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Storia del gioco
DAI PELLEROSSA A WAYNE GRETZKY
Alle origini di uno sport bellicoso per antonomasia non poteva che esserci una lite. A litigare sono due città canadesi: Halifax, sulla Baia di Badford, e Montreal, sul San Lorenzo. Entrambe rivendicano la paternità storica dell'hockey su ghiaccio. La seconda avanza date recise e circonstanziate: il 13 marzo 1875 al “Victoria Skating Ring” si disputò la prima partita di hockey tra due rappresentative della McGill University, capeggiate da F.W Torrence e da J.G.A. Creighton. C'è il fatto, però, che proprio Creighton, il maggior responsabile dell'introduzione dell'hockey nell'università di Montreal, è nativo di Halifax, e da qui, giurano i suoi concittadini, avrebbe portato il nuovo sport sulle rive del San Lorenzo. E la questione rimane insoluta, anzi, si complica, se si tiene conto del comitato di esperti costituito per stabilire, appunto, a quale città spettasse il diritto di ospitare il museo officiale la “Hockey Hall of Fame”. L'autorevole comitato, composto da William A.Hewitt, da George Slater e dal capitano Janes T.Sutherlansd, dopo approfondite ricerche, stabilì che il gioco era sorto, prima del 1855, tra i Reali Fucilieri Canadesi di Sua Maestà di stanza nelle caserme alla Testa di Ponte, presso il porto di Kingston. Così la cittadina sulla costa nord-est del lago Ontario si vide assegnare la “ Hall of Fame”nonostante le proteste delle due maggiori consorelle, di Montreal in particolare, che invano portava a la nuova testimonianza del primo codicedi regole siglato nel 1879 da due studenti della sua università, R.F. Smith e W.J. Robertson. E a Kingston sorgerà la prima lega hockeystica, nel 1885, tra le quattro squadre del Royal Military College, della Queen's University, dei kingston Athletics e del Kingston Hockey Club. Nel 1893 alla squadra di Montreal, vincitrice del campionato canadese, fu assegnata per la prima volta la Stanley Cup, destinata a diventare il più prestigioso trofeo dell'hockey professionistico mondiale.

L'hockey sbarca negli Stati Uniti
Nel 1983 l'hockey fa la sua apparizione anche nella Confederazione Americana. Fra il 1860 e il 1900 oltre un milione di canadesi sono passati negli Stati Uniti e qualcuno si è portato dietro la sua passione sportiva. Il “virus” trova il suo canale di diffusione nelle università. Quella di Baltimora, la John Hopkins University, e di New Hawen, la celebre Yasle University. Uno studente, C. Shearer, dopo una visita a Montreal, fondò una lega hockeystica nella sua università di Baltimora e convinse quelli del Quebec a fare una visita a Baltimora per dare una dimostrazione di bel gioco. Così, a gli inizi del 1897, Baltimora ha già la sua brava lega e organizza tornei. New York, però, dove è sorta la prima pista artificiale di ghiaccio, l'ha preceduta di due mesi, e nel 1896 ha fatto disputare il primo incontro di lega tra i club di St. Nicholas e di Brooklyn. Ma presto l'hockey si diffonde per le città della Nuova Inghilterra e, prima che il secolo finisca, vi sono squadre a Philadelphia, Pittsbourgh, Chicago, Washington. Nel 1903, in una piccola città mineraria sul lago Michigan, Houghton, nasce la prima compagine professionistica e ben presto altre squadre americane combatteranno con quelle canadesi per la conquista dell,a Stanley Cup, che finalmente la nordica Seattle riuscirà ad assicurare agli States nel 1917. Mesi difficili, quelli, in europa, dove la Germania, che ha appena terminato di annunciare la guerra a oltranza con i suoi sottomarini e gli Stati Uniti che sono ormai decisi all'intervento; tuttavia la stanley Cup non viene e non verrà sospesa. Né allora né mai, nonostante la prima e la seconda guerra mondiale.
Nel 1925, infine, l'hockey conquista l'ultimo caposaldo delo sport-spettacolo americano ed entra a vele spiegate nel Madison Square Garden, dove William Dwyer si lascia convincere a installare una delle nuove macchine del ghiaccio che hanno reso l'hockey e il pattinaggio popolari in tutta l'America, dove oltre 200 città hanno ormai un palazzo del ghiaccio.


L'Europa
Da quanto detto finora sembrerebbe scontata la paternità canadese dell'hockey, il che, in realtà, non è affatto provato pur trattandosi di una attribuzione legittima. Nessuna contraddizione. Si tratta di vedere da dove si vuol partire. Se si incomincia a risalire, è ovvio che giochi di palla spinti con un bastone, e in particolare effettuati sul ghiaccio, ne esistevano molto prima della metà dell'Ottocento. Uno sport di squadra giocato sul ghiaccio, sul finire del secolo, si sviluppò anche in Europa. Ma si trattava di uno sport dala fisionomia ancora non bene definita, giocato in prevalenza in Olanda e in inghilterra e diffusosi poi in Belgio, in Svizzera, in Boemia. Mancavano, però, quelle caratteristiche che danno la possibilità di una universale accettazione, Quel processo che, invece, era avvenuto in Canada, dove si era provveduto alla progressiva diminuzione del numero dei giocatori, alla riduzione dell'area di gioco, alla sostituzione della palla con un disco.
I contatti europei con i "maestri" canadesi furono pressochè nulli fino a dopo la prima guwerra mondiale; l'hockey europeo si sviluppava vigorosamente di forza propria e nel 1908 Inghilterra, Francia, Svizzera, Belgio, Boemia, fondarono la Lega Internazionale di Hockey sul Ghiaccio e l'anno successivo aveva inizio il primo torneo internazionale. Il 1910 vedeva l'effettuazione del primo campionato europeo, vinto dall'Inghilterra, ma che mise in particolare evidenza lo squadrone boemo, vincitore l'anno successivo e destinato a diventare dominatore, insieme a Svezia e russia, dell'hockey europeo. Ma le Olimpiadi di Anversa, nel 1920, fecero conoscere il gioco superiore delle squadre canadesi e statunitensi, dando inizio a uno scambio sempre più stretto di rapporti e a un flusso di allenatori canadesi nelle squadre europee, il che valse a sollevarne il gioco e a renderle capaci di competere con i fuoriclasse d'oltre Atlantico. I campionati del mondo dal 1930, anno della prima effettuazione, al 1939, videro sempre vincitori i candesi e una volta gli statunitensi. Quelli successivi, fino al 1960, pur riconfermando la superiorità complessiva del canada, portarono alla ribalta le squadre della Cecoslovacchia, della Svezia, della russia. Quest'ultima, in particolare, entrata tardi in lizza (vedi la apagina dedicata all'hockey russo) si impossessò subito del titolo mondiale fin dalla sua prima apparizione. Due anni dopo si affermò anche alle olimpiadi che, salvo una parentesi inglese nel 1936, erano state un monologo canadese. Famose, a questo proposito, le batoste subite dalle squadre europee nei primi incontri olimpici, come il 29-0 inflitto dagli Stati Uniti alla Svizzera ad Anversa, ribadito dal 33-0, questa volta ad opera del Canada, subito quattro anno dopo a Chamonix, in compagnia della Cecoslovacchia 30-0, e della Svezia, 22-0.

L'hockey in Italia
La paternità dell'hockey nel nostro paese viene comunemente attribuita alla città di Milano. In verità ci avevano pensato già molto prima i torinesi, approfittando della loro bella pista ghiacciata al Valentino. Avevano messo su nel 1911 una compagine di hockey che aveva osato spingersi sino a Lione. Ma poi tutto era finito nel dimenticatoio.
Se ne riparlò dopo la guerra, nei primi mesi del 1924. A Chamonix, dal 25 gennaio al 4 febbraio, si erano disputate le prime olimpiadi invernali; a Milano, tra gli appassionati, si era sollevato un notevole entusiasmo e quel gioco maschio, veloce e vigoroso, di cui avevano dato un saggio i campioni del Canada e degli Stati Uniti, sembrava fatto apposta per attirare i giovanotti aitanti del Milan Skating Hockey Club e di qualche altro loro amico, già sciatore o tennista. Il 10 marzo nasceva l'Hockey Club Milano, la squadra che riassume tutta la nostra storia e che, per molti anni, anzi, la costruì tutta da sola. Ebbe la sfortuna di non avere rivali per troppo tempo, ma vi rimediò con un'intensa attività internazionale, riuscendo a brillare, sia pure senza affermarsi, anche in incontri con i campioni del mondo che, nel 1930 venuti in Europa a cogliere facili successi, si videro contrastati fino all'ultimo dai tenaci milanesi, che li obbligarono ad accontentarsi di un 3-1.
Svestita la maglia di club, gli hockeysti milanesi indossavano quella nazionale o, secondo le occasioni, quella universitaria, dato che erano quasi tutti goliardi (e come goliardi, nel 1930, vinsero i campionati mondiali universitari).
Il campionato italiano fu davvero un monologo fino al 1934, con l'unica parentesi del Cortina nel 1932. Poi vennero fuori...altri milanesi. Fu la squadra calcistica del Milan a dare il via, e nacquero i Diavoli rosso-neri. Nel 1934-35 i nuovi arrivati fecero proprio lo scudetto; si rinnovò, sia pure in chiave minore, la rivalità Milan-Inter, a tutto profitto della passione sportiva, mentre dall'una e dall'altra parte si ingaggivano giocatori stranieri, rinnovando iquadri e, soprattutto, permettendo esemplari confronti e un concreto miglioramento tecnico del gioco. Ma i tempi grami si avvicinarono presto anche per l'hockey di casa nostra. Nei mesi freddi del 1938 è una squadra apparentemente nuova a vincere il titol, l'A.M.D.G., che significa Associazione Milanese Disco sul Ghiaccio. Non si tratta di novità, ma di rimedi. Tira una brutta aria, nel paese e l'hockey si adatta raccogliendo tutte le forze sotto un'unica bandiera per tentare di sopravvivere. Niente campionato nel 1939 e nel 1940, un ultimo sprazzo nel 1941, poi il silenzio. si riprende nel 1946, e dopo un tentativo di conduzione autonoma, l'hockey che, appunto nel 1946 era entrato sotto l'egida della FISI, Federazione Italiana Sport Invernali, forma una federazione con le altre specialità del ghiaccio (pattinaggio artistico e di velocità). Accanto a forti squadre di club (sempre in prima fila le milanesi), rinforzate da un gran numero di giocatori stranieri, in quel periodo va notata la consistenza ancora scarsa della nostra nazionale.
Le Olimpiadi di Cortina segnano, comunque, un notevole passo propagandistico e l'hockey incomincia a conquistare le vallate alpine, ad allargare la sua base si reclutamento. All'unico centro milanese si viene sostituendo il triangolo Milano-Cortina-Bolzano, mentre altre città, Torino, Auronzo, Vipiteno, Madesimo, Ortisei, Alleghe ecc., vengono man mano alla ribalta.