SCIENZIATI NEL MIRINO DELLA FBI


Bonnie e Clyde, Capone, Dillinger e... Albert Einstein... Che ci fa Einstein tra questi personaggi? Questo elenco lo si può leggere sulle pagine Web della Fbi. "Ah ma certo, è chiaro si dirà. I servizi di sicurezza si interessano ai delinquenti, ma ovviamente anche della sicurezza di persone particolarmente in vista ed esposte", tanto è vero che nell'elenco compare anche il nome di Winston Churchill!
Tutto a posto, allora? Non tanto, perché le 1.427 pagine del dossier su Einstein, alcune delle quali sono state "declassificate" da appena pochissimo tempo, non raccoglievano informazioni volte a garantire la sicurezza dello scienziato, ma a controllarne tutti i passi. Suona strano, ma è così. Le magliette con la faccia di Einstein che mostra la lingua sono fra le più vendute negli Stati Uniti e gli americani lo sentono come una gloria nazionale. Eppure per tutta la sua vita i servizi segreti lo ebbero in sospetto. Il grande genio, fuggito 1933 dalla Germania nazista che perseguitava gli ebrei, era divenuto cittadino americano nel 1940, assurgendo a bandiera del mondo libero e della lotta al razzismo. Ma il suo pacifismo, la costante attenzione ai problemi sociali e il vagheggiamento di un internazionalismo che potesse mediare le esigenze dei diversi popoli, lo aveva messo ingiustamente e ottusamente in odore di "connivenza con i russi" agli occhi di alcuni. In effetti i rapporti fra molti grandi scienziati, specie fisici e matematici, e gli apparati militari non sono sempre stati tranquilli. I militari hanno sempre nutrito una sorta di ambivalenza nei loro confronti. Da un lato hanno avuto fiducia come pochi altri nella utilità della ricerca a ogni livello, mostrando in questo una lungimiranza superiore a molti altri settori della società; dall'altro hanno sempre diffidato della loro indipendenza di giudizio. E se Einstein era considerato troppo pacifista, colui che effettivamente costruì la prima bomba atomica, Oppenheimer, ebbe grane enormi e fu accusato di essere una spia russa quando rifiutò di occuparsi della bomba all'idrogeno, considerandola un'arma troppo devastante. La bomba all'idrogeno, o termonucleare può avere una potenza centinaia o migliaia di volte superiore a quella di Hiroshima.
D'altra parte vi furono scienziati illustri che ebbero ottimi rapporti con i militari. Se ne vede una traccia anche nel recente film "A Beautiful Mind", in cui però il coinvolgimento del grande matematico e Premio Nobel per l'economia John Nash nei servizi segreti appare come una allucinazione della follia. E così sostanzialmente era per Nash. Ma andrebbe anche detto che nell'Istituto dove Nash lavorava c'erano effettivamente diversi ricercatori che erano al servizio dei militari. Là, per esempio, c'era l'ufficio di von Neumann, il matematico di origine ungherese che aveva preso parte al "Progetto Manhattan" per la bomba atomica. In quella sede egli coordinava lo sviluppo dei primi calcolatori elettronici ed era il massimo consulente scientifico per i progetti di corsa al riarmo missilistico. Non a caso fu proprio von Neumann a ispirare a Stanley Kubrick il luciferino personaggio dello scienziato folle e guerrafondaio del "Dottor Stranamore".
Anche l'altro grande padre del computer, Alan Turing, lavorò durante la Seconda guerra mondiale per i servizi segreti, quelli britannici, riuscendo a decifrare Enigma, il codice utilizzato dall'esercito tedesco per le comunicazioni relative alle operazioni militari. Ma non era il solo a seguire questi studi, e oggi iniziano a "venire a galla" i nomi di alcuni matematici che hanno fatto la storia della crittografia passata e recente. Forse perché la crittografia è diventata di enorme importanza non solo in campo diplomatico e militare, ma anche civile: non ci facciamo molto caso, ma è proprio a questa branca della matematica che ci affidiamo ogni volta che usiamo il bancomat o chiamiamo da un cellulare. Di fatto, molte applicazioni di uso oggi comune, erano state già scoperte ma tenute protette da segreto da ricercatori che lavoravano per i militari, che non hanno mai lesinato i finanziamenti. Ciò che ci si può chiedere, è perché nella storia anche la società civile non abbia dato pari fiducia e attenzione alla ricerca, per ottenerne direttamente e senza mediazioni i benefici futuri, anche se non visibili.
Gianbruno Guerrerio

Fonte:
http://www.eco.bg.it/, collaborazione di Carmelo Scuderi.