Laboratorio Shakespeariano a cura di Agostino Lombardo
Teatro Studio e foyer Teatro Piccolo
Milano, Gennaio - maggio 2001

OTELLO

commento di Alessandro Serpieri

Testo raccolto da Cristina

 

Vittorio Gasmann e Annamaria Pierangeli in Othello - 1957

 

Tema tratto da una novella di un italiano, Giraldi Cinthio, dalle Ecatomnidi, raccolta apparsa nel 1565. La novella racconta la storia del moro, di Disdemona e dell'alfiere cattivo, ma termina in maniera molto singolare poiché l'alfiere e il moro si mettono d'accordo per uccidere Disdemona. La cosa finisce in maniera balorda perché il moro non è il nobile moro Shakespeariano, ma è un personaggio anche balordo per certi aspetti; ucciderà Disdemona percuotendola insieme all'alfiere e simulerà un incidente facendo cadere addosso alla malcapitata parte del palco della casa in cui lei abitava con il moro.

La storia è motivata, per quanto riguarda Iago, unicamente dall'amore che l'alfiere avrebbe avuto per Disdemona; Shakespeare riprende la parte centrale della novella e ne fa un capolavoro. Questa tragedia è quella forse più compatta, rispetto alle altre tragedie di Shakespeare, per quanto riguarda l'unità di luogo, poiché il primo atto si svolge a Venezia e gli altri quattro si svolgono tutti a Cipro in continuità di tempo, isola dove Otello è stato mandato dalla repubblica Veneziana per combattere contro i turchi che volevano assalire questo caposaldo della repubblica.

Unità di spazio, di tempo e di azione in una tragedia che più delle altre sembra avvicinarsi alle famose unità aristoteliche, ma che si discosta dal tragico greco e dal tragico shakespeariano per qualcosa di molto singolare.

Una tragedia che vede l'unione in segreto fra la bianca Veneziana Desdemona e il moro generale della repubblica Otello. Iago fa di tutto per far incriminare pubblicamente Otello: nella prima scena portando all'innamorato deluso di Desdemona, Roderigo, questa motivazione (il matrimonio) gli dice anche che gli è stato preferito Cassio, mentre lui ha molta più esperienza militare e si sente discriminato. Per questo di notte sveglia il senatore Brabanzio, padre di Desdemona con una molto efficace indicazione; Iago si mostra fin dall'inizio padrone delle parole, capace di scuotere le emozioni degli altri e riesce a mettere nell'animo di Brabanzio la furia dicendogli qualcosa come "il nero caprone sta montando ora, proprio ora sulla tua bianca agnella".

E insiste su ora, cioè mette mette in contemporanea nella mente di Brabanzio qualcosa di terribile nella prospettiva del padre; di conseguenza lui vuole condurre Otello nottetempo nella sala del consiglio del doge dove si sta discutendo dell'assalto turco contro le coste; Brabanzio lo denuncia pubblicamente ; lo tratta come demonio, un personaggio nero che con l'arte della stregoneria ha catturato sua figlia. Otello si difende, pur dicendo di non essere abile nella parola, con alta dignità etica da vero e proprio eroe rinascimentale. L'unica stregoneria che ha usato per conquistare il cuore di Desdemona è stato il racconto che le ha fatto, così come aveva fatto a Brabanzio. Le avventure di un personaggio che viene dall'Africa, impegnato in numerose guerre e che ha visto cose straordinarie in guerra. Popoli strani dove gli uomini avevano la testa all'altezza del petto. Popoli veramente mirabolanti. Desdemona ascoltando le avventure si è innamorata.

Vorrei fermarmi un istante: siamo di fronte alla straordinaria capacità di parola di Iago, come vedremo, uno dei più sottili tentatori del teatro, occidentale per lo meno, con la parola Iago crea una storia che non esiste che provocherà la tragedia finale. Dall'altra parte abbiamo una magia della parola ben diversa, una magia positivo, della parola che suscita amore. In maniera molto semplice, vediamo i due personaggi che saranno implicati in una specie di corpo a corpo mortale, l'uno con una magia positiva volta all'eros o all'epos che lo dovrebbe contraddistinguere come grande condottiero L'altro con una magia negativa che provocherà solo mali.

Per ora l'assalto di Iago non ha successo perché Brabanzio non potrà obiettare il fatto che Desdemona, una volta convocata, dirà di essere innamorata del moro e che con lui starà. Il doge dice che se sta bene a Desdemona allora sta bene anche a lui.( per il fatto che Otello è indispensabile in quel momento per condurre la flotta veneziana a Cipro e fermare l'attacco dei turchi.) Visto che fallisce il suo primo tentativo, quello della discriminazione pubblica di Otello, Iago passa a qualcosa di diverso.

Il suo intrigo si sposta, dal piano pubblico a quello privato, dalla discriminazione davanti a tutti, ad una discriminazione sottile. E pertanto si muove su linee molto inquietanti rilanciandola sul successivo blocco. Nel monologo che concluderà questa prima sezione Iago non parla più del suo odio contro Otello per la mancata luogotenenza, come ci si potrebbe aspettare, ma dice di temere che sua moglie Emilia lo abbia tradito con Otello e allora vuole insinuare a sua volta ad Otello che Desdemona se la intenda con Cassio e poi che l'amore con Desdemona non potrà durare a lungo perché solo una sgualdrina avrebbe potuto mettersi con un simile barbaro. Non è vero amore ma sesso, sfrenato e bestiale.

Qui emerge il registro ossessivo che Iago continuamente fa risuonare, il registro del sesso come quell'azione che si trasmette attraverso metafore del gusto che presto si tramuterà in disgusto per l'eccesso di sesso. Iago è il personaggio più volgare di tutto il tragico shakespeariano. Desdemona o ha già messo gli occhi sul bel bianco Cassio o li sta mettendo: quindi è l'occasione giusta per vendicarsi sul bel Cassio e su Otello

(SEGUE LA LETTURA DEL PRIMO ATTO)

Avete sentito come nel primo atto l'onesto Iago abbia sviluppato la prima parte del suo piano e, una volta fallito, sia ritornato all'attacco; ora la situazione si trasferisce a Cipro. La trama è ancora sostanzialmente in dubbio, ma ancora per poco. In un porto di Cipro Montano insieme ai suoi ufficiali scruta il mare in tempesta in attesa dell'attacco turco. La flotta turca però è stata distrutta e affondata dalla grande tempesta e questo lascia libero campo all'intrigo di Iago.

Otello arriva all'isola su un'altra nave rispetto a quella di Desdemona; egli trabocca di felicità, crede di essere arrivato al culmine, alla piena contentezza della sua esistenza e qui infatti comincia il percorso che lo porterà alla distruzione. L'intrigo di Iago non è ancora del tutto volto ad un suo intervento diretto contro Otello, ma deve passare attraverso alcuni stratagemmi. Quello di provocare un incidente fra Cassio, Roderigo e Montano, incidente provocato dal fatto che hanno abbondantemente bevuto durante il turno di guardia di notte e Roderigo in qualche maniera ha aggredito Cassio; Cassio si è difeso ed è scoppiata una rissa e Otello è dovuto intervenire durante la notte e ,scandalizzato dal comportamento di Cassio, gli ha tolto il posto di luogotenente. A ben vedere Iago avrebbe raggiunto il suo scopo, farlo destituire, ma sarebbe una storia poco interessante e non un capolavoro. L'odio di Iago contro Otello è molto più profondo della semplice questione della luogotenenza.

Kenneth Branagh, Laurence Fishburne e Irene Jacob - 1995

La sua storia inventata comincia a gonfiarsi e Iago ha due monologhi in questo secondo atto di grande intensità. Nel primo comincia a pensare alla sua trama. Quello che è molto interessante è che questo personaggio, su cui ci si è interrogati per secoli non agisce secondo un piano determinato, come Riccardo III, il malvagio Gloucester; Iago è un pensiero in evoluzione e a poco a poco presenta dei motivi, li affastella tutti e cerca di individuare il modo con cui intrappolare sia Otello sia gli altri che gli stanno intorno e la sua non-azione rivela una mente fortemente turbata.

Nel primo monologo ribadisce la supposta relazione di Otello con sua moglie Emilia, ma non traspare nessun accenno d'amore per lei; quello che lo turba è che un'altra persona potrebbe essere stata nelle sue lenzuola e aver compiuto la sua funzione; ed è molto importante perché anche quando aggiunge un ulteriore motivo, di temere persino che Cassio sia andato a letto con sua moglie, quello che mette in primo piano è la sostituzione in una sua funzione.

...... Questo rivela un personaggio che non riesce a manifestare nessun tipo di amore né tanto meno un amore per una donna perché l'amore si connota immediatamente come lussuria. Per questo il suo bersaglio numero uno diventa Otello, il nero, il bestiale, colui che nell'immaginazione popolare è il rappresentante della sessualità animalesca. A questo punto decide che farà impazzire Otello rendendolo geloso di Desdemona. Poi riesce a convincere Cassio a chiedere a Desdemona di intercedere per lui presso Otello affinchè gli venga restituito il ruolo di luogotenente.

A questo punto l'esca è gettata in maniera molto forte perché nel momento in cui Cassio si farà vedere con Desdemona potrà essere indicato come amante della stessa.

Iago, dopo aver convinto Cassio, si rivolge al pubblico con un monologo di straordinario narcisismo dicendo:" chi può dire che io sia un furfante, se consiglio il moro per il meglio" e godendo della parte di onesto metterà a punto ancora più dettagliatamente la sua trama che si svilupperà poi. Nel terzo successivo atto. nel momento in cui Cassio vede arrivare Otello si allontana da Desdemona perché si vergogna; ma questo suo allontanarsi da Desdemona viene colto come tanti altri elementi fortuiti nella narrazione da Iago a suo vantaggio.

(Serpieri chiede agli attori di recitare solo 5 battute per capire cosa succeda fra questi due personaggi

Iago: Questo non mi piace.

Otello: Che dici?

Iago: O niente, mio signore.

Otello: Non era Cassio quello che si allonatanava da mia moglie?

Iago: Cassio, mio signore? Non posso credere che se la svignerebbe in maniera così colpevole vedendovi arrivare.

Otello: "credo proprio che fosse lui" (n.d.r. di chi è questa traduzione? È proprio di Serpieri? c'è forse lo zampino di Lombardo?)

Qui è in luce tutta la tecnica della tentazione di Iago che si sviluppa naturalmente attraverso modalità diverse, ma tutte fanno riferimento a questa tecnica. Iago coglie la cosa e dice: "questo non mi piace" Scena lunghissima (45 minuti se fosse recitata tutta) fa ripetutamente uso della tecnica della reticenza e della negazione che si abbina ad una figura retorica, la litote, figura retorica con cui si nega per affermare. Se si nega qualcosa l'interlocutore percepisce l'assetto negativo, lo crede improbabile e lo capovolge al positivo. Nel momento in cui Otello trasforma la negazione di Iago in affermazione, come deve essere secondo la sua intenzione, allora a quel punto ci crede fermamente. Questa modalità è mutuata dalla novella del Giraldi Cinthio (legge un passo molto breve della novella in cui si evince questo tratto) Straordinaria scena di tentazione privata. (Stabilisce quindi ora un paragone con il Giulio Cesare: scena di tentazione pubblica La grande orazione di Marco Antonio sul corpo di Cesare morto) Bene, questa è la più grande scena di tentazione pubblica, di oratoria straordinaria in cui Marco Antonio usa le stesse tecniche, la negazione (negare per affermare) e l'ironia , affermare per negare. Questa è la migliore scena di tentazione privata di tutto il teatro Shekespeariano e tutto si articola intorno a questo esempio. Il moro è tutt'altro che il barbaro ingenuo in questa scena, il barbaro che cade dietro la fune Iago. Iago farebbe cadere comunque chiunque. Otello capisce tutto, le tecniche, le trappole di Iago come voleva lo stesso Iago; Otello dice"queste espressioni in un furfante vorrebbero dire che..." lo capisce, ma ha una percezione sbagliata del suo interlocutore e allora cade nella trappola. E allora Iago comincia a rivelare ma toglie importanza alle rivelazioni.

Laurence Olivier e Maggie Smith - 1965

Nella scena della tentazione ci sono anche le prove volute da Otello. Otello però vuole una prova visiva, la Ocular prove. E per caso questa prova capita: Cassio si ferisce alla testa e chiede a Desdemona di fasciarsi la testa con il fazzoletto che le era stato regalato da Otello, datogli da sua madre in Africa e tessuto da bacchi sacri in Egitto, ma è troppo piccolo per fasciarlo. Dedsemona lo lascia cadere in terra inavvertitamente ed Emilia lo raccoglie, ricordando quante volte Iago le avesse detto di prenderlo perché voleva farne copiare il ricamo. Iago voleva il fazzoletto come prova: riesce a farlo arrivare in mano a Bianca e approfitta della situazione E informato il povero Otello per mostrargli la prova finale trova il modo di far parlare Cassio con Bianca mettendo in disparte Otello. Lui non può sentire, ma vede che Cassio se la ride a crepapelle provocato da Iago riguardo alla sgualdrina Bianca, e Otello crede che stiano parlando di Desdemona. A questo punto la prova potrebbe essere definitiva. Otello chiede conferma ad Emilia, la quale nega che sua moglie lo tradisca. Segue una scena che prelude in maniera raccapricciante alla scena della morte di Desdemona. Otello nel suo appartamento con Desdemona si comporta come se fosse in un bordello; non c'è possibilità di farlo retrocedere. Ormai è certo del tradimento e arriverà nell'ultima scena della tragedia nella camera di Desdemona con una candela in mano proponendosi di compiere un atto sacro, uccidere la moglie è come un sacrificio; Desdemona si sveglia e cerca in tutti i modi di farlo recedere da questa sua follia e quando si accorge che non è possibile chiede in amniera estremamente commovente che gli venga lasciata una notte, un giorno, mezz'ora, il tempo di dire le preghiere prima di morire. E invece Otello la strangolerà. Poi entra Emilia che ha sentito il chiasso e prima Otello fingerà di non averla udita, poi riconoscerà di aver compiuto il suo atto; l'intrigo di Iago verrà alla luce e Iago stesso interverrà. Emilia continuerà a denunciare il marito, ormai tutto si sta chiarendo. Iago colpirà alle spalle Emilia che morirà e Otello di fronte ai nobili veneziani arriverà al suicidio con una straordinaria orazione finale in cui parla di se stesso come il campione della repubblica e che per difendere la repubblica veneziana da un malvagio turco lo ha ucciso.

Ma nel momento in cui racconterà questo ucciderà se stesso; è come se la sua parte occidentale volesse uccidere nel racconto quel barbaro che lui è sempre stato considerato essere per tutto il corso della tragedia. Barbaro asservito alla repubblica, un diverso, un caprone nero, un demonio che invece è un grandissimo personaggio portato dalla follia segreta di Iago a rappresentare quel folle barbaro che lui non era. Si uccide nel narrare la sua storia di uomo nato in un altro paese, venuto nella grande Europa della civiltà rinascimentale, nella repubblica di Venezia di cui è stato campione, ma sempre discriminato, sempre allontanato. Riesce comunque a trovare un incrocio di identità: è lui che racconta di aver ucciso il barbaro e uccide se stesso perché non può esistere e questa faccenda del non poter esistere e del diverso è una storia estremamente attuale, che ci riguarda ancora da vicino.

Shakespeare l'aveva già drammatizzata nel Mercante di Venezia, nell'ebreo Shylock. Ma il personaggio che tutti quanti inquieta è Iago. La tragedia di Otello è quella che più di tutte ha suscitato turbamento nel pubblico nel corso dei secoli. Vi basti sapere che nel corso dell'ottocento in un teatro del midwest americano uno spettatore saprò all'attore che impersonava Iago perché la faccenda era intollerabile. Iago era intollerabile, un furfante che non aveva neppure uno scopo. A differenza delle altre tragedie Shakespeariane e di tutte le tragedie in assoluto, non c'è un motivo se non un motivo occulto che riguarda inevitabilmente il pubblico, poiché riguarda l'immaginario di tutti. Iago è stato interpretato in tanti modi, ma il modo in cui Shakespeare gli ha fatto interpretare se stesso è il più straordinario; prima di uccidersi Otello aveva detto a Cassio, per non parlare nemmeno lui a Iago diretamente, "chiedi a quel semidiavolo perché ha irretito così al mia anima?" e Shakespeare è grandioso perché mette in bocca a Iago questa battuta secca e poi Iago scompare. "Non domandatemi nulla, ciò che sapete sapete. D'ora in poi non dirò più parola." Spara con il silenzio ciò che è indicibile perché è qualcosa che permea l'immaginario più o meno turbato di tutti quanti. È il rapporto con l'altro, con il diverso, Iago è l'interprete nel primissimo '600 di un grandissimo disagio che è andato avanti per secoli e vive ancora oggi. Shakespeare non dà a Iago motivazioni. Vorrei che tutti meditassimo su questo silenzio mentre vediamo la morte di Otello.