Il celebre avventuriero inventò in un romanzo del 1788 i Megamicri
Casanova precursore del filone fantastico
Un'ora dopo l'imbrunire, i vecchi coniugi Giacomo Alfredi e sua
moglie Guglielmina si vedono capitare nella loro abitazione, verso
Mammouth in Inghilterra, nella proprietà del conte di Bridgend, due
bei giovani sconosciuti, un uomo e una donna. È il 15 febbraio del
1615. Quei giovani gli si gettano ai piedi assicurandoli di essere i
loro figli Edoardo e Elisabetta. I vecchietti si rifiutano di
crederli - nonostante la prodigiosa somiglianza con i figli, annegati
ottantun anni prima nel mare di Norvegia durante il naufragio del
bastimento "Wolsey" causato dal catastrofale fenomeno marino chiamato
Maelstrom. Ma, se così fosse, li aggredisce il vecchio Giacomo: "Tu,
Edoardo, dovresti avere novantacinque anni e tua sorella novantatré.
E voi, che età avete? Si vede subito: non più di venticinque anni". A
parte il fatto, in po' eccentrico, che i due coniugi hanno centonove
anni lui e centosette lei, sembra l'inizio classico di un racconto
dell'Ottocento. I vecchietti accanto al fuoco, i figli perduti che
miracolosamente ritornano, la gioia del ritrovarsi. Un momento, alto
là, fermi tutti. Se è vero, come pare proprio vero che quei due bei
giovani sono davvero Edoardo e Elisabetta, sono forse discesi dal
paradiso, solo luogo in cui ci si può immaginare una eterna
giovinezza? O la loro apparizione è opera del demonio? Qualcuno va a
chiamare un prete cattolico, fra l'ilarità del conte di Bridgend, il
terrore di sua moglie e lo stupore dei loro due figli adolescenti
attirati rispettivamente dalla bellezza di Edoardo e della sorella
Elisabetta, un po' avviliti di sapere che sono quasi centenari.
Gli esorcismi un servono a niente. I due, malgrado gli incensi e gli
anatemi del buon parroco, non si dissolvono in una nube sulfurea né
avvengono altre manifestazioni altrettanto diaboliche e orrorifiche
di cui pullulano i cosiddetti "romanzi neri" o gotici, iniziati da
sir Horace Walpole (1717-1797), con il più che famoso "Castello
d'Otranto", assai brutto in verità, poi continuati da Ann Radcliffe
(1764-1822) e da M.G.Lewis (1775-1818) detto Monk dal suo romanzo "Il
monaco" ("The Monk") il primo a osare di prendere qual protagonista
il diavolo in persona nei panni di un'affascinante fanciulla, che si
prefigge di corrompere, appunto, il disgraziato monaco. Cito i più
noti nel genere, senza contare che spettri e streghe appaiono con
dovizia già molto tempo prima, in Shakespeare ben inteso; ma che dire
degli Ippogrifi dell'Ariosto nell'"Orlando Furioso" (1516-32) o i
diavoli volanti nel "Morgante" del Pulci (1483)? E non solo.
Dunque potrebbe, la storia di Edoardo e Elisabetta, prendere questo
risvolto. Nossignori, non è così. All'improvviso, nello svolgimento
del racconto che i due sopravvissuti sono invitati a fare delle loro
avventure a Milord Bridgend e famiglia e ai genitori, oltre che a una
massa di curiosi, entriamo in un modo assurdo, proiettati in uno dei
molti film contemporanei i quali poi, all'incontrario, si catapultano
in questo "passato", ossia nel mondo assolutamente incredibile dei
Megamicri negli sprofondi più profondi della terra, accompagnati da
colui che l'ha inventato: Giacomo Casanova.
Un mondo dove si crede che la vecchiaia non possa manifestarsi se non
per colpa di certi crimini, dove le malattie sono anche più rare
della miseria e dove si ignora che possa essere cosa lodevole creare
dei disgraziati per accrescere la propria gloria. Un paradiso
terrestre nel suo segreto delle viscere della terra, quello in cui
sono finiti fratello e sorella, per puro miracolo ancora vivi perché
rifugiati in una cassa di piombo a tenuta stagna al momento del
naufragio del "Wolsey"? Oppure un mondo simile a quello di "Utopia"
(1516) di Thomas More (1478-1535, santo nel 1935), repubblica ideale
- utopica appunto - dove i mali peggiori sono la guerra, la proprietà
privata, la pena di morte e dove l'oro è usato come un metallo vile
in modo da non suscitare cupidigie? In gran parte sì.
Nel mondo dei Megamicri è proibito ubriacarsi, rubare è severamente
punito, è permesso rubare soltanto a chi dorme perchè il sonno,
laggiù si impadronisce solo di coloro che sono privi della facoltà di
ragionare. Il nero sonno, infatti, introduce nel sangue un languore
pericoloso, colpevole di far invecchiare a vista d'occhio e di
accelerare il corso della vita al punto di non lasciarla arrivare al
suo termine naturale di centottantadue anni.
D'accordo. Ma anche se eccezionale, anche se fuori dell'ordinario -
ossia, appunto, utopico - tutto ciò ancora abbastanza normale, quasi
"dejà vu". E allora? Attenzione!
La sorpresa sta tutta o per la maggior parte nei Megamicri, esseri
diversi da qualsiasi altro mai visto da nessuno fino ai primi film
dei nostri anni, come definirli, spielberghiani o lukasiani? ("Guerre
Stellari", ritorni vari dello "Jedi" e dell'"Impero colpisce
ancora"). Per non citare che i più noti e i più recenti. E per
arrivare al recentissimo: "Il Signore degli anelli" tratto dalla
trilogia di J.R.R. Tolkien, con la regia di Peter Jackson.
È vero, ne "Il Signore degli anelli" ci sono gli Hobbit, più piccoli
e più snelli dei nani, omini pelosi dalle orecchie a punta - niente a
che vedere con l'incredibile "Maestro" di Luke Skywalker nella serie
di "Guerre Stellari" - amanti e promotori della pace, amano il cibo e
fumare l'erba-pipa e anche loro abitano una terra felice, chiamata
Contea. Anche loro vivono molto più di cent'anni, sono amici dei Nani
e degli Elfi, il suo signore, Elrond, vive dai Tempi Remoti e forse è
immortale. E non mancano Orchetti, Orchetti Giganti, Trolls e Lupi. E
maghi - sui quali spicca Gandalf, amico degli Elfi, degli Hobbit,
insomma dei "buoni". Mago del fascino shakesperiano, Gandalf conosce
il potere dell'Anello, che rende onnipotente colui che lo indossa:
potere corruttore e perverso. Gandalf percorre, come ormai quasi
tutti sanno, un gruppo specialissimo, la Terra di Mezzo per
distruggere il Male e ristabilire la pace. Ce ne vorrebbe uno così,
oggi, per (ri)stabilire la pace in Medio Oriente. E non solo.
Tutto benissimo, ma nessuno è così "speciale" come i Megamicri
immaginati da Casanova nel suo romanzo "Isocameron", che viene
pubblicato nel 1788 a Praga, dieci anni prima della sua morte, (era
nato nel 1725). Dunque, per il cinema che il grande
avventuriero-scrittore ha precorso, c'è ancora spazio. E, oso dire,
Hobbit e Elfi, nani e Orchetti, o il "Maestro" di Luke, specie di
"troll" con le orecchie più o meno lunghe, la larga bocca saccente e
i grandi occhi elettrici, diventano un passato simpaticamente noto,
ma "passato", in confronto all'assoluta "novità" dei megamicri.
Sembrano, inventa Casanova, ragazzini di dieci-dodici anni, benché la
loro statura sia quella di bambini di meno di un anno. Sopra gli
occhi, fino agli orecchi, una specie di cappellino, che Casanova
chiama "capeline" - il romanzo è scritto in francese come i suoi ben
più noti celebri "Mémoires" - di cartilagine, adatta, con ogni
probabilità, a proteggerli della luce di un Sole stranissimo, punto
fisso di un giorno perpetuo e di una stagione unica, simile alla più
gradevole primavera europea. Questa curiosa "capeline" mi ha
ricordato le visiere dei giocatori di tennis. La comodità è che è
incorporata nella fronte dei Megamicri. La loro pelle è maculata,
esclusi il bianco e il nero. I rossi, i più rari, hanno grandi occhi
blu con l'iride rossa e la pupilla verde, labbra e lingua verdi e, al
posto dei denti, gengive con trenta piccole palline bianche, non di
osso, ma di una cartilagine crespa che copre loro tutta la testa fino
alla nuca. Cosa ne dite?
Ma questo è niente. Perché questi esseri strampalati - né maschi né
femmine - non hanno ombelico e, in compenso, hanno dei seni e cui
invitano Edoardo e Elisabetta: succhiate! I due si attaccano ai
capezzoli, verdi certo, attenti a non ferirli con i loro denti
carnivori: "Che gusto squisito, signori, quale alimento il latte dei
Megamicri!" È il nettare, l'ambrosia, tanto decantata nella mitologia
, univa bevanda degli Dei dell'Olimpo? Qui si insinua un sottile
erotismo a cui Casanova, più forte di lui, non può rinunciare. Così
come non sfugge alla tentazione di scandalizzare perché Edoardo e
Elisabetta sono costretti - con i Megamicri è impossibile - a
sposarsi fra di loro e a formare una sterminata famiglia.
Il latte degli strani esserini - rosso come sangue - che non mangiano
né carne né pesce né verdure, risveglia, a detta di Casanova, in
tutti i sensi umani, un piacere, una voluttà (eccolo lì) insondabili
e diversi da qualsiasi altro alimento. Sì, il prezioso latte rosso,
ma per i Megamicri è uno scambio: io ti do il mio latte, tu mi dai il
tuo. Si può pagare qualche bisognoso, ma è rimedio transitorio. Però
ci sono dei frutti che i Megamicri considerano "proibiti", non
commestibili - evidente rapporto con il frutto proibito del Paradiso
terrestre - che invece saranno il nutrimento della famiglia terrestre
di Edoardo e Elisabetta.
Va notato che nel 1726 era uscita, anonima, la pessimistica sferzante
satira del potere: "I Viaggi di Gulliver" di Jonathan Swift, libro
considerato pericoloso e quindi "proibito". A Venezia in particolare.
E perciò letto e senz'altro apprezzato da Casanova che con i libri
proibiti (ma non era il solo) ci andava a nozze. Il riferimento è
evidente, con la differenza che Casanova va molto più avanti con
l'immaginazione, ma resta fermo in uno stagno (oltretutto
l'"Isocameron" è troppo lento e troppo lungo) privo del mordente
politico e satirico di Swift. Purtroppo, non è il capolavoro che lui
sperava. Tali restano sempre le sue memorie.
Ma l'invenzione è straordinaria, il rapporto con un certo tipo di
film dei nostri giorni sbalordisce: pensiamo per esempio al globo
trasparente inalberato da alcuni importanti personaggi dei Megamicri
al di sopra della "capeline" o visiera di cartilagine. Il globo dei
marziani di Mars attack!" O degli astronauti? Siamo già su
un'astronave e stiamo per sbarcare nel misterioso divertente paese
dei Megamicri? persino il mitico E.T. sembra scialbo. Persino le
malvagissime pallottole di pelo i mostriciattoli filmati dqa Joe
Dante (produttore Steven Spielberg), i "Gremlins" 1 e 2 diventano
superati, desolatamente inesistente.
Rimangono, a eterna gloria della Letteratura con la L maiuscola, e
sempre rimarranno, per non citarne che tre, "I viaggi di Gulliver"
nel loro autentico significato, lo splendido inesauribile "Alice nel
Paese delle Meraviglie". E, in modo del tutto italiano, il nostro
intramontabile "Pinocchio".