Le radici di questo soggetto affondano nella storia delle carte da gioco occidentali:
infatti il concetto di una carta "factotum", in grado di battere i valori più alti del
mazzo, prese forma col tarocco.
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Dei più antichi mazzi della tradizione araba non faceva
parte alcun Jolly (o suo analogo), né se ne trova traccia in altri sistemi arcaici,
quali le carte da domino cinesi o quelle persiane/indiane Ganjifa.
Tuttavia una carta extra raffigurante un demone della tradizione locale
si trova in molti stili giapponesi, e persino in uno cinese;
sebbene la loro funzione nel gioco non sia la stessa di un Jolly,
il loro aspetto grafico non è troppo diverso da quello della
carta occidentale. |
L'avo del moderno Jolly è dunque il Matto del tarocco classico.
Nonostante la loro stretta parentela, quest'ultimo rivela una differenza importante:
facendo parte di una serie di 22 trionfi, il Matto non rappresenta un soggetto
autonomo. Ciononostante, nei giochi praticati col tarocco la carta
del Matto cattura soggetti di rango superiore, alla stregua dei moderni Jolly.
Da un punto di vista grafico, la migliore prova della relazione fra questi due personaggi
è offerta dai diretti "discendenti" del Matto negli stili regionali del tarocco:
l'Excuse nel Tarot francese, lo Sküs nel Tarock germanico,
lo Skíz nel Tarokk ungherese, ecc., che certamente somigliano ad un
Jolly più che a qualsiasi altro trionfo. |
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Quindi, salvo pochissime eccezioni, le carte del Jolly e del Matto da sole non valgono nulla,
poiché il loro potere paradossale emerge solo in occasione dello "scontro" con un'altra
carta.
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La scelta del Matto come carta vincente potrebbe apparire strana, quasi contraddittoria.
Nel passato, come pure ai nostri giorni, la pazzìa non è mai stata considerata una virtù,
e gli abiti laceri indossati dal Matto nella maggior parte dei tarocchi è una conferma
del basso livello sociale occupato da questo personaggio.
Inoltre, secondo i modelli culturali del Rinascimento, l'epoca nella quale il tarocco
fioriva in molti paesi europei, questa scelta non sembra coincidere col modello
neoplatonico dell'uomo al centro dell'universo, in quanto unico essere dotato di
pensiero. |
Il Rinascimento, però, era un'età tutt'altro che iper-razionalista. Svincolato dall'opprimente
abbraccio della chiesa medioevale, il progresso umano non veniva più guidato dalla luce dei
roghi sui quali ardevano gli eretici, ma era finalmente libero di muoversi, e di cercare
ispirazione presso culture che fino a qual momento erano state appena prese in considerazione,
o persino messe al bando. Fra quest'ultime, ad esempio, era la tradizione ebraica; in
particolare, aveva destato l'interesse di diversi studiosi del Rinascimento la sua dottrina
mistico-esoterica, la Kabbala. |
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Anche il titolo stesso della carta, il Matto,
si presta a qualche considerazione.
Nell'antichità, quando la libertà di parola era ancora un traguardo lontano,
i matti hanno sempre goduto della facoltà di esprimersi liberamente, dire cose che agli
altri non era concesso, semplicemente perché alle loro folli parole non veniva dato alcun
credito, sebbene spesso dicevano cose vere, come se la pazzìa fungesse loro da scudo, o da
privilegio intellettuale. |
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In molte culture arcaiche si riteneva che uno stato alterato, o persino il sonno,
gettasse un ponte fra l'uomo e Dio. Nella Bibbia, ad esempio, diversi personaggi
vengono a conoscenza di eventi futuri o ricevono istruzioni da messaggeri divini per
l'appunto in sogno. Allo stesso modo, le devianze psichiche erano spesso viste come una
forma di relazione con entità maligne: agli innumerevoli casi di "possessione", in passato
di pertinenza esorcistica, oggi si darebbe certamente una valutazione più razionale. |
Anche la pratica dello stato di trance autoindotto dagli sciamani tribali e dai medici-stregoni
è un tipico esempio di questo concetto archetipico, che una volta era assai diffuso nel mondo
primitivo. Comunque, evidenti tracce di questo modello si ritrovano ancora oggi
nell'esoterismo occidentale: per esempio, come potrebbe un medium farci credere di essere
in contatto con entità misteriose senza prima cadere in trance? |
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Specialmente in passato, gli stati mentali alterati avevano
facilmente implicazioni sociali e culturali che oggi sembrerebbero prive di senso.
Ad esempio, nell'antica Roma venivano sospesi i pubblici comizi qualora uno dei partecipanti
fosse stato colpito da una crisi epilettica, come interpretando questa improvvisa e sconosciuta
manifestatione alla stregua di un segnale d'ammonimento divino.
Di conseguenza, è probabile che nell'elevare questo personaggio ad un così alto rango,
non la condizione umana del Matto fosse stata tenuta in considerazione dal creatore del
tarocco, bensì la sua condizione metafisica, ritenuta privilegiata, essendo il gioco stesso
praticato con queste carte una probabile rappresentazione simbolica del cammino dell'uomo
verso l'elevazione spirituale (cfr. la galleria del tarocco per una
discussione dell'argomento).
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Invece il più moderno Jolly (il cui nome per esteso è Jolly Joker) ha origini
americane, sebbene ancora una volta di discendenza europea, in particolare dall'Alsazia.
Ufficialmente la carta del Jolly venne usata per la prima volta negli Stati Uniti,
nella seconda metà del XIX secolo, per il gioco Euchre. Quest'ultimo
venne importato nel continente americano due secoli prima, da coloni tedeschi od olandesi; infatti,
la stessa parola "Euchre" è la forma inglesizzata dell'antico vocabolo tedesco Juker,
dal significato di "fante, ragazzo", sebbene in seguito sia divenuto il nome della nuova
carta del mazzo (Joker). |
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Nel gioco anzidetto le carte di maggior valore sono due Jack (quello che appartiene
al seme di briscola, e quello del seme del medesimo colore), che vengono chiamati
rispettivamente Right Bower ("Bower destro") e Left Bower ("Bower sinistro"),
come corruzione della voce tedesca Bauer, "contadino" o "pedina da scacchi",
un nome che veniva adottato per indicare anche il fante in alcuni giochi di carte
più antichi. In alcune versioni di Euchre si fa uso di un terzo Bower, chiamato
Best Bower ("miglior Bower"): di fatto, il Jolly nacque per rappresentare
quest'ultimo personaggio (sebbene alcuni giocatori ancora preferiscano usare
una diversa carta del mazzo, quale il 2 di Picche). |
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Nella seconda metà del XIX secolo questa carta aggiuntiva prese il suo nome attuale,
"Jolly Joker", e dal 1880 circa cominciò a figurare stabilmente nei mazzi da Bridge,
talora con una ulteriore carta bianca che avrebbe potuto essere usata come generico rimpiazzo,
in caso uno dei soggetti si fosse danneggiato o fosse andato perduto.
Solo nella prima metà del XX secolo i Jolly divennero due (solitamente uno rosso e
l'altro nero, per corrispondere ai due possibili colori dei Bower, ma talora
uno colorato e l'altro in bianco e nero). Ora alcuni mazzi ne hanno tre, o persino un numero
maggiore. |
E quella del giullare è davvero una scelta ben azzeccata per questo personaggio,
nell'affollata corte delle carte da gioco che si compone di quattro re, quattro regine e
quattro paggi (i Jack).
Al di là delle somiglianze esteriori (tanto il Matto che il Jolly indossano abiti
rattoppati, hanno facce grottesche e assumono pose informali), c'è un elemento più
importante che raccorda questi due soggetti.
Se un tempo la follia garantiva ai lunatici libertà di parola, venendo ritenuta persino in grado
di collegare il mondo mortale con l'ultraterreno, in molte corti rinascimentali
il giullare, spesso un gobbo o un nano, pur essendo l'ultimo fra i membri della
corte per rango sociale, era anche l'unica persona che ufficialmente avesse la facoltà di
giocare col re (o principe, o duca), di prenderlo in giro, di rivolgergli parole che ad
altri sarebbero state a malapena consentite senza il rischio di incorrere in pesanti conseguenze. Gli stessi abiti
vistosi che il giullare indossava lo rendevano facilmente identificabile fra tutti gli altri
membri della corte: un personaggio che era al tempo stesso ridicolo ma importante, deforme
ma arguto. |
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