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CAPITOLO    SECONDO

LA CONSACRAZIONE

1989. Il 3° Open (la bottiglia)

Con il terzo, è avvenuta la definitiva consacrazione degli Open, divenuti non più un estemporaneo weekend al mare, ma un vero e proprio momento di creatività nel cazzeggio, atteso tutto l'anno e vissuto con la convinzione di stare facendo qualcosa di speciale (ai limiti dell'esaltazione).
In questa edizione entra a far parte del gruppo un nuovo personaggio che, malgrado non sia stato tra i fondatori, diventerà determinante, specialmente nelle ultime edizioni: il Pluca.
Egli faceva già parte, e da sempre, del gruppo di amici, ma fino ad allora non era stato mai inserito nel gruppo "Open" per motivi fin'ora non ancora chiariti. Anche in quest'edizione, molti sono stati gli episodi da annoverare negli annali; sicuramente, il più importante tra questi è il ritrovamento della bottiglia! Prendendo spunto dal film "Fandango" (che insieme ad "Animal house" può essere considerato come il manifesto ufficiale della filosofia Open e di cazzeggio in generale) decidemmo di sotterrare qualche mese prima in spiaggia una bottiglia di vino (il "vecchio Dom" era troppo esoso per noi), per poi andarla a riscavare durante l'Open.
I ricordi sulle esatte coordinate, e soprattutto sul sistema di riferimento, per individuare la posizione della bottiglia, quella notte, per ovvie ragioni, erano abbastanza vaghi. Le varie teorie si rincorrevano, ed intanto si scavava nella sabbia utilizzando un remo di un canotto. Verso l'alba, nonostante l'immane voragine, le speranze di ritrovare la bottiglia si erano ormai affievolite e l'entusiasmo lasciava il posto al sonno ed allo sconforto; quasi tutti andammo a dormire a casa, Ciccio e Pluca restarono, di guardia alla buca, a dormire in spiaggia (si sarebbero risvegliati in tarda mattinata con le piante dei piedi e le narici del naso abbronzate).
A questo punto entra in scena un personaggio di cui poco si è parlato, ma che fondamentale si è rivelato in questa ed in altre occasioni: Zak!
Zac era stato abbandonato la sera prima, in stato di incoscenza, nella macchina del Capitano che, insieme ad altri eroici, lo aveva scarrozzato sopportando i terribili umori dovuti a precedenti evacuazioni orali dovuti all'ubriacatura; verso l'alba si sveglia in preda a visioni mistiche (pare, dico pare, che la Madonna gli sia apparsa attraverso il vetro del finestrino invitandolo ad uscire), si reca verso la buca e, con assoluta naturalezza, prende il remo, lo infila nella buca ed al primo colpo provoca un rumore che dagli astanti viene subito riconosciuto come il vetro della bottiglia (che sia stato veramente miracolato?).
La bottiglia viene stappata dai pochi presenti in spiaggia, bevuta in parte (alle 7 di mattina un buon bicchiere di vino non è certo quanto di meglio si possa desiderare, fatta eccezione per Ciccio) e, lampo di genio, richiusa con cura e parzialmente risotterrata.
Dopo qualche ora di sonno, io non mi dò per vinto, sveglio chi dorme in casa e: "dai, andiamo, c'è da scavare, dobbiamo assolutamente ritrovare la bottiglia!" In spiaggia si scava con poca convinzione, allora prendo il remo e ci comincio a darci dentro seguendo i consigli che mi avrebbero portato a trovare nuovamente la bottiglia.
Quando sento il rumore del vetro lascio il remo, entro tutto nella buca ed estraggo la bottiglia; Controguerra, Illuminati, rosè, Cerasuolo d'Abruzzo, e lui! Salto fuori, faccio un giro intorno alla buca, poi comincio acorrere all'impazzata sulla spiaggia sollevando la bottiglia come fosse un trofeo. Alé oh oh!...Alé oh...oh...oh? Guardo la bottiglia semivuota, forse perdeva? Era bucata? Tutti scoppiano a ridere, mi avevano fregato, va beh comunque l'abbiamo ritrovata! Questo scherzo sarebbe stato poi rievocato, con un'ottima recitazione, dal Pluca, nostro attore ufficiale, a casa di alcune studentesse (una delle quali diventerà poi la ragazza di uno di noi), accimentate sempre da lui in versione turbante ed occhiale scuro, la sera successiva).
Lo scherzo della bottiglia, è stato riproposto nelle edizioni successive con diverse varianti, sempre con grande successo... la vittima? Sempre io!
Si ricorda che il Pluca iniziò a far fumare la sua dimensione artistica: subito la critica fu concorde nel ritenerlo molto sudicio!
Questi Open hanno visto grosse performances di gruppo a Pescara, sempre sottolineate da plateali standing ovations. La coesione e lo spirito di gruppo avevano raggiunto il culmine massimo, questo sarà ricordato sempre come il periodo d'oro degli Open.


1990. Il 4° Open (le donne, il regolamento)

Questo open è stato quello della svolta verso la regolamentazione. Le eperienze precedenti, per quanto atteneva le presenze femminili, erano state positive, quindi si decise di invitare fidanzate e conoscenti per ampliare la partecipazione.
Se questo molto aveva giovato nella finalizzazione a livello sessuale, (aspetto, peraltro, sempre trascurato in tutte le edizioni), lo stesso non si poteva dire per quanto riguarda la coesione del gruppo.
La disgregazione venutasi a creare in questo caso, ha convinto tutti sulla necessità di stilare un regolamento, con il quale, tra l'altro, si vietava la partecipazione a tutte le ragazze, già conosciute.
Il regolamento, stilato in un momento di grandissima ispirazione alcolico-goliardica sulla copertina di un giornale (XXX), è andato perduto per sempre, ed il responsabile di questa grave mancanza è purtroppo proprio un componente del Quintetto Base: Sandro. Il regolamento è stato poi riscritto in forma non ufficiale, ma i picchi poetici dell'originale non potranno mai essere eguagliati!
In quest'Open, oltre ad altri personaggi di passaggio nella storia degli Open, vennero ad ingrossare le file dei partecipanti fissi Luigi e Raniero.
A questi, quali ultimi arrivati, non vennero riservati posti in casa per la notte, e si dovettero accontentare della macchina; subirono con grande dignità questo periodo di iniziazione e vennero così accolti nel gruppo (del quale, peraltro, facevano già parte da tempo senza partecipare agli Open).
Menzione particolare, va fatta di Luigi, che di lì a pochi anni avrebbe fornito la nuova sede degli Open, dopo la vendita della casa di Silvi. Cianchino (Luigi è anche conosciuto con questo soprannome), nonostante i suoi frequenti cali di rendimento, si rivelerà in futuro un cardine fondamentale per l'organizzazione degli Open, dando la necessaria spinta, soprattutto nei momenti in cui alcuni membri dell'Open, perdevano l'entusiasmo e lo smalto di un tempo.
Quell'anno per la prima (e fin ora, unica) volta non fu ritrovata la bottiglia sotterrata.
In questa edizione affiora la presenza di un'altro soggetto: un vicino di casa che, puntualmente ogni anno, ad iniziare dalle 23 e, con cadenza oraria, fino all'alba, dalla stessa finestra avrebbe gridato: "basta con questo casino! Qui c'e gente che domani và a lavorare!" Quell'anno aggiunse "mia moglie è incinta!"


1991. Il 5° Open (la maturità, "Il grande freddo" e "bello caldo"))

Una serie di eventi funesti e disavventure sentimentali, aveva preceduto questa edizione; partita male, ci si è messo anche l'incoveniente, spesso difficilmente superabile, di un clima pessimo (pioggia, e bassa temperatura) che certamente ha non ha contribuito ad una migliore riuscita.
Questa edizione, inoltre, si colloca in un periodo di grandi svolte: la laurea, il servizio militare e le prospettive di lavoro, ci cominciavano ad allontanare, almeno nella vita di tutti I giorni; il processo poteva sembrare irreversibile. Ciononostante... (citazione da "Cara ti amo" di Elio e le storie tese)... ciononostante anche in una atmosfera più tranquilla e riflessiva (stile "Il grande freddo") gli open avevano trovato una loro dimensione.
Fu quest' atmosfera barzotta ad accogliere per la prima volta tra noi il buon Roberto.
Tutto finì con una intensa cantata stretti attorno alla stufetta con una forte speranza per il futuro, alla fine qualcuno aveva gli occhi lucidi!
Il casino, comunque ci fù lo stesso, ed il tizio dalla finestra minacciava di chiamare la polizia e gridava: "basta con questo baccano! Quì c'è gente che domani và a lavorare! Ho un bambino appena nato che dorme!"
La stufetta "Bello caldo", portata da Luigi e rivelatasi indispensabile ai fini dello svolgimento degli Open, divenne il simbolo di quell'edizione.
La storia poteva finire in quel momento, ma così non fu!


1992. Il 6° Open (Il colpo di coda)

Tutti i vari personaggi, assenti l'anno precedente, rientrarono in azione (Sandro appositamente dall'Olanda), Demmo vita nuovamente ad un'ottima edizione, senza nuovi eventi particolari, ma con uno spirito di cazzeggio rinverdito.
Mentre il tizio dalla finestra gridava:" basta con questo casino, qui c'e gente che lavora, ho un bambino piccolo (si supponeva di un'anno)", ci esibivamo in ottime performaces canore (incoraggiate anche dal ritorno di Ciccio dopo un anno di buio).
In quei frangenti, i più lucidi di noi, passarono momenti di estrema tensione: quando Sandro continuava a tirare il freesby, che rimbalzava e tornava indietro, all'indirizzo della finestra del tizio già citato...
Le prestazioni dal punto di vista del cazzeggio sono state di ottimo livello, altrettanto non si poteva dire di quelle sportive, le partite di calcetto avevano assunto un unica connotazione: lancio lungo, tentativo poco convinto e velleitario di agganciare il pallone, e la squadra avversaria che grida "lascia!" Nulla valeva neanche il sorsetto di vino dalla bottiglia a disposizione a bordo campo.


1993. Il 7° Open (L'imborghesimento)

Ormai tutti lavorano, l'ottimo clima fa sì che l'Open si risolva in un ottimo weekend di mare alcoolico, senza grossi picchi ma comunque gradevole.
Si cominciano a vedere cravatte, carte di credito e telefonini (cose a cui il Masciola è sempre stato contrario), ma comunque lo spirito resta sempre quello di una volta.
Fortunato fà per la prima volta una rapida, ma degna, apparizione.
Quest'edizione fu turbata dall'esuberanza di un gruppetto di "amici huligani dai capelli un po' corti" che, nonostante la nostra "carica di simpatia" decisero impunemente, di rompere un fanalino e mollare, attraverso il finestrino aperto dell'auto, un "cazzotto teso" in faccia al povero Michelucci, l'assenza di un "amico poliziotto" con relativa "camionetta", la probabile presenza di qualche "coltellino", ed il fatto che in quel momento il gruppo, oltre che poco lucido, non era diviso a cercare parcheggio, ha consentito loro un'agevole ritirata; purtroppo erano trascorsi i tempi in cui si inveiva incoscentemente contro qualunque genere di energumeno, senza che ciò avesse conseguenze gravi per la nostra integrità fisica.
Il tizio della finestra ormai, capito l'andazzo, dopo le prime non convinte lamentele e minacce, si è fatto convincere ad unirsi a noi per assaporare i nostri famosi cocktail, morale della favola: nonstante la moglie reclamasse dalla solita finestra, è andato a dormire all'una ed ubriaco!!
Memorabile la sua faccia esterefatta, quando all'indomani, uscito per andare al lavoro alle 6.30, ha visto quattro di noi, tranquillamente seduti in giardino, a fare colazione con il Cointrau!
In ogni caso, non sono comunque mancati picchi di rendimento degni di nota: il Teso, durante una tranquilla giornata di mare, parte con una iniziativa personale: mentre gli altri stavano spalmati a 4 di spada sulla spiaggia, lui si isola leggermente, tira fuori una bottiglia di vino, che aveva tenuto in serbo per l'occasione, e la assume interamente con una naturalezza che aveva del sospetto. Lo sguardo sornione del teso cominciava a perdere di espressività, divenne "rosso in volto" e non reagiva più agli stimoli esterni.
Lo abbandonammo inanimato riverso sulla sabbia (all'Open vige la regola: "autosufficenza!"), erano le 17; verso le 21 qualcuno si ricordò di lui: era ancora lì, esattamente nella stessa posizione!
Un altro notevole è lo scavo della buca più grossa degli Open, non fotografata perché vietato documentare gli Open, un caterpillar non sarebbe arrivato a tanto!
Questa sarebbe stata l'ultima edizione di Silvi: l'Open cambiava sede!... (Capitolo terzo)


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