Buffy l'ammazzavampiri

Massimo Introvigne

Una serie televisiva, giunta al terzo anno di programmazione (e già questa è una notizia negli Stati Uniti) si assicura il favore quasi unanime dei critici, conquista la copertina di grandi riviste americane, insidia il primato di X-Files. Apparentemente, non c'è nulla di nuovo: si tratta dell'ennesima fiction sulla vita di un liceo di ricchi in California, sulla scia di Beverly Hills 90210. Il creatore della serie definisce lo scenario "una ricca scuola nella California del Sud", e le riprese sono in effetti girate in un ridente sobborgo di Los Angeles, Torrance (chiamata nella serie televisiva Sunnydale). È un campionario di banalità. Ma le cose non sono come sembrano. Oz, il gentile musicista che ama la prima della classe, è in realtà un lupo mannaro (peraltro di indole buona). Il bel tenebroso Angel è un vampiro, e di vampiri Sunnydale è letteralmente piena. Il preside non è semplicemente antipatico, ma è in combutta con i vampiri (e con il sindaco) - una versione locale del grande complotto governativo di X-Files - per controllare la città. Molti dei bei ragazzi a cui si accompagna la fatua Cordelia, quando non sono vampiri, sono satanisti o mostri di vario genere che hanno soltanto l'apparenza di esseri umani. Soprattutto, Buffy non è affatto una comune ragazza difficile. E' la slayer, l'eroina investita della missione sacra di sterminare i vampiri e gli altri mostri.

Ne nasce, da sempre, una per generazione. Ogni slayer incontra una guida, un watcher - nel caso di Buffy, il timido bibliotecario inglese Giles - che le rivela i particolari della sua missione e la istruisce attingendo al sapere accumulato dalle diverse slayers nel corso dei secoli. Il fatto è che Sunnydale è un luogo particolare: è la "bocca dell'inferno", il luogo di convergenza di tutte le più sinistre forze occulte che minacciano di emergere e invadere la Terra se la slayer non riuscirà a fermarle.

Il grande successo della serie - Buffy The Vampire Slayer - deriva dalla possibilità per gli spettatori (teenagers o adulti: lo show ha ormai conquistato la prima serata) di seguire due livelli della storia che si intrecciano continuamente. Il primo - effettivamente in puro stile Beverly Hills 90210 - riguarda la vita sentimentale dei protagonisti. Non mancano tocchi tragici. Il vampiro Angel è diventato "buono" quando l'incantesimo di una zingara gli ha restituito, per punizione, l'anima - di cui i vampiri sarebbero normalmente privi - ed è tormentato dai sensi di colpa per il male fatto in passato. Ma l'incantesimo prevede che l'anima gli sarà tolta se conoscerà la felicità perfetta. Quando, il giorno del suo diciassettesimo compleanno, Buffy si concede ad Angel non commette un errore soltanto secondo i canoni della morale della serie; senza saperlo, rovescia l'incantesimo e rende Angel di nuovo cattivo. Angel combinerà diversi disastri fino a quando Buffy lo spedirà all'inferno, tragicamente nel momento preciso in cui un incantesimo ritrovato dalla prima della classe Willow lo stava facendo diventare di nuovo "buono". Ma - come gli appassionati di horror sanno - un buon vampiro non resta mai "morto" per troppo tempo, e così in questa terza stagione Angel trova il modo di tornare dall'inferno e di riavvicinarsi cautamente a Buffy.

La mitologia del vampiro proposta dal creatore della serie Joss Whedon - un ragazzo prodigio che aveva già sfiorato l'Oscar con il Toy Story della Disney dopo avere creato, con altri attori, un film dallo stesso titolo (in italiano Buffy l'ammazzavampiri), da cui il prodotto televisivo deriva - è diversa da Dracula e da altri classici. In un episodio - che ha suscitato qualche obiezione da parte di critici cristiani - il bibliotecario Giles spiega che "contrariamente alla mitologia popolare questo mondo non è cominciato come un paradiso. Per eoni senza fine i demoni camminavano sulla Terra", fino a quando furono sostituiti dagli uomini. Prima di abbandonare la Terra per l'inferno, l'ultimo demone morse un uomo, mischiando il sangue della sua vittima con il suo e creando così il primo vampiro, un corpo umano posseduto da un demone. Di qui tutta una dinastia di vampiri, che lavorano per preparare il ritorno dei demoni, gli Antichi (la nozione ricorda i romanzi di Lovecraft), e la distruzione - o la riduzione in schiavitù - dell'intera umanità. La mitologia è vagamente gnostica, e certo in questo grande affresco della lotta fra il bene e il male è completamente assente qualunque riferimento al cristianesimo.

La serie, peraltro, ha molti meriti, da più di un punto di vista. Con qualche inevitabile caduta di tono, la trama di Whedon è credibile, e pur grotteschi, come devono essere, i mostri riescono quasi sempre a non diventare ridicoli. Il lato comico della vita liceale e le battute di spirito a getto continuo dei protagonisti esorcizzano per il pubblico più giovane gli aspetti più inquietanti dell'horror. Alcuni degli attori - a partire da Buffy, Sarah Michelle Gellar, che è nel mondo del cinema da quando aveva quattro anni e che la serie ha consacrato come un'istituzione americana - sono decisamente più bravi della media. Soprattutto - come tutti i critici hanno notato - la vita al liceo di Sunnydale e il confronto con i mostri sono una potente metafora delle esperienze quotidiane sia dei figli, sia dei genitori americani (il che spiega perché la serie ha anche un affezionato pubblico di adulti. La "bocca dell'inferno" collocata in California esprime la disillusione di fronte al declino del New Age, in una fase in cui si ha paura delle energie negative più di quanto non si apprezzino quelle positive. Quando Buffy e Angel si concedono un rapporto prematrimoniale, ne seguono i peggiori disastri nella storia della serie. E i nuovi compagni di genitori divorziati - mostri sotto mentite spoglie, nell'esperienza della madre di Buffy - non sono forse spesso "mostruosi" quando li si vede con l'occhio dei figli?

Certo, i vampiri e l'horror sono di moda al cinema, nella televisione e nei romanzi, da Intervista col vampiro di Anne Rice al recente successo degli effetti speciali di Blade. In Buffy, i mostri da sconfiggere sono però soprattutto un simbolo dell'adolescenza e dei problemi che ogni ragazzo deve affrontare per raggiungere la maturità. Buffy non scorre immobile in un tempo convenzionale. I suoi protagonisti crescono, passano da una classe all'altra e - dopo avere debuttato a sedici anni - ora ne hanno diciotto. Se non si verificherà qualche cataclisma cosmico, l'anno prossimo (che sarà il quarto di programmazione) passeranno dal liceo all'università o al lavoro. Rimane da vedere se la serie - distribuita in una sessantina di paesi del mondo (per ora non in Italia) - riuscirà a mantenere credibilità cambiando completamente pelle e facendo uscire i protagonisti dal liceo: una sfida, tutto sommato, più difficile di quella posta ai protagonisti dai vampiri e dagli altri mostri di Sunnydale.

 

* "Avvenire" (Agorà), Giovedì 11/02/1999.


Torna all'indice della raccolta "Nuova religiosità: sfida alla Nuova Evangelizzazione"