Nella galleria, alla tenue luce delle torce, il piccone rimbalzava lungo la parete di potassio, il sudore del minatore misto alla polvere di sale  bruciava la pelle, piccole schegge del minerale gli colpivano gli occhi.  Man mano che guadagna qualche centimetro nella vena che penetrava  dentro la montagna, la temperatura saliva di qualche grado. Il minatore sbuffò una massa scura si stava allargando ad ogni colpo inferto con il pesante attrezzo, l'uomo pensò: - se ho raggiunto di nuovo la roccia, mi fermo a riposare -. Scostò con la mano nuda alcune schegge di sale e balzando all'indietro emise un'esclamazione : - per la miseria! -, due occhi azzurri lo fissavano, una ciocca di capelli di colore rossiccio scendeva dal capo raccolta  da un cerchio d'oro, il ghigno della mascella evidenziava una corona di denti bianchissimi  dimostrava la giovane età, la mummia sembrava fissare il volto madido del minatore, una sottile barriera trasparente del minerale di potassio lo separavano dal Tempo.

Georg Ramsauer in quel mattino limpido di primavera del 1875, come il solito se ne stava nel suo ufficio a controllare i libri mastri della miniera di Salgemma, ereditata dal padre. Il  capomastro si presentò sulla porta con il capello in mano: - Hai chiesto di parlarmi, Tommaso? - gli chiese il direttore senza alzare lo sguardo verso l'interlocutore. - Sì, Signor Direttore, i minatori del reparto sette si sono fermati, affermano che hanno trovato una mummia nella parete di sale appena aperta. - Cosa! - sobbalzo il giovane industriale austriaco, non si sa se fu per la straordinaria scoperta, o per la curiosità del caso, o per l'interruzione del lavoro, il giovane si precipitò verso il livello numero sette della sua miniera a 1500 metri d'altezza sopra Hallstatt. un lindo paesotto sulle rive del lago presso Salisburgo, senza rendersi conto divenne il primo centro archeologo di una delle più sensazionali scoperte del Secolo XIX.

Alla luce delle lanterne nella trasparenza del sale, la scena che appariva  agli occhi dei minatori riuniti intorno alla scoperta del compagno Zepp; essi  capirono che quelle mummie ben conservate erano i loro progenitori: dimenticando la produzione giornaliera, si misero a scavare il tesoro nascosto. Numerosissimi reperti, come tessuti, attrezzi, ruote di carro, anfore contenenti resti di cibo, scheletri, armi, abiti, elmi di un popolo, di una civiltà neolitica sconosciuta. Ramsauer, fu il primo scopritore dei “Kelten” (i Celti), grazie al suo operaio e al prodigioso rinvenimento vennero portate alla luce 15 tombe celate nello sterile biancore del sale, alcune tombe avevano la forma rettangolare, altre erano quadrate, altre si presentavano come tempietti. Furono trovati  diversi arredi e rituali sconosciuti, alcune mummie erano in posizione fetale, poste in un angolo della nicchia. Altre erano disposti accanto agli furono trovati scheletri d'animali, equini o cani, alcuni resti  d'uccelli (identificati come corvi reali), ruote, situle, brocche, gioielli, collari tipici dei celti, armi in ogni forma ed uso. Quello che sorprese di più i minatori che gli attrezzi erano praticamente uguali ai loro.  Quella miniera di sale divenne la necropoli della prima civiltà celtica, sette Secoli prima di Cristo, tumuli con il rito funebre di mummificazione nel cuore dell’Europa, in epoche precedenti si praticava il rito dell’urne inceniratorie .

Georg Ramsauer fece trasportare tutto alla superficie. Nel magazzino principale, dove oggi arriva la funivia, allestì il primo museo di cultura celtica nell'Europa centrale. Un anno dopo, nel 1876 quando presentò all'Accademia di Vienna i resoconti e le numerose prove della sua scoperta, con l'appoggio morale e materiale della Contessa di Mecklenburg il giovane esploratore della Storia, trasformò la sua miniera un una vasta aerea archeologica, furono trovate oltre 3000 tombe, forse una scoperta maggiore a quell'egiziana. Hallstatt divenne il centro di studiosi accorsi da tutta Europa per la sensazionale scoperta archeologica, dopo di quella di La Tène presso il Lago di Neutchatel in Svizzera. Un popolo, dalle origini incerte, alcuni sostengono che migrarono verso le Alpi con gli indoeuropei. Altri studiosi dopo le molte informazioni raccolte ad Hallstatt e a La Tène affermano che furono popolazioni locali della civiltà neolitica agricola alpina, Altri studiosi, basandosi sui reperti di Hallstatt e i loro rituali e le caratteristiche somatiche concordano nel assicurare che i Celti discendono direttamente dai primi europei del profondo Nord emigrati a Sud, verso le Alpi e in seguito verso l'Italia settentrionale con cui si unirono ai Liguri. Dopo l'ultimo periodo glaciale, circa 10 mila anni fa. Hallstatt diede un notevole impulso alla conoscenza sulle origine dei nostri progenitori.

 

Luciano Giovenzani

dello stesso autore:

Alcune Ricerche sulla Glottologia celtica  

Antropologia del clima nelle Alpi

 La lingua franca, il lepontico  

 La Storia dei Leponti  

 I Celti in Italia   

I Celti in Provenza

Scritte celtiche nell'area mediterranea

Testimonianze celtiche nelle valli ossolane

torna all' Indice

 

seconda edizione Giugno 2001
 

© Tutti i Diritti sono Riservati a Celtica rivista culturale europea