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National Hockey League
SULLE ALI (ROSSE) DEL SUCCESSO
Come Scott Bowman ha riportato la Stanley a Detroit
di Ivan Fraschini
29/06/02 - Come riuscire a vincere un campionato Nhl ? Ecco la ricetta dell'anno, a cura dello “chef” Scottie Bowman, allenatore dei Detroit Red Wings : prendere una manciata di inossidabili veterani delle piste da hockey che abbiano già passato i trenta, meglio ancora se più vicini ai quarant'anni, aggiungere un portiere considerato da molti il migliore in circolazione, amalgamare e cuocere l'impasto così ottenuto per la bellezza di 82 partite di regular season. Servire bollente sulle piste delle squadre rivali, aggiungere una spruzzata di eventuali imprevisti quanto basta, un pizzico di fortuna ed otterrete un piatto alquanto saporito per i patiti di questo sport ma particolarmente indigesto per i tifosi delle squadre avversarie. A Vancouver, St.Louis, Denver e Raleigh stanno cercando tutt'ora di farsi passare il bruciore di stomaco nonostante siano trascorse quasi tre settimane dalla assegnazione della Stanley Cup.
Una corazzata assemblata e varata per sbaragliare la concorrenza a partire dal valore salariale : 70 milioni di dollari contro i 30 dell'altra finalista del campionato, Carolina. Una macchina da guerra che ha potuto contare su di un notevole potenziale bellico grazie alle proprie “bocche da fuoco” e contro la quale gli assalti degli avversari venivano respinti da quella “paratia” che risponde al nome di Dominik Hasek.
Un mix vincente di genio e sregolatezza impensabile per una squadra che sulla carta doveva garantire esperienza e disciplina tattica in ogni reparto, riuscendo a sopperire col cuore e con le giocate vincenti dei singoli a quello che non potevano fare testa e muscoli. Cammino straordinario quello di Detroit, che dopo aver conquistato il primo posto nella classifica generale al termine della stagione regolare, ha sancito il proprio dominio durante i playoffs superando brillantemente due momenti critici che avrebbero potuto scrivere la parola fine alla loro avventura. Il primo contro i Vancouver Canucks, quando riuscirono a raddrizzare una serie che li vedeva in svantaggio per 2-0, rimediando a entrambe le sconfitte subite sul ghiaccio di casa con quattro vittorie consecutive.
Il secondo episodio, durante la finale di West Conference contro i Colorado Avalanche, può essere considerato quello decisivo ai fini della conquista del titolo e la chiave di volta per il successo finale.
Con la vittoria in gara 6 a Denver, grazie all'aiuto insperato del portiere degli Avs Patrick Roy, autore di una clamorosa “papera”, i Red Wings pareggiano la serie che li aveva visti sull'orlo dell'eliminazione ed hanno la possibilità di chiudere la sfida sul ghiaccio di casa. Durante le dichiarazioni pre-partita i giocatori di Detroit, dimostrando una sicurezza tale nei propri mezzi da rasentare la superbia, si dicono certi del successo e, a suggellare quanto dichiarato in conferenza stampa, annichiliscono gli avversari con un secco e perentorio 7-0 che non ammette repliche.
La finale per il titolo contro Carolina è storia recente ma, nonostante il risultato parli di una netta vittoria nella serie per 4 vittorie a 1, è stata combattuta su più fronti. Con i vincitori della East Conference sul campo, contro i bookmakers che hanno dato per battuta Detroit per tutte le partite della finale e, sfida non meno importante, contro il mito tutto americano che vuole lo sconfitto in partenza (“underdog”) prendersi una pesante rivincita contro il favorito di turno. Mentalità alquanto radicata oltreoceano, basti pensare a tutta la filmografia dedicata a questo particolare sentimento. A chi raccomandava di non vendere la pelle del leone prima di averlo ucciso, i vincitori della Stanley Cup hanno risposto con la testa degli Hurricanes a far bella mostra di sé sopra la Joe Louis Arena .
Inatnmto, però, arriva il ritiro dalla scena agonistica di “Dominator” Hasek. Rinuncia che mette Detroit in condizione di cercare nel mercato dei Free Agents un degno sostituto a difesa della propria gabbia , e che si va ad aggiungere all'abbandono dell'allenatore Bowman, messosi in pensionamento volontario.Considerata l'età sempre più incalzante di alcuni loro giocatori di spicco (Chelios, Hull, Robitaille, Yzerman, Shanahan), cercare d'instaurare una vera e propria dittatura sportiva per gli anni a seguire diventerà un compito veramente arduo.
Riconfermarsi sarà ancora più difficile ma la vittoria più bella è sempre quella che deve ancora venire.
Nella foto: Scott Bowman con la Stanley Cup al termine della finale 2001
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