SCANDALO IN VATICANO, SI VUOTA IL SACCO

Da Il Messaggero - Giovedì 16 Maggio 2002
L'INTERVISTA

La contro-indagine di Luc Brossollet e Jacques Vergès
"Stordito e trasportato in casa
del capo, poi il colpo di pistola"
di FRANCESCA PIERANTOZZI

PARIGI - "Tornay è stato assassinato, lo hanno stordito, trasportato nell'alloggio di Alois Estermann dove è stato finito con un colpo di pistola in bocca. Abbiamo le prove: verremo a Roma e le renderemo pubbliche". L'avvocato Luc Brossollet, uno dei più noti del foro di Parigi, batte la mano su una voluminosa cartella verde che troneggia sulla sua scrivania. Dentro si ammassano documenti, perizie, fotografie, fogli dattiloscritti, lettere manoscritte, e un dossier di 75 pagine. La verità - dice - sul caso Tornay, il caporale delle Guardie Svizzere che secondo la tesi ufficiale del Vaticano la notte del 4 maggio 1998 uccise il suo comandante Alois Estermann e la moglie Gladys, prima di ammazzarsi sparandosi un colpo in bocca. Con Jacques Vergès, altra famosa toga di Francia, Brossollet lavora sul caso da oltre un anno e mezzo, su richiesta di madame Baudat, la madre di Cédric. Lei non aveva mai creduto alle spiegazioni del Vaticano, e i risultati del lavoro dei due avvocati, oggi, sembrano darle ragione. Le conclusioni di un'autopsia effettuata sul corpo di Cédric nel '99, la perizia sulla lettera inviata alla madre prima della strage, alcune testimonianze: tutto sembra indicare che la versione ufficiale non regge. "Il 23 aprile il Santo Padre ha ricevuto il nostro dossier, con tutti gli elementi che giustificano la riapertura dell'inchiesta. Il 18 aprile, dunque prima che l'incartamento arrivasse in Vaticano, monsignor Francesco Bruno, presidente della Corte d'Appello vaticana, aveva fatto sapere che una riapertura del caso non era giustificata da alcun nuovo elemento. Ma lui come poteva saperlo? Si è trattato di una mediocre manovra". Voi come risponderete?
"Aspettiamo con fiducia una risposta del Santo Padre. Se non arriverà, verremo a Roma e renderemo tutto pubblico".
Quali sono le prove dell'innocenza di Tornay?
"Sono prove oggettive. Scientifiche. La notte del 4 maggio 1998 Cédric
Tornay è stato tramortito con un colpo alla regione occipitale sinistra, quindi trasportato sul luogo del delitto dove, dieci o venti minuti dopo, è stato ammazzato con un colpo di pistola in bocca. Quello che chiediamo alla magistratura del Vaticano è un dibattito scientifico. Noi siamo aperti al confronto, ma loro non ne vogliono sentir parlare. Perché sanno che la loro tesi non regge. Rifiutano di comunicare i dati sulla prima autopsia effettuata sul corpo di Tornay: è un comportamento anormale, da medioevo. Tre ore dopo i fatti, la mattina stessa del delitto, il Vaticano aveva già fornito la spiegazione di quello che era successo, nessun'altra pista è mai stata esplorata"
Cosa ha rivelato la seconda autopsia?
"L'autopsia è stata fatta svolgere dalla singora Baudat sul corpo del figlio dall'Istituto medico legale di Losanna il 14 maggio 1999. I risultati contraddicono punto per punto la tesi ufficiale del Vaticano: Cédric non ha potuto spararsi in ginocchio, come raccontato, con la sua Stig 75 d'ordinanza. E non c'è nessuna traccia della ciste al cervello che giustificherebbe il raptus di follia. D'altra parte, quando la signora Baudat incontrò il magistrato del Vaticano il 7 maggio 1998, questi non le menzionò assolutamente la ciste. E poi c'è la questione della doppia versione della lettera che Cédric avrebbe inviato alla madre per giustificare il suo gesto"
Una doppia versione?
"Secondo la nostra perizia la lettera è un falso, scritto da qualcuno che conosceva bene, ma non benissimo, Cédric: un italiano, probabilmente un prete residente in Vaticano. Ci sono incoerenze di fondo e di forma. Questa lettera fu letta pubblicamente alle Guardie Svizzere dal loro cappellano, monsignor Jehle, la mattina del 5 maggio 1998. Perché tanta fretta? Il 6 maggio, la lettera arriva ad alcuni quotidiani italiani, ma attenzione: il testo non è esattamente uguale a quello dell'originale, consegnato l'indomani alla signora Baudat. Alcune correzioni furono apportate quel giorno, correzioni che tendono a francesizzare il testo, ad eliminare alcuni italianismi. E' stata scritta nell'urgenza da qualcuno che si è trovato a dover coprire un delitto che probabilmente non aveva commesso. Per questo ha fatto molti errori".
Chi sono i vostri testimoni?
"In Vaticano moltissimi prelati non credono alla versione ufficiale della strage. Un prete ci ha scritto un anno fa raccontandoci di aver incontrato Ivon Bertorello, il prete confessore di Cédric, il 6 maggio 1998. Bertorello gli disse che Cédric era innocente, e che lui ne aveva la prova. Il prete che ci ha scritto è morto quest'anno, era molto anziano. Abbiamo la sua lettera.
E gli altri?
Li conoscerete a Roma.

Collaborazione: Simone Cumbo.