Romeo e Giulietta

- 1595 -



Leonardo Di Caprio e Harold Perrinau nel film di Baz Luhrman - 1996



Genere

Tragedia lirica.

Fonti

Dante Alighieri cita per primo le famiglie rivali in un passo della Divina Commedia, sezione Purgatorio (canto VI, verso 106); Luigi Da Porto coglie lo spunto e nel 1524 compone una stupenda novella, che otterrà un grande successo, in cui si delineano già tutte le caratteristiche principali della storia, tra cui i nomi dei protagonisti ed il tema della morta vivente; qualche anno più tardi Matteo Bandello pubblica, alla corte di Isabella D'Este, una sorta di romanzo breve ispirato alla storia, che verrà poi ripreso da Arthur Brooke per un suo poema del 1562; da questo William Shakespeare trarrà la sua tragedia tre anni più tardi.


Il gioco dialettico dell'amore e dell'odio

di Guy Boquet

A Verona l'amore può essere culto o follia, ma il mondo dei Capuleti è quello dell'odio irrazionale; il matrimonio è solo un contratto destinato a perpetuare il clan perchè le vendette possano proseguire; il vecchio Capuleti ignora sia il senso dell'amore che il senso della morte. La nutrice di Giulietta, benchè incarnazione delle forze cosmiche della natura, concepisce la donna solo come vaso destinato a ricevere il seme ed a portare il futuro della razza.

Ma il mondo della notte è rischiarato dalla confusione della festa: il tempo di un ballo basta a far sì che gli amanti si riconoscano. Le indecenze proferite da Mercuzio e dalla nutrice fanno parte della liturgia amorosa, irridendo il sentimento esaltato in immagini di fuoco, di fiori e di luce nel duetto degli amanti al balcone di Giulietta e nella notte nuziale interrotta dal canto dell'allodola e dell'usignolo.

Romeo e Giulietta non è la versione anglo-italiana del Liebstod che vota fatalmente gli amanti appassionati alla morte di Tristano e Isotta. Gli amanti veronesi vogliono vivere insieme e non morire insieme, anche se a Romeo non viene in mente di prendere Giulietta con sè nella sua fuga a Mantova.

Essi sono vittime di una società malata che considera viltà la benevolenza e che non sa arrestare la catena delle vendette.. L'uomo sopravvaluta la propria capacità di dominare il destino: frate Lorenzo non giunge ad utilizzare l'orgia di confusione per la genesi di una società riconciliata; utilizzando la catarsi di una morte simulata per tentare di porre fine all'odio, egli va oltre il potere dell'uomo e conduce gli amanti alla morte.

In quel mondo cattivo e meschino la riconciliazione può avvenire solo sopra i cadeveri, anche se un amore capace di sopravvivere alla morte ha il potere sacrificale terribile e misterioso di sotterrare la discordia civile


Alcuni grandi allestimenti italiani della tragedia


Gianmaria Volontè e Carla Gravina - Estate veronese del 1960.


Giancarlo Giannini e Annamaria Guarnieri nell'edizione di Franco Zeffirelli del 1965.


Laura Nardi e Kaspar Capparoni - Regia di Patroni Griffi, 1996.


Max Malatesta e Giovanna Di Rauso - Festival veronese 2000