dopo uno strettissimo testa a testa con il democratico Al Gore (colpevole di avere scelto un ebreo come suo vice, quel Joseph Liebermann che aveva duramente attaccato Clinton per il sexgate). L'elezione di Bush junior a nuovo presidente degli Stati Uniti era, da parte della Sinarchia americana, un preciso segnale di fermezza lanciato agli amici ed ai nemici, ai rivali ed agli oppositori di tutto il mondo. Walker Bush era figlio di quel George Bush ex direttore della CIA, durante il cui "regno" nessuna informazione su scandali spionistici, dossier UFO o parapsicologici era mai fuoriuscita dagli archivi; quel Bush senior membro di spicco della Sinarchia, del Majestic 12, grande propugnatore, in pubblico come in privato, di un Nuovo Ordine Mondiale che avrebbe collocato gli Stati Uniti alla guida dell'intero pianeta. La stampa lo chiamava "il texano tossico". "Appena insediato", ha scritto l'espresso, "si è affrettato a bloccare la diffusione, nei Paesi poveri e sovrappopolati, dei contraccettivi. Non vuole il controllo delle nascite, che ma nemmeno il controllo dei gas riscaldanti che ci stanno disastrando"; in compenso, pochi mesi dopo essere stato eletto, si è affrettato a dare l'OK allo sfruttamento petrolifero dell'Alaska, favorendo le multinazionali ed il capitalismo selvaggio, ha dichiarato "morti" gli accordi di Kyoto (per la riduzione delle emissioni tossiche in atmosfera da parte degli USA, responsabili dell'effetto serra), ha completamente snobbato le folle che protestavano contro la globalizzazione.

Non è stato da meno del padre; già in campagna elettorale si era contraddistinto per essere favorevole alla pena di morte; come governatore del Texas, ne aveva sempre difeso strenuamente l'applicazione: mai una volta che avesse concesso una grazia, una commutazione di pena, neppure nel caso di minorati mentali. Tanto che Vittorio Zucconi, noto giornalista e inviato speciale di prima grandezza, più di una volta nelle sue cronache l'aveva definito "forcaiolo"; sempre sotto elezioni, era stato particolarmente attivo nel denunziare e far chiudere tutti i siti Internet che lo avevano criticato (anche quelli italiani, come l'umoristico "Gargonza"); come scrisse la stampa, "quando finalmente è riuscito a insediarsi alla Casa Bianca, ha solennizzato l'evento partecipando a un ballo con la famiglia e assistendo a una funzione religiosa. Poi si è dedicato ai suoi compiti di neogovernante e ha deciso di dare subito una dimostrazione del suo programma di politica estera bombardando Baghdad per punire la violazione dello spazio aereo compiuta dagli iracheni"; appena eletto, fra i primi provvedimenti che adottò, l'ufficiale rilancio del progetto dello Scudo Stellare, l'ombrello atomico posto sul mondo. Lo SDI project era stato caldeggiato dal ministro alla Difesa Donald Rumsfeld, della Destra conservatrice, che in tutti i modi aveva esercitato delle pressioni sul neoeletto presidente Bush. Nel marzo 1999 il Senato americano, con una votazione favorevole, aveva aperto la strada, durante l'amministrazione Clinton, al programma di difesa chiedendone la realizzazione "non appena tecnologicamente possibile". Con un testo "ammorbidito", i senatori guidati da Thad Cochran, il repubblicano del Missouri che aveva promosso lo sviluppo del nuovo scudo, e dopo l'ufficiale (quanto fasullo) fallimento del programma voluto da Reagan, escludevano il pericolo di un veto di Clinton. In maggio la commessa per la costruzione dello scudo era stata ufficialmente affidata alla Boeing, una ditta da molti anni legata alla CIA (e che nel 1997 cercò di fondersi con un'altra ditta fornitrice, la McDonnel Douglas, scatenando le ire, ed il veto, dell'Unione Europea). Gli interessi in ballo, per decine di aziende americane in appalto per cifre miliardarie, erano enormi e coinvolgevano molte ditte fornitrici ufficiali del Governo Invisibile.

Con il beneplacito del nuovo presidente, il progetto SDI subiva una forte accelerazione. In contemporanea, una società americana, la Tethers Unlimited, svelava di avere messo a punto un "progetto Terminal Tether" (attacco fatale): la costruzione di un satellite in grado di abbattere gli altri satelliti. Con Bush junior la corsa al dominio dello spazio riprendeva a tutta velocità, e così la Guerra Fredda. L'Italia, dopo il G8, si schierava al suo fianco: il neoministro alla Difesa Martino affermava che "lo scudo spaziale USA poteva proteggere anche il nostro Paese" (il che peraltro non spiegava perché proprio l'Italia mettesse a punto un sistema anti intercettazione, detto Sicral, in funzione antiamericana. Realizzato con Francia e Gran Bretagna, Sicral, acronimo per Satellite Italiano per Comunicazioni Riservate d Allarme, permetterà alla Difesa di utilizzare un sistema per parlare senza essere ascoltato).

Ed il giornalista Siegmund Ginzberg si domandava: "Se l'obiettivo è davvero, come dicono, difendersi da un numero limitato di missili lanciati da banditi disperati, pazzi furiosi poveri e pericolosi, allora a che serve un bombardiere spaziale, capace di colpire nel giro di 30 minuti qualsiasi punto sul pianeta? A che serve includere nel bilancio della Difesa 2002 la ricerca su un progetto di migliaia di satelliti con sensori laser? A che serve studiare intercettori capaci di distruggere satelliti nemici?". Di fronte a queste domande, poste dal politologo Paul Loeb sul giornale cristiano "Christian Science Monitor" ai dirigenti della sinarchica Lockheed Martin (lo ricordiamo, una delle aziende che più contano sullo Scudo), la risposta fu: "Sappiamo tutti che, se mai ci sarà un attacco all'America, la bomba sarà portata sul bersaglio con una valigetta. Non sarà un attacco missilistico, perché di un missile si può vedere da dove proviene ed è soggetto a rappresaglia. Sappiamo tutti che facciamo lobbying per questi programmi perché ci consentono di far soldi. Non ci importa se funzioneranno e nemmeno se saranno di qualche utilità".

Sul chi fossero i misteriosi nemici contro i quali Bush impegnava ben 13 miliardi di dollari (da spartire con Lockheed, Boeing, Raytheon e Trw), così si pronunziò Ginzberg: "C'è chi dice che i progetti di Bush figlio rischino di spingere la Cina ad investire nella corsa militare (solo un giro di soldi tra potenti, dunque? N.d.A.). Significativo anche il ripescaggio di personaggi che avevano caldeggiato la prima versione delle guerre stellari. Sono tornati tutti alla Casa Bianca, tranne l'ultra falco, il principe delle tenebre Richard Perle. Dal capo del Pentagono Donald Rumsfeld a Stephen Hadley a Condoleezza Rice (il fondatore di un gruppo congiunto fra National Security Council e il Consiglio Economico della Casa Bianca per le crisi economico-finanziarie; N.d.A.), mentre i diplomatici che avevano consigliato o repubblicani a firmare i trattati per il disarmo sono tenuti ai margini. C'è chi sostiene che la loro è una passione quasi religiosa, più che scientifica o ispirata da motivazioni economiche. A questo punto ci manca solo che reclutino Neil Freer, che al serissimo Arlington Institute, che lavora per l'US Navy, Air Force, Marine Corps e Coast Guard, la sua teoria per cui la specie umana è stata creata duecentomila anni fa da alieni che li usavano per scavare l'oro (in realtà, la teoria è dell'ebreo russo-americano Zecharia Sitchin; N.d.A.); alla conferenza presenziavano molti alti ufficiali in uniforme, abbiamo letto sulle cronache del Washington Post". "Reagan almeno", concludeva Ginzberg, "si limitava ad ipotizzare uno Scudo comune contro un attacco di marziani".