L'Angelo ed il Diavolo


Milano, 21 aprile 1998

E' difficile scriverle una lettera oggi, Mr DiCaprio. E' difficile pretendere di non essere inghiottito dall'oceano titanico che stampa, Tv, Rete e quant'altro sia considerato media hanno creato intorno alla sua figura. Ma una cosa contro cui sempre mi è piaciuto combattere è proprio l'ingiustizia che spesso casi come il suo alimentano. E cioè quando la popolarità rischia di sotterrare il talento. Vede, che lei abbia un occhio nero o che abbia inondato di rose una modella cubana o che esca troppo spesso con amici maschi o quant'altro componga la vischiosa fanghiglia che le riversano addosso le decine di comunicati stampa che le agenzie dell'intero pianeta si rimbalzano ogni giorno, a me non importa un fico secco. Lei può fare esattamente ciò che vuole nella sua vita privata e solo lei sa se, alla fine, vale la pena vivere un'esperienza come questa, in cui - come leggo - le tocca starsene chiuso in casa per settimane intere. In questo momento, ogni volta che lei respira, milioni di persone hanno fatto il suo nome in ogni angolo della Terra. Ogni volta che lei si corica, alla sera (o al mattino, faccia un po' lei), milioni di persone stanno guardando il suo volto in qualche sala di Pechino, come di Rio de Janeiro, in migliaia di talk-show si parla di lei, migliaia di emittenti radiofoniche mandano canzoni che fanno pensare a lei, milioni di persone noleggiano i suoi film, e milioni di persone, probabilmente, stanno sfogando i propri istinti con la sua immagine fissa in mente. A memoria d'uomo, ormai nessuno più osa negarlo, un fenomeno del genere non si era mai visto. Si può azzardare che fosse così per i Beatles, ma erano pur sempre quattro. Si possono azzardare i nomi di Elvis, di Marilyn o di James Dean, ma il loro culto è esploso post-mortem. Tutto ciò, io, onestamente, non so se vale i milioni di dollari che lei guadagna. Questo non lo so. So per certo però, che quando la vidi recitare in "What's eating Gilbert Grape" in una saletta di Teramo, città dove all'epoca studiavo, rimasi assolutamente piegato. Io da allora l'ho eletta artista, Mr DiCaprio. Poi pian piano è venuto tutto il resto. Con questa introduzione formale vorrei cominciare una corrispondenza univoca con lei, in cui mi piacerà esaltare il mito artistico e genialoide che anima la sua vita professionale, ma anche esternare il mio sdegno sull'immenso marciume che la attanaglia e di cui, ogni tanto, mi chiedo se lei non sia in qualche modo responsabile. Ho usato per la prima e ultima volta un tono formale, d'ora in poi le parlerò come è giusto che si parlino due coetanei. E non lesinerò complimenti, come neanche critiche feroci. Un saluto da un vecchio fan.


Lettera Prima - Trash!

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