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College
IL PALIO DI BOSTON
Una terrina di fagioli il simbolo della supremazia hockeistica nella Boston dei college
di Valmore Fornaroli

12/02/2003 - Si può impazzire per una terrina di fagioli? La Bibbia ci racconta che Esaù cedette i diritti derivanti dalla primogenitura per un piatto di lenticchie, quindi è ammissibile che i legumi provochino effetti d/el genere. Scherzi a parte, nel mondo universitario americano c'è una città che, ogni anno, nei primi du/e lunedi di febbraio abdica al proprio ruolo di metropoli per assumere le vesti di antico comune medioevale diviso in contrade che giostrano per la conquista del simbolo della supremazia cittadina: il “Beanpot”, la terrina di fagioli appunto. E' questo lo spirito che anima Boston ed i suoi abitanti durante lo svolgimento del New England Invitational Tournament, universalmente noto con il nome di Beanpot Tournament derivato dalla terrina in argento che viene data in premio ai vincitori del torneo.
Giocato per la prima volta nei giorni successivi al Natale del 1952, il Beanpot nacque dall'esigenza di riempire le date in cui il Boston Garden rimaneva orfano dei Celtics e dei Bruins a causa delle festività. Le squadre che si contesero quel primo trofeo, non ancora la terrina di fagioli, arrivata nel 1965, sono le stesse che si scontrano oggi e che si sono scontrate nelle precedenti cinquanta edizioni; si tratta delle quattro università di maggior prestigio e di maggior valore hockeistico che la città capitale del Massachussets può offrire: Boston College, Boston University, Harvard e Northeastern University. Nel corso degli anni il torneo ha trovato una stabile collocazione nei primi due lunedi di febbraio, diventando per i Bostoniani una data di quelle che fanno da pietra miliare dello scorrere dell'anno come il 4 luglio, il giorno del Superbowl o le celebrazioni del Boston Tea Party. Questa sorta di “palio” che blocca letteralmente Boston ha attirato su di sé l'invidia del resto del mondo NCAA che non gradisce questa enfasi che si è creata attorno a quello che dal resto d'America viene considerato uno dei tanti tornei che si svolgono nel corso della stagione, al pari del Great Lake Invitational o del Mariucci Classic. “Chi non vive Boston, chi non è di Boston, non può capire”, così rispondono gli abitanti della città considerata la più vicina allo stile di vita del vecchio continente, alle critiche di chi considera l'enfasi data al Beanpot eccessiva. Il Beanpot non è un normale torneo, coinvolge l'intera città, divide le famiglie, è una questione di orgoglio.  Il fatto che materialmente i campus dei quattro college in alcuni casi siano addirittura confinanti aumenta questo senso di divisione territoriale della città; nella settimana che comprende i due lunedi di disputa del torneo, nel primo si giocano le semifinali, nel secondo le finali, la passione raggiunge lo zenit in un crescendo che porta secondo un preciso rituale alla disputa del titolo in un clima che rende il Fleet Center il centro energetico di Boston. Il paragone con le antiche giostre o con l'attuale Palio di Siena non pare assolutamente eccessivo. Gli episodi che hanno costellato la disputa del Beanpot lo  - stanno a dimostrare. Nel 1961 Tom Martin, difensore di Boston College, giocò per cinquattotto dei sessanta minuti della finale; nel 1978 Boston fu bloccata dalla peggior tormenta di neve del secolo proprio la sera della finale, il risultato fu che il vecchio Boston Garden al fischio d'inizio era  totalemente gremito. Dal 1977 le quattro partite del torneo fanno registrare il tutto esaurito, prima al Garden ed ora al Fleet Center. Nel 1980 Wayne Turner entrò nella storia della Northeastern University segnando in overtime la rete che consegnò il primo Beanpot agli Huskies; nonostante Turner abbia posto termine alla propria carriera dopo l'università, quel gol gli valse un posto nella Hall of Fame di Northeastern, “il gol più importante della nostra storia” questa la motivazione della nomina. Una vittoria al Beanpot compensa in maniera assoluta una stagione mediocre ed un'ottima stagione, titolo NCAA compreso, non ripaga della sconfitta in finale, magari contro la rivale. Già perché il Beanpot è anche l'occasione per rinfocolare le grosse rivalità che esistono tra le quattro contendenti, in particolare tra i Boston University Terriers ed i Boston College Eagles. Nel 2001 BC interruppe un digiuno pluriennale aggravato dai sei titoli consecutivi vinti da BU negli anni precedenti, il giorno successivo all'ingresso del campus faceva bella mostra di se un cartello che indicava: Boston College Home of the Beanpot. La vittoria significa il possesso del Beanpot che viene ad assumere un significato quasi mistico, una sorta di simbolo della supremazia della propria fazione sulle altre.
Anche quest'anno la “festa” ha avuto il suo svolgimento con tutti i suoi rituali, dalla cena per la stampa con gli allenatori fino alla consegna della terrina in argento al capitano della squadra vincitrice. A portare al campus il Beanpot è stata per la venticinquesima volta Boston University che ha battuto gli acerrimi rivali di BC 3-2 in una partita che dopo il 3-0 sembrava finita, ma che solo grazie ai miracoli del goalie di BU Fields, MVP del torneo,  è terminata con il trionfo dei Terriers. Dicevamo dei venticinque successi di BU, leader della classifica di vittorie; a seguire gli immancabili Eagles con 12 Beanpot ed Harvard con 10, ultima Northeastern con soli quattro “cocci”.
Adesso è il momento della gioia per Boston University, il campus sarà teatro di festeggiamenti per almeno una settimana, con il “diritto” di esibire il Beanpot fino al prossimo febbraio con buona pace di BC e di chi pensa che il Beanpot Tournament sia un torneo come gli altri.