Gabriele d'Annunzio, IL VATE (pagina 1)    D'ANNUNZIO  FOTO

Il Vittoriale


Un amore quello tra il poeta e il Benaco, sbocciato nel 1917 e che oggi si può rivivere attraverso luoghi e ricordi alla scoperta del lago di Garda nei luoghi amati dal poeta Abruzzese, dal Vittoriale al duomo di Salò, dove si può riscoprire la storia e la leggenda di D'annunzio. " Il lago è d'una bellezza improvvisa, indicibile... Il lago ha qualcosa di pudico. S'avvolge in un velo argentino, e lascia vedere qualcuna delle sue grazie rosee...." L'amore di D'Annunzio per il lago di Garda sbocciò nel 1917 durante un volo di guerra. Sgombrata nel 1921 la città di Fiume, è sulle sponde del suo Benaco che il Vate decide di stabilirsi: vicino alla linea del fronte, a un passo dal Brennero, ricche della rigogliosa vegetazione segnalata già nei Baedelcer di metà Ottocento. A Gardone Alto, Villa Thode, di proprietà dell'illustre critico d'arte che ha sposato una figlia di Cosima Liszt, in nulla lascia intravedere il futuro Vittoriale, sontuosa cittadella la cui colorata magnificenza lo risarcirà dello scacco politico che subisce dall'accordo Mussolini. Ma un viale folto di rose, il fiore prediletto, è per lui un'irresistibile lusinga. Come il pianoforte collocato nel cuore della casa: quei tasti aveva premuto la mano virtuosissima di Liszt, mentre l'ombra di Cosima Wagner sembra ancora aggirarsi tra le stanze. Per  " stodeschizzare " la villa, D'Annunzio avvia subito i lavori, alloggiando al Grand Hòtel e all'Hòtel Savoy e prendendo i pasti nelle trattorie locali dove " si frigge divinamente il pesce del lago". Intanto, attende alla conclusione del Notturno, le sue memorie di guerra. La partecipazione agli eventi sportivi della Riviera

 

  

Aereo del Volo su Vienna                        -                         Enio, ingresso del Vittoriale - 2001

 

rappresenta il suo debutto nella società locale. Sulle acque del Garda vince il record mondiale di velocità marina. Viene acclamato Alto Patrono del nuovo Club Motonautico Gabriele D'Annunzio che ha sede accanto alla darsena del Casinò di Gardone. Nella vicina torre San Marco ormeggia i suoi motoscafi: il Mass di Buccari e lo Spalato di Bisio. "Vecchio canottiere del Tevere e dell'Aniene", si definisce poi con conpiacimento. E presenzia alle " regate nazionali remiere " indette dai Canottieri Garda di Salò, da lui ribattezzate "Argonali del Remo". Nel 1921 D'Annunzio pone sulla porta d'ingresso di Villa Thode un cartello: " Clausura et silentium ". Nasce il Vittoriale. E' però la marcia su Roma, l'anno successivo, a determinare le modifiche radicali della nuova residenza che D'Annunzio acquista con un prestito bancario che mai salderà. Tanto più che il fascismo l'ha " usurpato " - il termine è suo -imitandone gli slogan, i discorsi dal balcone, il balzo all'indietro e in avanti dal rilancio della Roma imperiale alle grandi innovazioni del futurismo. Il Vittoriale intende sovrapporre al Vittoriano, monumento sabaudo all'Italia unita della Roma fascista, nella quale però il Vate non mise mai piede. Non a caso la cittadella di D'annunzio, per un'area di nove ettari, si erge come sacrario della Grande guerra vittoriosa, guerra che ha condotto a termine il Risorgimento con il riscatto delle terre irredente. Badi Mussolini: il vincitore è lui, D'Annunzio, eroe a cui prima o poi l'Italia si rivolgerà come al salvatore della patria poiché il suo carisma è in grado di scalzare qualsivoglia "uomo nuovo". Questo il disegno del Vate nazionalista, circondato dai fedeli reduci fiumani . 

 

  

Vittoriale, Sala da Pranzo                          -                    Ingresso del Vittoriale 2001

 

E quando si avvede che i conti non tornano e il suo vivere defilato è contro tutti-"Aria, aria, e compiacenza di quel che mi piace, e convenienza di quel che mi pare ", inizia un sottile gioco beffardo. Dona il Vittoriale al popolo italiano con un solenne atto notarile steso di suo pugno, ottenendo i finanziamenti necessari a rendere la dimora sempre più grandiosa "Io ho quel che ho donato". Raramente frequenta i salotti rivieraschi, tra questi villa Rimbalzello. Ad attrarlo qui non è tanto l'ospitalità di Madame d'Espaigne quanto l'avvenenza della sua giovane cameriera Angèle che ribattezzerà Jouvance. Le sue passeggiate lo portano più spesso al Duomo di Salò - uno del "securi porti dell'arte" -  o alla vicina comunità del frati cappuccini di Barbarano per dissertare sulla vita e l'ascetismo di Padre Pio e San Francesco. Ogni mira politica è lasciata ormai alle spalle per allestire la cittadella a perenne memoria di sé. Mentre, giorno dopo giorno, esigendo il titolo principesco ma rifiutando la carica di senatore a vita, snobba Mussolini: "Caro Ben ", gli scrive disinvolto come un'amante. Pretende che venga costruita la strada Gardesana, " il meandro di Bennaco ", stratega di quel turismo culturale di cui è l'inventore e che ancora oggi fa uno dei musei più visitati d'Italia. Promuove competizioni sportive , la costruzione di ville e alberghi con nomi fascinosi. Significativamente chiama invece l'ultima ala del Vittoriale, Schifamondo. Comunque sia, trovandovi da queste parti una visitina ai luoghi che D'Annunzio ha frequentato.... o dove ha vissuto gli ultimi suoi anni vale la pena effettuarla... Per esempio nella torre del suo Yacht Club suonano ancora Debussy. Otto le "grazie rosee" della vita gardesiana di Gabriele D'Annunzio tutt'ora godibili dal grande pubblico. Punto di partenza il Vittoriale a Gardone Sopra. E' la dimora storica del Vate. Da Aprile a Settembre dalle 8:30 alle 22:00, visite guidate alla Priora si effettuano tutti giorni dalle 10 alle 18, il lunedì dalle 17 alle 23. Il costo del biglietto è di 10.000 £ per la visita degli esterni,  e di 20.000£ per le visite guidate. Per informazioni e-mail www.vittoriale.it oppure telefonare 0365 29 65 11. Sulla piazza d'ingresso al Vittoriale si affaccia la chiesa di San Nicolò. Quì D'annunzio faceva visita al parroco grande "amico dei poveri". Ma protestava poi contro la "profanazione delle campane contro il cielo del Signore ". Il primo luogo dannunziano che si trova scendendo al lago è l'ex casinò. Dalla sua darsena il Vate ammirava le gare di motonautica. Oggi ospita il ristorante Casinò e un cinema. Dopo poche centinaia di metri in direzione Salò, tappa d'obbligo alla Torre San Marco. Attraccati alla sua darsena c'erano i motoscafi dello scrittore: il MaS di Buccari e lo Spalato di Bisio che nel 1927 ha vinto il record mondiale di velocità marina ( 127 chilometri orari ) . A quel pontile ancora ormeggiano i clienti della torre trasformata oggi in pianobar. Proposte dal vivo le musiche più amate dal Vate: Debussy e  Beethoven. Sulla strada che porta a Salò si trovano poi il Grand Hotel, l'albergo in cui il Vate soggiornò in attesa di potersi trasferire al Vittoriale, è villa Rimbalzello, l'ex salotto di Madame d'Espaigne, oggi ristorante-discoteca. Dal profano al sacro. Aperti al pubblico ancora il chiostro e la chiesetta del Convento dei cappuccini di Barbarano dove D'Annunzio, bevendo l'acqua del pozzo, dissertava con i frati sulla via di Padre Pio e San Francesco. Visita poi al Duomo di Salò, " securi porti dell'arte ", dove il Vate faceva affidare messe. Per finire passeggiata sul lungolago. Da quì lo scrittore " vecchio canottiere del Tevere e dell'Aniene " assisteva agli " Agonali del remo". Naturalmente nel visitare questi luoghi se ne puo' gustare la cucina....polenta e luccio oppure soggiornare nell'albergo dove il vate dormì. TRATTORIA DEGLI ANGELI a 100 metri dal Vittoriale. Specialità: pesce di lago e polenta e luccio con meno di 50.000 £ a persona nella Piazzetta Garibaldi 2 a Gardone Riviera (0365/20832). RISTORANTE CASINO' dove la specialità è carpione e pesce di lago rigorosamente lessato e servito con un filo d'olio buono con un minimo di 70.000 £ a persona .Via Zanardelli 142, Gardone Riviera. (0365/20387). TORRE SAN MARCO, piano-bar dove si possono ascoltare le musiche più amate dal Vate, Debussy e Beethoven, sorseggiando i vini del Garda. Via Zanardelli 132 ( 0365/20158 ). GRAND HOTEL, per un soggiorno indimenticabile nell'albergo dove si  fermò il Vate.Oggi hotel a quattro stelle.In via Zanardelli 72 ( 0365/290181) VILLA RIMBALZELLO, musica dancing e buona cucina nell'ex salotto di Madame d' Espagne. E sul terrazzo a lago beach cafè. A Barbarano di Salò via Trento 28   (0365/22782 ) Queste sono informazioni di prima mano raccolte in tre giorni passati questa primavera sul lago di Garda... ne vale la pena credetemi sopratutto se li si passa in piacevole compagnia....

 

   
 

D'Annunzio had a special love for sandy shores and pinewoods.He lived at Francaville al Mare, in his native Abruzzo, at Versilia, at Marina di Pisa and Arcachon, on the Atlantic shores of Normandy.Whenever he had lived for a time in big cities ( Rome, Naples, Paris, Venice ) he would always leave in quest of peace far from crowds . And in his many homes had included the legendary " Capponcina " the Quattrocento villa of the Capponi family, at Settignano in the Florentine hills, were he lived apart between 1898 and 1910 " like a Renaissance prince, amid dogs and horses and fine furnishings. " Then, besieged by creditors, he was forced to give up the lease and take refuge abroad. But d'Annubzio continued to be fascinated by hills, gardens and the illustrious inhabitants who had preceded him and this led him in 1921 to fix his residence in what was to be his last home, on the hill of Cargnacco, a rural area of Gardone Soprano with a view over Lake Garda.

 


   

 

 

I sogni del Poeta nella dimora il Vittoriale, singolare,

iperbolica e decadente, dove trascorse gli ultimi anni della

sua vita, tra i diecimila oggetti collezionati e una nave vera 

incastrata nella roccia in giardino.

 

 

Qualche volta la vanità gioca brutti scherzi. Gabriele D'Annunzio allestì il suo studio al primo piano del Vittoriale o meglio, della Priora, la parte antica nella quale trascorse gli ultimi 17 anni della vita. Lo chiamava l'officina, perchè si definiva operaio della parola. L'umiltà che appare da questa espressione non deve fuorviare, è del tutto falsa. Vero, invece, è che grazie ad uno stratagemma architettonico, il Vate pretese di sottolineare la sua statura ( in senso letterario , ovviamente ): mantenne abbassata l'architrave della porta d'ingresso così che chiunque salisse i tre scalini che la precedevano dovesse chinarsi per entrare al cospetto del Vate. Chiunque non fosse un nano. Ma un giorno il poeta distratto, che pur non era un gigante, prese anch'egli una zuccata formidabile. Che vergogna: il temerario che aveva sfidato le contraeree volando su Vienna, ferito dalla sua stessa astuzia. L'Officina, bernoccoli a parte, è l'unica stanza vagamente normale di tutto il Vittoriale: grande, luminosa, con pareti dal muro visibile. Due scrivanie, per lavorare in contemporanea senza attendere che l'inchiostro si asciughi, libri, cofani e cofanetti, vocabolari disposti su scaffali obliqui, a portata di mano. Un busto di Eleonora Duse, pronta a vegliare sui momenti creativi: ma su quella presenza ingombrante, destinataria d'amore e di rimorso, D'Annunzio posava un foulard ogni volta che entrava. Si   

 

  

 

 

sentiva più libero . Tutte le altre stanze della Priora ( luogo appunto, conventuale ) di normale hanno ben poco. Piccole, cupe, sovraffollate di oggetti; pavimenti, pareti, soffitti ricoperti di tappeti, stoffe, drappeggi. Da quando aveva perso un occhio, D'Annunzio temeva la luce, la mascherava, la attutiva: e ovunque domina una penombra densa di inquietudine. Detestava il rumore, e i locali, angusti e avvolti nei libri, nei quadri, nei tendaggi, danno un angoscioso senso di soffocamento. Detestava anche il freddo, e d'inverno teneva questa polverosa foresta di cose a una temperatura non inferiore ai 30 gradi. Il Vittoriale vale una visita, che è un viaggio nel decadente e il surreale; ma penso che poche persone normali potrebbero pensare di vivere in una simile dimora. Lo stesso Vate, all'inizio pensò di trascorrervi un periodo temporaneo, giusto per finire il Nettuno. 

 

 

 

Poi spinto forse anche dal fatto che la villa, confiscata in base alla legge del 1918 al critico d'arte tedesco Henrich Thode, poteva forse essere restituita alla vedova, la comprò e la visse a lungo come il luogo della propria morte. I soldi, 260.000 lire compresi i mobili e i 6250 volumi della biblioteca, se li fece prestare da una banca. Quando nel 1921 arrivò quì, sul colle di Cargnacco, contrada di Gardone Soprano, splendida vista sul lago, D'Annunzio era al massimo della sua fama, i diritti d'autore gli permettevano di fare una vita paragonabile a quella di un miliardario di oggi. Ma col denaro aveva sempre avuto un rapporto controverso di uno spendaccione viziato. Già dalla Capponcina, la casa toscana che anticipava la ricchezza mitologica del Vottoriale era dovuto andarsene ingloriosamente, abbandonando tutto ad un esercito di creditori infuriati. La sua mente fertile inventò allora un piccolo gioiello, si direbbe oggi, di ingegneria finanziaria: donò tutto allo Stato, in cambio di un cospicuo finanziamento che gli permettesse di azzerare il debito e di fare i lavori ambiziosi e monumentali. Questo fa leggere nella sua vera chiave uno dei motti più celebri, che sta iscritto proprio all'ingresso del Vittoriale: "Io ho quel che ho donato". In altre parole sto in una casa che non è più mia. Sapere che il Vittoriale era " degli italiani ", amplificò forse il suo gusto celebrativo e cimiteriale che lo spinse a costruire un monumento a se stesso: temeva forse di essere dimenticato? Decise dove doveva essere la sua tomba, che svetta sul cucuzzolo più alto della collina, alla sommità di un mausoleo circolare in marmo bianco, gelido quanto un padiglione di anatomia. Creò in vita, la propria camera ardente, una stanza sghemba che chiamava "del Lebbroso", dove sostava in raccoglimento negli anniversari più dolorosi. Oltre una balaustra , su un pavimento rialzato, un piccolo letto spoglio, macabro quanto una bara, doveva accogliere il suo corpo senza vita: che qui fu deposto tra il 1° e il 2 Marzo del 1938.                        

                                                      ===>>>>continua

 

 

 

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