TERRORISMO E GUERRA

UNA GUERRA PER IL CONTROLLO GLOBALE

di Piero Maestri


È partito l’arruolamento per l’operazione “giustizia infinita”: ad essa non sono chiamati solo i governi, alleati e non, ma anche i popoli, i movimenti, i singoli individui. Siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo, a schierarci con l’Impero del Bene.

Bush ci ha già avvisato: “la prevista rappresaglia degli Usa non si fermerà a Bin Laden”, la guerra sarà di lunga durata. Non bisogna sottovalutare queste dichiarazioni come se fossero l'esercizio retorico di un presidente sotto tiro: davvero si sta aprendo una fase di “guerra permanente”.


LA STRATEGIA DELLA "PRESENZA AVANZATA"

La fase che si sta aprendo vedrà certamente nuovi interventi militari attraverso bombardamenti più o meno “chirurgici” e l’invio di truppe, portaerei ecc., tutte cose a cui dal 1991 siamo abituati. In questo senso, come spiega un articolo della rivista telematica “Analisi Difesa”, “gli obiettivi della rappresaglia, già tenuti sotto controllo satellitare, sono situati tra il Mediterraneo Orientale e l’Asia Centrale”.

Ancor più però acquisterà importanza la strategia della “presenza avanzata”, ovvero l’estensione in numero e in territorio di basi militari Usa o alleate, in particolare a partire dall’area considerata obiettivo della rappresaglia: la presenza di tali basi permetterà di estendere il controllo su quelle aree, attraverso lo strumento militare ma anche con i servizi ad esso collegati, in particolare quelli di “intelligence” (ormai tutti si sono abituati a chiamare così i servizi segreti, forse perché è più elegante).

Quando parliamo della Nato come “braccio armato della globalizzazione” intendiamo propriamente questo ruolo che l’Alleanza Atlantica assume, in perfetta sintonia con quanto deciso nel vertice di Washington del 1999.


UNA STRATEGIA CHE VIENE DA LONTANO

In questo senso andrebbero riletti i processi avviati dalla guerra del Golfo e le strategie via via annunciate: dalla prima revisione del “Concetto Stategico” della Nato nel 1991, dove si parla della necessità di rispondere a “rischi multidirezionali”, tra i quali il terrorismo; ai “Nuovi Modelli di Difesa” che comportano la professionalizzzione delle Forze Armate e l’accentuazione, tra le loro funzioni, della “presenza avanzata” e del controllo; alla seconda revisione del “Concetto Strategico” nel 1999, dove non solo si prevede di rendere esplicita la possibilità di missioni “non previste dall’articolo 5” (cioè non limitate alla difesa dei confini degli stati alleati, ma senza limiti geografici, giuridici e di motivazione) ma viene previsto che la risposta a un generico attacco esterno richieda la solidarietà dei paesi dell’Alleanza; fino al progetto di “scudo spaziale”, di dubbia utilità concreta (e l’attacco alle Torri Gemelle lo dimostra) ma di indubbia utilità politica per coinvolgere gli Alleati negli oneri del rilancio della spesa militare e nella politica di controllo globale.


GUERRA PERMANENTE E MILITARIZZAZIONE

La conseguenza di questa strategia sarà uno stato di guerra permanente, non solo nei territori interessati dai conflitti, ma in tutto il pianeta, compresi gli stati occidentali. Esso presupporrà una riduzione degli spazi di democrazia collettiva e delle granzie e tutele individuali: è un impegno già enunciato negli Usa ma anche in Italia, dove vari esponenti della maggioranza hanno esplicitamente dichiarato che la presenza di un “nemico invisibile” comporterà limitazioni alla libertà di tutti, in nome della “sicurezza”.

Vengono anche riscritte le regole della politica internazionale: i governi e gli stati saranno rispettati fino a quando collaboreranno alla gestione dell’“ordine globale”, in caso contrario verranno mesi in atto tutti i mezzi per sottometterli dichiarandoli "stati-canaglia". Non la scomparsa degli stati-nazione quindi, ma la loro cooptazione (ivi compresi, in posizione subalterna, quelli esterni all'Alleanza, come Russia e Cina) nella gestione delle regole del mondo globalizzato.

Avanza così un processo di militarizzazione planetaria, sia dal punto di vista internazionale che interno: mentre gli eserciti sempre più acquistano il ruolo di “polizia internazionale”, le polizie interne accentuano il carattere militare (come ha mostrato Genova).

Un'altra conseguenza, anch’essa già annunciata, sarà l’esplosione delle spese militari e di “intelligence”.


IL "NEMICO INVISIBILE" SIAMO "NOI"

Deve allora esere chiaro chi è il “nemico invisibile”: non sono certamente i gruppi terroristi, quasi sempre inventati o comunque favoriti dai vari servizi occidentali, ma siamo “noi”. Sono le popolazioni civili in ogni parte del mondo, a rischio di attacchi militari o di ritorsione; sono i movimenti politici e sociali di opposizione, a cui viene negata la pratica di una politica alternativa, non essendo prevista la possibiltà stessa di un’alternativa all’Impero del Bene; sono i migranti in tutto il pianeta, sottoposti sempre più alla clandestinizzazione forzata e alla “invisibilità”.

Proprio per questo l’opposizione alla “guerra permanente” potrà venire solo dalla crescita di questi movimenti, da una loro estensione e dalla loro presa di coscienza della necessità di lottare per la pace a partire dal rifiuto di schierarsi nello “scontro di civiltà”, dal rifiuto delle politiche di guerra, della Nato e dell’aumento delle spese militari.

Articolo tratto da "Guerre e pace"