CALLIMACO:
ELEGIE e
EPIGRAMMI
Fra i frammenti elegiaci
vano segnalate due elegie che sono due epinici
(frr. 383, 384), e che rappresentano una ricercata anomalia determinata
dalla traduzione metrica di un genere quanto mai lirico, quale è
quello dell'epinicio, nel distico elegiaco, forma tipica del recitativo.
L'epigramma è
il genere più longevo della letteratura greca, che nasce come commemorazione
funebre e viene utilizzato in questo senso da Omero e Simonide. Saffo lo
recupera per trattare temi più personali e concreti, ma poi esso
scompare a livello di opera d'arte e resta come strumento di commemorazione
funebre: anche l'epitafio di Pericle in Tucidide
suona come l'unione di vari epigrammi. Un altro risvolto che l'epigramma
assume, inoltre, è l'epicedio, vale
a dire quello dedicato alla morte di un animale.
L'epigramma antico era
anonimo ( res nullius) e pubblico (res
omnium); quello di Callimaco, invece, è firmato e Callimaco
ne va fiero: egli è orgoglioso di essere un poeta e considera la
poesia una dimensione non più politica ma umana. La poesia per Callimaco
è specchio della vita, ama il particolare e dice le cose come sono.
Il manifesto della poetica callimachea è riscontrabile
nell'epigramma:
Ant. Pal. XII, 43:
Non amo la poesia comune e
odio
la strada aperta a chiunque.
Odio un amante goduto da tutti
e non bevo ad una pubblica
fontana.
Odio ogni cosa divisa con altri.
Certo, Lisània è
bello! Bello! E ancora
non l'ho detto che un'eco già
ripete:
"E' anche d'un altro."
(trad. di Salvatore
Quasimodo, cit.)
Gli epigrammi callimachei
che ci sono pervenuti sono 63, ma non tutti
sono considerati autentici. Essi trattano argomenti diversi: quello votivo,
quello sepolcrale, quello pederotico, quello poetico. In essi sono presenti
casi di innovazione linguistica (coloritura dorica) e metrica.
I raffinati formalismi che caratterizzano gli epigrammi
incanalano l'onda degli affetti in una ricerca di equilibrio tipicamente
greca, consentendo al poeta di coltivare l'illusione che le emozioni del
cuore non sfuggono completamente al controllo dell'intelletto. La cura
estrema del lavoro poetico manifesta l'appassionata competenza del
filologo, che crede nella forza eternatrice della poesia.
Callimaco è un maestro del genere epigrammatico
perchè questo genere richiede doti in cui il poeta eccelle: l'originalità,
una versificazione brillante, un'acuta sensibilità linguistica.
Ad esse Callimaco aggiunge un gusto artistico basato su uno humor ugualmente
lontano dal riso e dal pianto.
Ci sono giunti dodici epigrammi omoerotici,
due propriamente erotici e numerosi epigrammi
funerari: l'epitimbio
è per Callimaco la sfida più ardua, perchè gli impone
di chiudere entro il breve spazio di due distici gli elementi "obbligati"
del genere. Anche in questo caso, però, Callimaco risolve il problema
con un'intelligenza poetica che è un impasto di cultura, gusto e
umanità, come testimonia il frammento
Ant. Pal VII, 80:
Qualcuno mi disse della tua
morte,
Eraclito, e piansi. E ricordai
allora
le molte volte che parlando
insieme
ci raggiunse la sera. Ora tu,
amico
d'Alicarnasso, sei da lungo
tempo cenere in qualche luogo.
Ma vivono per sempre i tuoi
"Usignoli":
su di loro Ade che tutto rapina
non metterà le mani.
(trad. di Salvatore
Quasimodo, cit.)
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