LA 3 GUERRA MONDIALE


Il lettore Carmelo ci invia questo testo recuperato da Internet

Negli ultimi 18 mesi abbiamo combattuto una guerra che è il preludio alla Terza Guerra Mondiale. Il mondo sta per combattere, che gli piaccia o no. Ne sono sicuro."
Questo è quanto ha avuto da dichiarare Ra'anan Gissin, consigliere e portavoce del Primo Ministro Israeliano Ariel Sharon durante una recente visita a Tucson.
D'altra parte, a giudicare da quanto sta accadendo in Medio Oriente, è difficile dargli torto. Ed è interessante quanto sta accadendo negli Stati Uniti: recentemente sul Los Angeles Times è stato pubblicato un illuminante articolo del rabbino Michael Lerner (direttore di Tikkun e, con Cornel West e Susannah Heschel, co-presidente della Comunità Tikkun) il quale mette in luce quanti ebrei si sentano profondamente a disagio per l'attuale politica di Israele: da una parte vedono che tale politica sta conducendo al risorgere dell'antisemitismo; dall'altra che essa non sta assicurando sicurezza ad Israele, ma creando invece nuove generazioni di futuri terroristi e convincendo il mondo che Israele ha perso il suo indirizzo morale. Pure, molti di questi ebrei e molti non-ebrei sono stati il bersaglio di intense campagne intimidatorie da parte di organizzazioni ebraiche di vario tipo, come il Comitato per le Relazioni Pubbliche Americane Israeliane (AIPAC), che etichettano i critici di Israele "autolesionisti" se sono ebrei e antisemiti se non lo sono. Tali organizzazioni mobilitano ingenti somme di denaro per sconfiggere candidati ritenuti non abbastanza pro-Israele. Molti rabbini e professionisti avrebbero recentemente confidato a Lerner di aver paura di perdere il lavoro se mai appena accennassero a qualche dubbio sulla politica di Israele, figurarsi poi se esprimessero il loro esplicito appoggio alle richieste per la fine dell'occupazione dei territori. Nell'articolo si legge: "Centinaia di migliaia di palestinesi nel 1948 abbandonarono le loro case, e recenti ricerche storiche in Israele hanno dimostrato che la maggior parte non lo fece in risposta agli appelli dei leader arabi, bensì perché terrorizzati dagli atti di violenza perpetrati dai terroristi israeliani di estrema destra, o perché furono fisicamente obbligati dall'esercito israeliano. (A Deir Yassin, una città che aveva manifestato lealtà ad Israele, furono intenzionalmente trucidati 250 civili per convincere i palestinesi che in un nuovo stato israeliano non sarebbero stati al sicuro, per quanto desiderassero vivere in pace.) Ora i rifugiati palestinesi e le loro famiglie sono più di tre milioni, e molti di essi vivono in campi profughi sotto occupazione militare israeliana.
Malgrado le promesse di Israele, fatte ad Oslo nel 1993, di terminare l'occupazione dei territori entro il 4 maggio del 1999, le sue effettive iniziative andarono in direzione del tutto contraria. Dopo l'assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin da parte di un estremista di destra, Israele aumentò il numero dei coloni dai circa 120.000 del 1993 ai circa 200.000 dell'epoca in cui il Primo Ministro israeliano Ehud Barak si incontrò col Presidente dell'Autorità Palestinese, Yasser Arafat, a Camp David. E sebbene i media statunitensi e israeliani si siano bevuti il mito che quanto era stato offerto ai palestinesi era "il meglio che potessero aspettarsi", e che pertanto il loro rifiuto era la prova che non volevano altro che la distruzione dello stato di Israele, i reali dettagli mostrano una storia del tutto diversa. Non solo Barak offrì ad Arafat meno di quanto era stato promesso nel 1993, ma rifiutò di fornire qualunque misura di risarcimento o compensazione per i profughi: al contrario, insistette affinché Arafat firmasse un accordo dicendo che i termini offerti da Barak avrebbero chiuso qualunque rivendicazione da parte dei palestinesi nei confronti di Israele e avrebbero rappresentato la risoluzione di qualsiasi negoziato ancora in corso. Nessun leader palestinese avrebbe firmato quell'accordo accantonando i bisogni di quei profughi.
Sebbene sia credenza popolare che i negoziati terminarono lì, di fatto essi proseguirono a Taba sino a quando l'elezione di Ariel Sharon concluse quel processo che, secondo l'allora Ministro della Giustizia Yossi Beilin, era molto vicino all'arrivare ad un completo accordo tra i due popoli.
Sharon non voleva quell'accordo, perché ha sempre rifiutato qualunque patto che implicasse l'abbandono degli insediamenti nel West Bank, che lui aveva aiutato a fondare negli anni '80 proprio per garantire che Israele non avrebbe mai abbandonato i territori occupati."
Anche il Telegraph di Londra recentemente ha pubblicato un articolo a dir poco inquietante (che in parte riecheggia le informazioni relative all'operazione "Shekhinah") il quale, partendo dal presupposto che Sharon ha da sempre indicato la Giordania come la patria naturale dei palestinesi, ipotizza che un sollevamento popolare in questo stato, seguito dal collasso del regime di Re Abdullah, darebbe ad Israele l'opportunità di "accodarsi" ad una eventuale invasione americana dell'Iraq – così come uno spettacolare atto di terrorismo in Israele, con centinaia di vittime. Lo scenario prevede il lancio di missili da parte dei tre ultramoderni sottomarini israeliani, la chiusura dei confini, l'imposizione del silenzio stampa col confino negli alberghi dei giornalisti stranieri come ospiti del governo.
Secondo l'estensore dell'articolo, il Prof. van Creveld:
"Verrebbe dispiegata una forza di 12 divisioni, delle quali 11 corazzate, più varie unità territoriali adatte a compiti di occupazione: cinque contro l'Egitto, tre contro la Siria ed una di fronte al Libano. Ciò ne lascerebbe tre libere di schierarsi verso est, più forze sufficienti a piazzare un carro armato in ogni villaggio arabo-israeliano, giusto in caso alle loro popolazioni venisse qualche strana idea.
L'espulsione dei palestinesi richiederebbe soltanto alcune brigate: non trascinerebbero la gente fuori dalle proprie case, bensì utilizzerebbero l'artiglieria pesante per mandarla via. I danni causati a Jenin in confronto sarebbero una bazzecola.
Qualunque interferenza esterna sarebbe scongiurata dall'aviazione militare israeliana. Nel 1982, l'ultima volta che venne impiegata in operazioni su vasta scala, distrusse 19 batterie antiaeree siriane e abbatté 100 aerei siriani contro la perdita di uno solo. Il suo vantaggio oggi è molto maggiore di allora, e costituirebbe una tremenda minaccia per qualunque attacco corazzato siriano sulle alture del Golan.
Per quanto riguarda gli egiziani, sono separati da Israele da circa 150 miglia di deserto. A giudicare da quanto avvenne nel 1967, se cercassero di attraversarlo verrebbero distrutti.
Le forze armate giordane e libanesi sono troppo piccole per contare qualcosa e l'Iraq non è in condizioni di intervenire, dato che non ha recuperato la sua potenza pre-1991 e viene tenuto a bada dagli americani. Saddam Hussein potrebbe lanciare alcuni dei 30 o 40 missili di cui probabilmente dispone, comunque i danni che potrebbero arrecare sono limitati. Se poi Saddam fosse abbastanza matto da ricorrere ad armi di distruzione di massa, allora la risposta di Israele sarebbe così "imponente e terribile" (come disse una volta l'ex Primo Ministro Yitzhak Shamir) da oltrepassare qualunque immaginazione.
C'è chi ritiene che la comunità internazionale non consentirebbe una simile pulizia etnica. Io non ci conterei. Se Sharon decide di andare avanti, l'unico paese che potrebbe fermarlo sono gli Stati Uniti.
Tuttavia questi ultimi si ritengono in guerra con quella parte del mondo musulmano che ha appoggiato Osama bin Laden, e non avrebbero necessariamente qualcosa da obiettare a che gli si dia una lezione – in particolare se fosse rapida e brutale come la campagna del 1967, e soprattutto se non interrompesse troppo a lungo le esportazioni petrolifere.
Gli esperti militari israeliani ritengono che una simile guerra sarebbe finita nel giro di soli otto giorni. Se gli stati arabi non intervengono, finirà con l'espulsione dei palestinesi e con la Giordania in rovina.
Se intervengono, il risultato sarebbe identico, con i principali eserciti arabi distrutti. Naturalmente Israele subirebbe qualche perdita, specialmente al nord, dove la sua popolazione si troverebbe sotto il tiro degli Hezbollah, tuttavia il loro numero sarebbe limitato e Israele si ergerebbe trionfante, come fece nel 1948, 1956, 1967 e 1973. Capito signor Arafat?"
Staremo a vedere come si svilupperanno gli eventi, ad ogni modo i segnali sono poco rassicuranti: scopriremo poi se queste sono solo le paranoiche fantasie dei teorici della cospirazione, come vengono etichettate certe questioni dai grandi media che, ad esempio, si guardano bene dal mettere seriamente in discussione quegli eventi dell'11 settembre 2001 che hanno contraddistinto l'attuale situazione mondiale. In questa pagina web (
http://www.rense.com/general24/why.htm ) c'è una mole enorme di domande senza risposta. Ve ne proporrò una sintesi la prossima settimana (a meno che non debba necessariamente occuparmi di altro: un alto funzionario della CIA, James Pavitt, all'inizio di aprile ha affermato presso un convegno accademico: "Ed ora la cruda verità. Malgrado tanti sforzi di gran parte del mondo, il prossimo attacco terroristico non è una questione di "se", è una questione di "quando".), ma nel frattempo godiamoci questa notizia che, se si dimostrasse fondata, potrebbe radicalmente cambiare anche il corso di questi eventi.
"Il 26 marzo 2002 è stato concesso il brevetto USA 6.362.718 per il "Generatore Magnetico Immobile" (MEG) che è probabile divenga il primo dispositivo free energy nella storia ad essere commercialmente disponibile, a partire da un anno da ora. La macchina fornirà elettricità gratuita dal vuoto per tutta la vita del dispositivo stesso, che dovrebbe essere alquanto lunga dato che non ha parti mobili. Potete vedere la foto di una replica del MEG, realizzata dallo scienziato Jean Louis Naudin, e le altre presso:
http://jnaudin.free.fr/html/meg.htm.
Esso dispone di potenti magneti, bobine e di una unità elettronica di controllo.
L'annuncio è importante perché sinora l'ufficio brevetti era sempre stato scettico sui dispositivi che apparentemente ricavano "qualcosa dal nulla", ma secondo la nuova scienza elettromagnetica scalare, il MEG non infrange la legge di conservazione dell'energia: quest'ultima è semplicemente conservata nella quarta dimensione, il tempo, e non nel nostro mondo tridimensionale.
Il MEG fornisce energia elettrica ricavandola dalle onde elettromagnetiche (EM) longitudinali esistenti in quantità praticamente illimitate nello spazio vuoto. Quest'oceano di energia che permea qualunque cosa viene talvolta chiamato energia di "punto zero", dato che vi rimane anche alla temperatura dello zero assoluto.
Quattro sono gli inventori elencati: Stephen L. Patrick, Thomas E. Bearden, James C. Hayes, Kenneth D. Moore.
La complicata fisica alla base del funzionamento del MEG viene spiegata nel documento "The Motionless Electromagnetic Generator: Extracting Energy from a Permanent Magnet with Energy Replenishment from the Active Vacuum" (Il generatore elettromagnetico immobile: estrarre energia da un magnete permanente con rifornimento di energia dal vuoto attivo, ndt), disponibile presso cheniere.org.(
http://www.help4all.de/energy/MEGpaper.pdf )
Le prime unità MEG che verranno prodotte per la vendita produrranno 2,5 kilowatt di elettricità gratuita. Per sempre. Dovrebbero essere in produzione entro un anno, e i locali di assemblaggio sono in fase di allestimento presso una "nazione amica" non menzionata. Le unità possono essere unite insieme per fornire più potenza, così quattro unità fornirebbero 10 kilowatt."
L'articolo del quale vi ho proposto un estratto è molto incoraggiante, anche troppo secondo me. Sarà per questo che dopo un paio di giorni non l'ho più notato fra gli articoli di punta nel sito di Jeff Rense; ad ogni modo, eccovi la URL:
http://www.rense.com/general21/free.htm
Per concludere, sappiate che il 13 marzo il Parlamento Europeo ha approvato una "direttiva europea sugli integratori alimentari" che classifica le vitamine come medicine anziché come integratori, lasciando un periodo di transizione di tre anni che finirà nel 2005, quando tale direttiva dovrebbe entrare in vigore. Al momento questa decisione ha scatenato le proteste di ben 604 milioni di consumatori, che hanno sottoscritto una petizione per continuare ad avere libero accesso ai rimedi naturali (la petizione si trova presso
http://www.vitamins-for-all.org./english/default.html ).
Alla prossima.