Mi scavo nell'anima la nera colpa
con parole non ancora defunte,
nel processo mi occulto
in accenti e peccati
a forma di cuore.
La mia camicia e strappata
dalle lunghe braccia dei rami
incontrati in quel bosco,
dove giudici invadono gli incubi
che mi vogliono colpevole e dannata.
Sono roventi queste tarde fioriture
negli sprazzi di luce
che illuminano il mio cielo notturno.
L'autunno rovescia torrenti d'ocra
e gravi sussurri
m'incitano alla caduta.
Il dolore č sottochiave,
nascosto tra le pieghe
delle lenzuola vergini,
dove ogni tua parola
č un attributo
alla mia sporca coscienza.
Voglio conoscere
il sottosuolo della cittā di fumo,
cantare, mangiare e bere nelle taverne,
redimermi nei prostiboli,
fino a dissolvere me stessa in fumo,
voglio essere aspirata
dalle narici
del mio compagno in spirito.
4 settembre 2004
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