Visita
alla casa natale di D'Annunzio
"
Gabriele D'Annunnzio si sentì sempre figlio di Pescara a
dell'Abruzzo....... "
Oggi
c'è un po di sole e decidiamo di andare a visitare la casa natale
di D'Annunzio a Pescara, ci sono passato decine di volte davanti
senza mai fermarmi perché i parcheggi da queste parti
scarseggiano; oggi si vede che è il mio giorno fortunato, dopo
aver fatto scendere Donatella nei pressi della casa, trovo un posto
per parcheggiare proprio sopra il ponte sul fiume Pescara. Percorro una cinquantina di metri a
ritroso e sono nella piazza antistante la casa del
poeta........" cara cara mamma, scriveva, stasera sono
veramente glorioso e mi sembra che l'anima mi si allarghi così
che la lontananza è abolita. Sono io che ti tengo in me, nel mio
calore, come tu mi tenesti in te.....". Facciamo un biglietto
di 2 Euro a testa e ci accingiamo a visitare la casa del poeta che è
strutturata su due piani. Al primo piano si accede ad un piccolo
spazio interno, all'aperto dove si può vedere un pozzo con
carrucola, dove il poeta si divertiva a giocare, sollevato il
coperchio di ferro lanciava delle urla al suo interno e richiudeva
lentamente il coperchio affinché il rumore di ferraglia non
coprisse il suo eco. Si intravede un lavatoio all'esterno protetto
da un robusto cancello di ferro. saliamo al primo piano e
incominciamo la vera e propria visita. Colpisce la sobrietà delle
cose che vi sono conservate, mobili robusti e essenziali che noi
oggi definiremmo di " Arte Povera " disposti un po a
casaccio non tenendo certamente ricordo della disposizione
originaria. Alle pareti sono appesi degli autoritratti ad olio dei
parenti più prossimi. I soffitti di ogni camera sono riccamente
dipinti tanto da sembrar di essere in un museo. In sequenza si
incrociano le camere di D'annunzio, di suo fratello, ( ... nella
terza stanza c'è il mio letto bianco; c'è il vecchio armadio
dipinto con i suoi specchi appannati e maculati; c'è
l'inginocchiatoio di noce dove mi sedevo in corruccio e rimanevo
ammutolito, con una ostinazione selvaggia, per non confessare che
mi sentivo male..... Le ginocchia mi si rompono; e le pareti mi
prendono, mi vincolano a loro, mi girano, come una ruota di
tortura. Nella quarta stanza c'è il piccolo Gesù di cera dentro
la sua custodia di cristallo; c'è la Madonna dalle sette spade;
ci sono le immagini dei santi e le reliquie raccolte dalla sorella
di mio padre santamente morta; e ci sono le mie preghiere, quelle
del mattino così dolci, che per rientrare nel mio cuore mi
sfondano il petto come se fossero divenute le armi dell'angelo
implacabile...) subito dopo quella della sua amata zia, un
bellissimo letto in ferro battuto come gli altri ma ad una piazza
e mezza. Andando avanti si incontra la camera dei suoi genitori
arredata in stile primi del novecento con letto matrimoniale in
ferro battuto comò con specchiera e lavabo in ferro battuto con
baccile in ceramica. Mi soffermo a leggere le esaurienti
didascalie che accompagnano i locali e ognuna delle fotografie o
dei quadri che adornano le pareti. Nell'ultima stanza ci sono
delle urne dove vengono conservate le divise indossate dal poeta
nelle sue innumerevoli azioni di guerra, compiute, nell'arco della
sua vita. Oggetti curiosi si notano visitando questa casa, un leggio
su cui si intravedono delle pagine di musiche del fratello di
D'Annunzio (......lo studio, la seconda stanza è deserta. Ci sono
i libri della mia puerizia e della mia adolescenza. C'è un leggio
musicale del mio fratello emigrato. C'è il ritratto di mio padre
fanciullo col cardellino posato sull'indice teso..... ) o una
poltrona di pelle arancione ( molto avveniristica per il tempo in
cui fu costruita ) con una strana spalliera che sembra
rappresentasse la chioma di una delle sue innumerevoli amanti
avute anche quì a Pescara. Egli si è sempre vantato di essere
il cronista dell'amore, appena finito qualsiasi attività sessuale
con una sua amante, correva a scrivere affinché il
ricordo, il sapore dell'amplesso non andasse perduto.......".
Qui
tutta la nostra razza, rappresentata nelle grandi linee della sua
struttura fisica e della sua struttura morale: la vivace e antica
razza d'Abruzzo, così gagliarda, così penosa, così ancora
attorno alla montagna materna donde scendendo in perenni fiumi
all'Adriatico la poesia delle leggende e l'acqua delle nevi. Qui sono le immagini eterne della gioia e del dolore di nostra gente
sotto il cielo pregato con selvaggia fede, su la terra lavorata
con pazienza secolare. Qui passano lungo il mare pacifico
nell'alba le vaste greggi condotte da pastori solenni e grandiosi
come patriarchi, a somiglianza delle migrazioni primordiali. Qui
si svolgono lungo i campi del lino fiorente, lungo i campi del
frumento maturo, le poppe delle nozze, dei voti e dei mortori .....".
Dopo aver rivissuto le pene del D'Annunzio che scrive il suo
" Notturno " ritornando nella sua casa natale
descrivendola, ridiscendiamo lentamente le scale per tornare al pian terreno e
per fare ancora delle altre foto a ricordo di questa interessante
visita.
continua>>
Chieti 13 aprile 2004