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E n io W e b P a g e |
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I ricordi della guerra
effettuare la salita aggirando il monte Piana in senso orario: poco a nord del lago (quindi verso Dobbiaco), si imbocca sulla destra il largo sentiero 102 che conduce verso le Tre Cime di Lavaredo lungo la Val Rimbon. Dopo circa un chilometro e mezzo, un cartello indica sulla destra il sentiero n. 6 per la Val Rimbianco, che sale abbastanza agevolmente in una gola percorsa da un torrente che per un lungo tratto si sente scorrere ma non si vede. Salendo, sulla parete del Monte Piana, che rimane a destra, si possono scorgere delle piccole cavità, dalle quali le vedette austriache osservavano eventuali movimenti sospetti nella gola. La forra, ad un certo punto, si apre su verdi prati coperti dai baranci e si scende fino a livello del torrente. Solo una pausa momentanea,
perché subito si deve ricominciare a salire, sulla destra, attraversando il torrente su due stretti tronchi sospesi nel vuoto. Da lì inizia il ripido sentiero che porta alla Forcella dei Castrati, un vallone che, a quota 2300, separa il Monte Piana dal Monte Piano, la zona controllata dagli alpini del re da quella presidiata dai Kaiserjäger dell'imperatore. Tantissime le cose da vedere ed esplorare, dopo la fatica della salita, che richiede dalle 2 alle 3 ore a seconda del passo: le trincee, le gallerie, le postazioni, i resti arrugginiti di filo spinato, reti di protezione, scatole di latta, le croci di legno di qualche tomba disseminate qua e là sul vasto pianoro. Piccoli monumenti con targhe raccontano in poche parole degli eroi di quei tragici giorni: il maggiore Angelo Bosi, il tenente Ruggero De Simone. E poi la «Piramide Carducci», in onore del «poeta del vaticinio», e la Croce di Dobbiaco, che ricorda tutti i caduti. La visita delle trincee austriache e di quelle italiane merita un paio d'ore di tempo. Poi c'è la discesa, abbastanza impegnativa, lungo il «Sentiero dei turisti» (6a), che si imbocca dal bivio sulla Forcella dei Castrati oppure passando proprio sotto la grande Croce. L'intero giro è di 17 km e richiede circa 6-7 ore di cammino. Faticoso ma affascinante.
Si trova in una posizione molto caratteristica, lontana dal grande movimento - sia di turisti che di residenti - che caratterizza (spesso con tanta confusione) questo periodo di vacanze. Un motivo in più dunque per raggiungerla e di assaggiare le specialità tipiche altoatesine che vengono proposte. Si sta parlando della malga Lucco che si trova a 1850 metri poco sopra passo Palade, quasi al confine fra le province di Trento e di Bolzano. Arrivare alla malga è comodo sia dal versante trentino che da quello altoatesino: si lascia l'autovettura a passo Palade e si imbocca una stradina forestale sulla destra della statale per chi viaggia verso la Val di Non. Basta poi camminare una quarantina di minuti ( l'escursione non presenta alcun tipo di difficoltà ) per raggiungere la caratteristica costruzione. Ampio lo spazio a disposizione all'esterno per prendere il sole e soprattutto per mangiare le specialità tipiche altoatesine. Quella della malga è una cucina (sia calda che fredda) molto semplice ma molto curata dal gestore signor Kienzl che propone alcuni piatti davvero da assaggiare. La malga Lucco in questo periodo estivo non osserva il giorno di riposo. |
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