Russia

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FUCINA
INESAURIBILE
A molti sembrerà incredibile, eppure l’Unione Sovietica, quella che sarebbe diventata una potenza assoluta di questo sport, scoprì l’hockey molto tardi. La prima partita si svolse addirittura nel marzo del 1932, e la prima partecipazione a un campionato del Mondo, peraltro vinto con un clamoroso 7-2 al Canada, è addirittura del 1954! La ragione è abbastanza semplice: i sovietici giocavano uno sport svedese, il bandy, una sorta di antesignano dell’hockey che si giocava undici contro undici su una superfice ghiacciata delle dimensioni di un campo di calcio. Al posto del disco vi era una palla dura e i bastoni erano molto diversi. L’hockey “canadese”, o ancor peggio, “western hockey”, come con disprezzo lo definivano i giornali, venne dapprincipio deriso e considerato rozzo, primitivo. Fu solo nel 1939 che il gioco fu introdotto nel programma dell’Istituto di Cultura Fisica di Mosca. Furono allestiti seminari e i campioni dell’epoca furono invitati in Urss dalle repubbliche di Lettonia, Estonia e Lituania, che sarebbero entrate a far parte della IIHF già dal 1946. Fu solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il 22 Dicembre del 1946, che si disputò il primo campionato sovietico e il primo goal fu segnato da Arkady Chernyshev, futuro coach della Nazionale. Da quel momento, la progressione fu clamorosa, tanto da fare della Unione Sovietica prima, e della Russia poi, una grande potenza dell’hockey, perennemente in lotta con il Canada, in storiche series, per affermare la superiorità di una scuola sull’altra. La storia recente non ha bisogno di particolari commenti: basta scorrere i rosters delle squadre di Nhl per capire quanto l’hockey russo sia “stellare” e scendendo, dalla AHL fino all’ultima Lega, l’ultima Divisone europea, troverete russi, ma anche lettoni, estoni, kazaki, ucraini, impegnati a elevare il tasso tecnico delle squadre, a fare la differenza. Purtroppo, i problemi economici legati al postcomunismo non hanno avuto pietà neppure per l’hockey e la mastodontica Superleague, con 18 squadre e due retrocessioni, deve affrontare difficoltà logistiche non indifferenti. Non è stato facile costruire queste pagine: il cirillico è solo leggermente più incomprensibile di alcuni dialetti della Manciuria, ma il fascino di autentiche “cattedrali” dell’hockey, come Dynamo Mosca, Spartak, Cska, e di nuove potenze come i campioni continentali del Metallurg Magnitogorsk, resta immutato e meritava, pensiamo, questo piccolo sforzo di più.

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