CALLIMACO:
GIAMBI
Nell'edizione agli Aitia doveva
probabilmente seguire il libro dei giambi, che riunisce secondo un progetto
preciso composizioni scritte in momenti diversi, ma destinate a formare
un tutto organizzato. Il libro era composto da 17 carmi, dei quali cinque
in coliambi (I-IV), due o tre (IX, X e forse VIII) in trimetri giambici,
uno in trimetri trocaici catalettici (XII), tre in strutture epodiche (V-VII),
gli ultimi quattro ( e probabilmente anche l'XI) in metri lirici. Alcuni
studiosi escludono queste ultime quattro composizioni dal libro dei giambi
proprio per il fatto che sono in metri lirici.
La varietà tematica
è molto ampia e legata a generi del tutto diversi dal giambo: oltre
alla tradizionale invettiva troviamo casi di àition, un epinicio (VIII),
un epitafio parodico (XI), addirittura una favola (IV). La favola di Callimaco,
in particolare, presenta un elemento comune a quella di Fedro, vale a dire
l'allegoria: per Fedro, però, l'allegoria è una necessità,
per Callimaco è una scelta culturale. Callimaco fa in questo modo
da tramite tra la prosa di Esopo e la poesia di Fedro, anche se quest'ultimo
non vede in Callimaco il suo predecessore: Callimaco, infatti, non si occupa
solo di favole, ma sperimenta questo come molti altri generi letterari.
I dialetti sono distribuiti
in modo che può sembrare arbitrario, ma tale non è: sono
presenti il dialetto ionico (prevalente), tradizionale della poesia giambica,
ma anche quello dorico.
Il libro dei Giambi è
in realtà un vero e proprio esperimento letterario, dove l'invettiva
personale propria del genere è sostituita dal richiamo frequente
alla morale popolare e dove vengono toccati gli argomenti più vari.
Callimaco non soltanto impiega metri diversi, ma dà vita a nuove
e audaci combinazioni di forme, e la fusione tra morale popolare e varietà
tematica che caratterizza i suoi giambi risulta indispensabile per comprendere
la satira di Lucilio e Orazio.
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