Ho raccontato con semplice e
rinnovato ricordo qualche episodio della mia adolescenza. Quel periodo è
pieno d’aneddoti coloriti, situazioni al di fuori della norma. La mia
vita è sempre stata al di là dei canoni prestabiliti. Inevitabilmente
tutto ciò si è poi trasformato, ho preso coscienza delle varie
situazioni, ho cercato di farle a misura, ho fatto il possibile per
adattarle e per accettarle. Sono convinta che per mio padre era tutto
assolutamente normale. Mia madre ha vissuto la sua breve vita nella
speranza che accadesse qualche miracolo, lo voleva fortemente per i suoi
figli e per se stessa. Sono trascorsi moltissimi anni e ripensandoci
l’evento più importante è stata la fine, la tragica fine di una
famiglia distrutta nel giro di un mese. Ora posso parlarne con struggente
nostalgia. Il grande
desiderio di andarmene, di scappare, si è rivolto contro di me, se ne
sono andati loro, come per togliere il disturbo, quasi a permettere, a
darmi la possibilità d’avere una vita normale. E’ stato un sacrificio
inutile. Ho vissuto all’ombra dei ricordi, della nostalgia. Ho delirato
nelle notti buie, ho avuto tanta paura. Ho sempre cercato la mano salda di
mia madre, la sua tranquillità, la sua tenerezza. Ho rincorso
l’allegria e la “pazzia” di mio padre, anche lui ha saputo farsi
amare nel suo modo burbero, quasi incivile di volermi bene.
TUTTO QUANTO
HO SCRITTO E’ DEDICATO A ELISA E MARIO, I MIEI INSOSTITUIBILI GENITORI
CHE HANNO DECISO DI LASCIARMI IL TEMPO PER RIMPIANGERLI, PER CERCARLI FRA
I VOLTI DELLA GENTE.
Donatella