Fra il bastione aguzzo e quello successivo la strada si allarga: qui si trova
un'altra porta antica, conosciuta con il nome di Porta Pertusa
[rif. pianta 6], quasi a suggerire
un ingresso secondario sul lato delle mura che guardava verso la landa desolata, dal quale era
alquanto improbabile che i papi dovessero uscire. Difatti questa porta è rimasta spesso chiusa.
L'elemento di maggior interesse, però, è l'alta Torre di San Giovanni all'interno del territorio
vaticano, che si vede distintamente dalla strada: era uno dei vari torrioni realizzati
da papa Nicolò V nel XV secolo lungo il confine di Leone IV, come protezione
aggiuntiva (il muro originale aveva già 500 anni); abbastanza recentemente, negli anni '50,
la torre è stata resa abitabile, trasformata in un appartamento per ospiti importanti
del Vaticano.
la cupola fa capolino da dietro il muro |
la piccola Porta Pertusa, sul muro esterno, appena sotto
la poderosa Torre di San Giovanni, che sovrasta l'intera zona
Si continua a seguire la strada in discesa, dove si restringe nuovamente, e diviene abbastanza
ripida. Ben presto comincia ad intravedersi la famosa cupola di San Pietro fra i pini al di sopra
del muro, una magnifica veduta.
Ad un incrocio di tre strade diventa impossibile proseguire lungo il muro, perché qui la
ferrovia entra nella Città del Vaticano (si può scorgere a malapena lo stemma papale al di
sopra dell'ingresso); si segue la scalinata a destra, per poi risalire lungo un'analoga
scalinata che si incontra subito dopo sulla sinistra, e che riconduce al muro. |
Dietro l'angolo seguente, un passaggio moderno taglia di netto il confine
all'altezza del fianco della basilica, offrendo il miglior punto di vista della cupola,
sia per la luce che per la distanza: da qui l'enorme massa bianca appare davvero
impressionante, specialmente quando il tempo è buono e si staglia nettamente contro il
cielo.
Porta Fabrica, o delle Fornaci,
si distingue appena dal resto del muro |
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la cupola, dal punto di osservazione più vicino alla stessa
Lungo lo stesso tratto di muro, circa 50 metri più giù, si nota un antico passaggio
segnato da uno stemma di papa Clemente XI (1700-21). L'arcata è del tutto
murata, e ora anche parzialmente interrata a causa del sollevamento dell'attuale
livello stradale: questa una volta era Porta Fabrica
[rif. pianta 7], anche conosciuta
come Porta delle Fornaci, attraverso la quale entravano in Vaticano tutti i materiali da
costruzione necessari alla realizzazione della basilica di San Pietro. L'intero quartiere
dirimpetto alla porta prese il nome dalle molte fornaci che qui sorgevano, e che fornivano
migliaia e migliaia di laterizi. |
Poco dopo il completamento della basilica, Porta delle Fornaci venne chiusa
per sempre. Questa piccola porta, però, ha lasciato una curiosa traccia nel linguaggio: a quei
tempi, le merci che entravano in città erano sottoposte a tassazione, ma i materiali
usati per la basilica venivano esentati dal pagamento; per ottenere tale privilegio erano
marcati "A U F" (dall'espressione latina Ad Usum Fabricae, cioè "ad uso
della costruzione"): il dialetto romanesco corruppe la sigla in auffa, usato per
"gratis", mentre in italiano l'espressione a ufo prese un significato simile,
ma con una connotazione più negativa (come a dire "senza pagare un biglietto, un pedaggio,
un conto, ecc.").
Porta Cavalleggeri oggi |
Porta delle Fornaci, al centro, davanti alle fornaci
(notare le pile di mattoni), e Porta Cavalleggeri presso
il torrione rotondo, in una mappa di Roma del '600.
Svoltando dietro l'angolo appare, in fondo, il Gianicolo. Si passa davanti ad una piccola fontana,
la cui vasca è stata ricavata da un sarcofago romano; il testo latino ricorda papa Pio IV
(XVI secolo), e papa Clemente XI che la riattivò nel 1713. Adiacente
alla fontana si vede un arco cieco: questa era un'altra antica porta, chiamata in origine
Porta Turrionis dal grosso torrione di Nicolò V i cui resti si vedono sul lato
opposto della strada; fu più tardi rinominata Porta Cavalleggeri
[rif. pianta 8], dalle vicine caserme
di questo corpo. Ai primi del '900, quando da questa parte della città il traffico si fece
più pesante, il muro venne aperto fino alla torre, per offrire un passaggio più largo, e
la vecchia porta fu semplicemente spostata di qualche metro a sinistra del suo sito
originario. |
Per chi se la sente di camminare altri 200 metri, il giro
ha un ultimo spunto da proporre, sul lato opposto del Gianicolo.
Presso il torrione, si segue il traforo sotto il colle, recentemente allargato e
ristrutturato.
Appena all'uscita (la bella cupola di San Giovanni de' Fiorentini,
dall'opposta riva del fiume, compare sullo sfondo), sul lato sinistro della strada
si noterà un altro robusto bastione, che forma una rientranza racchiudendo un'alto
arco: Porta Santo Spirito [rif. pianta 9].
Papa Paolo III fece disegnare tanto il bastione che la porta da un importante
architetto, Antonio da Sangallo, specializzato in architetture militari. Michelangelo
entrò in aspro conflitto con Sangallo, criticando duramente il progetto del muro. In effetti,
la porta rimase incompiuta.
Quanto sia spesso il bastione lo si può intuire dalla profondità di una finestra sul lato destro
della porta: di sicuro questo era l'ingresso più invulnerabile alla Città Leonina fra quelli
che si aprivano lungo il suo confine nel XVI secolo. |
Porta Santo Spirito e il bastione di Sangallo |
Chi voglia interrompere qui il giro delle mura può seguire la strada oltre Porta Santo Spirito,
raggiungendo così piazza San Pietro da via della Conciliazione.