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ATTRAVERSO UNA FINESTRA ROTTA – 01 – 31/01/99
ATTRAVERSO UNA FINESTRA ROTTA – 01 – 31/01/99

Erano 3 e ondeggiavano, senza vento,
lo sfondo verde cartone ed un albero di metallo scuro.
La bionda era di un nero freddo del nord,
ci guardava come può guardare una foca sotto uno strato di ghiaccio.
L’altra giocava con i tacchi a spillo arancioni,
frutto tipografico di sieri e trattamenti intensivi.
La terza era su un divano bianco,
e si scorgevano solo le rughe… del divano,
tanto lei era lieve e bella come un soffio d’aria.
Era il giorno uno dopo che il manipolo di turchi, comandato dal generale Selim,
si era impossessato della Sardegna,
minacciando di bombardarla con una centrale nucleare,
rubata pochi giorni prima a Caorso,
senza che alcun atomo potesse fuggire.
Erano rimasti solo pochi alberi senza ombre, un lago scuro e
un’unica luce rossa intermittente del sistema di allarme ancora funzionante.
Le pupille del Pluca roteavano come particelle di polvere in una centrifuga
o come il nastro di una bobina in un registratore.
Faticavamo a muoverci in quel reticolo di acciaio, buio e specchi.
Dovevamo evitare che la ruggine ci contaminasse,
e avanzavamo in quell’acquitrino di correnti vaganti,
con cespugli giallo oro che esplodevano di tanto in tanto come aghi acuminati.
Naturalmente ognuno di noi guidava una cadillac blu metallizzata, eppure eravamo 8;
e facevamo tutti la spesa nello stesso supermercato di Louisville nel Kentucky.
Il giovane Nello ogni tanto pedalava su un monociclo comprato da un rigattiere di Bucarest,
nel frattempo io seguivo la dottrina del matam pakistano e
dipingevo murales con creme abbronzanti,
rigorosamente con baffi grigi e occhiali da saldatore.
Era il periodo in cui il Teso alternava ad interminabili silenzi,
lunghe discussioni sui reggiseni a coppa rigida, possibilmente quadrettati.
Il Capitano viveva un’isterica frenesia,
collegava tempo, suoni e immagini in un continuo effetto doppler;
ciò che gli riusciva meglio era prolungare la percezione visiva dei rossi fin quando voleva.
Inoltre era morbosamente attratto dai pappagalli.
Studiava come decolorarli visto che ne voleva uno esclusivamente rosso.
Ascolo coltivava il suo sogno di fare surf nella vasca da bagno,
manteneva una puttana biondo-caschettata che vestiva solamente in plastica
e che amava servire il suo blow job tee con un innaffiatoio giallo.
Il Cianchi si copriva dal freddo con le orecchie di topolino,
ed, a vederlo così, tutti ci dicevamo: “ Sì è vero, il tempo va solo in una direzione “.
Walter aveva sostituito strane macchie blu alla sua solita capigliatura.
Il freddo si faceva più intenso, ombre di insetti crocifissi nell’acqua,
lo spettro di luce di un gruppo elettrogeno illuminava a malapena le impronte digitali,
i barattoli di cozze in scatola erano finiti,
il reticolo di tubi trasparenti era pieno di fango giallo,
lei si affacciò attraverso i vetri rotti, come un soldato bianco,
il rossetto tenue era l’unica macchia di colore, e disse:
“Tu…“.
“Ma tu chi, siamo 8”.

By Ciccio

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