La polizia ipotizza che ci sia una sola mano
dietro tre diversi omicidi di giovani professioniste
Nel giallo di Chandra l'ombra di un serial killer
Sospetti su un uomo detenuto per molestie
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI

WASHINGTON - Un mucchietto di ossa tra le foglie, un reggiseno sportivo, un nome di donna, un delitto, un sospetto già in galera da tempo che forse sa qualcosa ed ecco, l'irresistibile pasticcio di sangue, sesso e politica si rialza come un vento di sollievo a spazzare via Al Quaeda, gli allarmi, Bush, il mondo, l'inettitudine del potere. Washington non guarda più al satana che sta fuori, ma al demonio che sta dentro e che un giorno di un anno fa uccise Chandra Levy, la bella amica di un onorevole deputato, ne portò il corpo nella foresta, lo gettò ove tre mila battitori della polizia non lo trovarono e l'ha trovato invece un uomo che portava a passeggiare il suo cane per cercare le tartarughine di fiume, nella mattina fresca di maggio. Torna, per un giorno, la normalità del "dacci oggi il nostro male quotidiano" in una nazione affranta da allarmi di apocalissi incomprensibili. Il profilo di questo orrore è almeno riconoscibile, disgustosamente normale, come la figura del solito, perfetto immigrato latino-americano, Ingmar Guandeque, che sta in carcere da un anno con una condanna a 10 per aggressioni a ragazze che correvano nello stesso luogo dove hanno trovato Chandra e che sta a un passo dal sentirsi eleggere trionfalmente a "mostro del parco", perché la polizia ha bisogno di mettere in bocca al pubblico qualcosa e i giornali hanno l'acquolina.

Tutto grottescamente rassicurante per tutti, meno che per i genitori che ieri hanno scoperto che il corpo della figlia era stato trovato, guardando insieme la Cnn dopo il pranzo. Bollettino speciale, signori Levy, in diretta vostra figlia cadavere nel bosco. Chandra aveva 24 anni, bruna, intelligente e carina nell'aprile dell'anno scorso, quando indossò le scarpe da jogging, la tuta da corsa, lo sport bra, il reggiseno sportivo, uscì dal suo appartamento di single nel centro di Washington. Lasciò acceso il computer, come chi sa di tornare, dopo avere cercato su Internet il sito di una casina ritrovo in quel bosco, la Klingle House, si avviò di corsa verso il verde del grande parco cittadino di Rock Creek e il 30 aprile scomparve per un anno, per riapparire sotto il naso di un cane, un anno dopo.

Lasciando dietro di sé due genitori devastati, una carriera politica distrutta, una polizia goffamente imbarazzata, un deputato democratico carico di sospetti e di odio collettivo e il dubbio che a Washington un serial killer nostrano che non aspetta la Jihad per ammazzare tre giovani donne in due anni. Tutte e tre trovate lungo i sentieri verdi delle passeggiate e del jogging di salute, ridotte a un mucchietto di ossa dai procioni del bosco. Il gioco atroce di società che intrattenne una capitale, il gioco di "chi ha ucciso Chandra?", torna a dominare la città stanca di strilli di terrore e di Casa Bianca nell'imbarazzo.

Chandra era una laureata con "Master di Amministrazione Penitenziaria", figlia di ottima famiglia di Modesto, California, il padre oncologo la mamma avvocato, che dalle raccomandazioni del deputato locale, un fino ad allora sconosciuto onorevole Gary Condit, aveva ottenuto uno stage presso la direzione nazionale dei penitenziari. Tra lo "sponsor" e la sponsorizzata, era cominciato qualcosa, nonostante i suoi 53 anni, moglie e figli. Era un qualcosa che lui, accanito cacciatore di sottane, aveva considerato soltanto un'altra testina di donna da mettere sul camino e lei aveva preso sul serio. Ci furono promesse, liti, lacrime, riconciliazioni, illusioni di divorzio e di matrimonio, voci di gravidanze, molte indiscrezioni di lei con parenti e amiche, quelle che vi giurano di mantenere il segreto, una "Washington Story" qualsiasi fino al giorno in cui lei uscì di casa per andare a correre nel parco.

Fu la torbida manna che i media, rimasti digiuni di Bill e Monica, aspettavano e che un pubblico già un po' pentito di averla fatta passare liscia a Clinton decise di rovesciare su questa nullità di deputato. Cominciarono le menzogne, "mai avuto rapporti con lei", le mezze ammissioni, "eravano molto amici", i tentativi di far tacere le amiche, le solite, patetiche risposte di tutti i politicanti nei guai, "è un attacco politico dei miei avversari", fino allo sbarco a Washington del padre e della madre di Chandra, con abbastanza soldi e soprattutto abbastanza dolore per pungolare la polizia washingtoniana, sempre forte coi deboli e debole coi forti, a muoversi e convincere tutte le donne d'America che Condit l'aveva ammazzata o fatta ammazzare.

Ma non c'è mai stata, e non c'è neppure ora che il ritrovamento di quel corpo nella foresta sembra scagionare l'onorevole e mettere nei guai Guandeque, il latino già in carcere dal maggio scorso, quindi dopo la morte di Chandra avvenuta in aprile, per avere assaltato e morso altre due giovani donne tra quegli alberi, la minima prova che abbia collegato quel delitto al deputato poi cacciato dal suo partito. Non ci sono neppure prove che lei sia morta lì, lungo i sentieri sulle rive del torrente Rock, 1500 ettari un po' selvatici che separano come una terra di nessuno verde la Washington bianca dalla Washington nera, nel rigido apartheid non scritto di questa capitale.

Potrebbero averla uccisa altrove e poi buttata lì, ma è difficile immaginare un deputato, per quanto ansioso e feroce, girare per Washington con un cadavere di ragazza nel portabagagli o darle un appuntamento nel bosco per ucciderla. Potrebbe essere stata aggredita da qualche predatore umano, quel miserabile in prigione o quello, ancora a piede libero, che ha ucciso altre due donne in situazioni simili. Potrebbe essersi suicidata, potrebbe essere morta per cause naturali e quello che rimane di lei è troppo poco per stabilire subito le cause della morte, dopo che il tempo e gli animali hanno risparmiato le fibre sintetiche degli indumenti, ma non lei.

Ora, il suo ex protettore Condit dice di "pregare per lei e per i suoi genitori disperati", perché questa è la formula di rito nella ipocrisia americana del momento. I poliziotti rastrellano il fogliame dove è stata trovata Chandra, per vedere di trovare tracce di Dna e i genitori da lontano invocano giustizia, gridano che il caso non è chiuso. Serial killer in libertà? "Mostro" già in carcere, pronto alla confessione? Restare all'ascolto del giallo che per un giorno distrae una nazione intera. Meno un padre e una madre che non hanno avuto bisogno di guerre sante per vedere l'immagine del proprio terrore stamparsi teleschermo di un televisore, dopo pranzo.

Da Repubblica 24 maggio 2002.