Passeggiata

 

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S'obbediva con la precisione
degli automi nell'infanzia 
di un paese diverso.
Qualcuno mi ha perseguitata
senza accorgersene,
credendo di salvarmi dalla
noncuranza affettuosa.
 
Incontravo sempre
la stessa copia di amanti,
lisi dagli anni
e dalla rinuncia:
m'invitavano ad ondulare
lungo i colli della vita.
 
Mi sentivo tutte le cose
quando guardavo le vette dei pini
o i magri prati invernali.
 
Ogni tanto intravedevo la mia isola,
era il sogno dell'anima
in un piccolo mondo.
 
Nell'approdo stabile,
barattato con gli anni maturi,
sono gabbiano che grida
al proprio nido
scomparso in cortine di brume:
il volo accompagna l'ironia
della provvidenza.
 
Ho le mani ferite
dai pezzi di cristallo
raccolti alla specchiera
frantumata dall'occhio
in folgore di vocazione:
sconfiggo
i progetti astuti
dell'armonia del mondo
centrifugando la debolezza
in dialisi di versi.  
 
 
 6 ottobre 2004

 

 

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