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~~ Galleria 8 ~~
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carte giapponesi
da abbinamento
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& COREA





Hen-Tsukuri Karuta
Uta Karuta
Shimo-no Ku Karuta



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IROHA KARUTA
3ª parte

VARIANTI
DELL'IROHA KARUTA
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DÔSAI KARUTA
MUBEYAMA KARUTA


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ringrazio Dale Furutani, Dana Kahana, Yoshikazu Kumamoto, Luca & Nui, Muchan,
Tadahiko Norieda e Mayumi Yoshimura, il cui gentile contributo ha reso possibile questa galleria


salta le note storiche

STORIA E SVILUPPI

Iroha Karuta
L'origine dell'Uta Karuta risale ai primi del '600, circa mezzo secolo dopo l'introduzione dei mazzi occidentali in Giappone da parte dei naviganti portoghesi (cfr. la storia delle carte locali nella galleria giapponese).
Uta Karuta
Tuttavia, prima che venisse ideato questo gioco, i nobili e l'alta società ne praticavano già uno simile usando conchiglie marine su cui era dipinto un testo. Questo era l'Uta Awase ("combinazione di poesie"), in cui mezza poesia era scritta su una conchiglia e i rimanenti versi erano su una seconda, la quale nel gioco doveva essere correttamente combinata con la prima.
Una di queste serie di conchiglie è mostrata nella pagina "EXHIBITION" del Museo delle Carte da Gioco di Miike.

In effetti l'Uta Karuta non modificò la struttura del gioco precedente, ma l'utilizzo di un materiale più a buon mercato come la carta, anziché le conchiglie, fece sì che il passatempo crescesse di popolarità anche fra la gente comune.
shell featuring half poem


conchiglie illustrate a coppie
Un altro gioco antico, coevo dell'Uta Awase, era il Kai Ôi; anche in questo caso i soggetti (illustrazioni) erano dipinte su conchiglie, che dovevano essere combinate fra di loro a coppie. Fecero seguito altre tematiche, quali uccelli e fiori (Hana-Tori Awase), da cui ebbe origine il gruppo delle carte floreali (vedi Hanafuda).
Seguendo questo schema di coppie abbinate, fra il tardo XVIII e i primi del XIX secolo, a Kyoto (Giappone centrale) nacque il gioco di Iroha Karuta, basato su proverbi popolari, e da qui raggiunse il resto del paese. Quest'area aveva già esteso la propria influenza culturale a buona parte del Giappone, particolarmente nei campi linguistico e artistico.
Il gioco divenne ben presto uno dei passatempi preferiti dei bambini nelle festività di Capodanno, ed è ancora oggi praticato in patria un po' ovunque.




HEN·TSUKURI KARUTA


Un po' controverse sono le radici storiche del Hen-Tsukuri Karuta, un gioco di carte basato sugli ideogrammi cinesi/giapponesi, citato solo da un numero di fonti molto ristretto.
In un generico carattere ideografico, il hen o radicale è molto spesso la parte situata a sinistra, il cui significato definisce un concetto generale, più o meno ampio (ad esempio "acqua", "albero", "terra", ecc.), mentre lo tsukuri è la parte a destra, che dà all'ideogramma il suo significato finale, abbastanza specifico (ad esempio da "acqua"à"mare", "lavare", "lago", ecc.; da "terra"à"luogo", "paese", "castello", ecc.; da "albero"à "salice", "tavola", ecc.).
Un mazzo di Hen-Tsukuri Karuta può contenere un numero variabile di carte; per una normale partita occorrono non meno di 100-120 soggetti diversi. Lo scopo principale è di formare ideogrammi esistenti, facendo corrispondere opportunamente le carte, come si vede nel diagramma a destra.

ogni soggetto può servire tanto da hen che da tsukuri
Il Hen-Tsukuri Karuta si giocava durante il periodo Edo (dal XVII al XIX secolo), quando era molto diffuso. Benché il gioco originale sarebbe da considerare obsoleto, ai nostri giorni sono presenti sul mercato molte edizioni moderne basate su un meccanismo analogo, anche se le carte e le regole spesso differiscono leggermente dalla versione classica.
L'edizione mostrata in alto e a destra, ufficialmente chiamata Kanji-Hakushi (più o meno "esperto di ideogrammi cinesi", di Okuno Karuta, Giappone), va effettivamente molto vicino alle regole originali: ha 125 carte, che possono essere usate indifferentemente come hen o come tsukuri, e i giocatori a turno prendono una carta coperta dal tallone, disponendo le proprie orizzontalmente o verticalmente in modo da formare ideogrammi con due o anche tre carte, come mostra la figura a destra.
Il Hen-Tsukuri Karuta, o le sue moderne varianti, sono paragonabili al gioco occidentale dello Scarabeo, e ancor di più al gioco chiamato Lexicon (cfr. pagina 2).

alcuni esempi di combinazioni





UTA KARUTA E SHIMO-NO KU KARUTA

gli esemplari di Uta Karuta mostrano gli stessi soggetti da un'edizione della metà del XVIII secolo
(nel Museo Fournier, Spagna) e da due edizioni moderne di Nintendo e di Ôishi Tengudo (Giappone);
gli esemplari di Shimo-no Ku Karuta sono tratti da una moderna edizione di Nintendo





ciascuna riga mostra la stessa yomifuda da un
mazzo antico (a sin.) e da due edizioni moderne
L'Uta Karuta ("carte delle poesie"), o semplicemente Karuta ("carte"), anche detto in occidente "carte dei 100 poeti", è un gioco tradizionale, non basato sull'azzardo, praticato in tutto il Giappone soprattutto a Capodanno; persino le scuole ne indicono spesso dei tornei.
Le duecento carte presenti nella confezione riproducono brevi composizioni giapponesi da un'antologia classica di cento poesie chiamata Hyaku-nin Isshu ("cento autori, una poesia"). L'antologia fu compilata nel XIII secolo, da opere preesistenti. Ciascuna delle cento poesie, ispirate all'amore, alle stagioni, e a diversi altri temi, è scritta da un autore differente. Il loro stile tradizionale è chiamato tanka ("breve canzone") o, anticamente,  waka ("poesia armoniosa"): ogni poesia è composta da appena cinque versi, per un totale di trentuno sillabe.

Metà delle carte raffigurano personaggi giapponesi, che indossano abiti tradizionali, e, sopra di essi, la poesia scritta per esteso in caratteri piccoli: queste sono dette  yomifuda, o "carte da leggere".
I rimanenti cento soggetti (illustrazione qui in basso) non sono illustrati, ma riportano un testo più breve e in caratteri più grandi: gli ultimi due versi delle suddette poesie. Queste sono dette  torifuda ("carte da prendere"), perché i giocatori debbono afferrarle nel corso del gioco.
Lo stile delle carte Uta Karuta è molto tradizionale, come si evince dal confronto fra mazzi attuali e quelli di oltre due secoli fa: poesie ed illustrazioni sono rimasti pressoché immutati.
L'esatta data di origine del gioco è incerta; la prima citazione risale al XVII secolo, e mazzi del tutto simili a quelli attuali esistevano già nella seconda metà del XVIII secolo, sebbene fino alla fine dell'800 fossero dipinti a mano, quindi assai meno accessibili al grande pubblico.

I personaggi che compaiono in ciascuna yomifuda sono i cento poeti compresi nell'antologia, cioè gli effettivi autori dei versi. I loro nomi si trovano scritti nell'angolo in alto a destra di ciascuna carta, prima del testo della loro composizione (come si vede nell'illustrazione precedente). Molti dei poeti sono mostrati seduti in varie posizioni, e alcuni dei loro attributi distintivi (pettinatura, baffi e/o barba etc.) sono stati mantenuti fedelmente nelle edizioni moderne.

torifuda antica e moderna, con gli
ultimi due versi di una delle composizioni;
si riferiscono entrambe alla stessa poesia

Nelle prime edizioni (1600-1750), l'unica differenza era che la carta da lettura (yomifuda) oltre all'immagine del poeta riportava solo la prima parte della poesia, non l'intero testo.

Dell'antologia non fanno parte solo autori maschili: sono presenti in buon numero anche delle poetesse. Nelle edizioni antiche alcune delle donne sono viste di schiena, o parzialmente celate, forse per esprimere un senso di pudore, come nei due esemplari mostrati più in basso.
Invece le carte torifuda non contengono altro che testo; in alcune edizioni, sopratutto quelle antiche, lo sfondo a volte ha un motivo decorativo.

Per giocare a Karuta, i due avversari dispongono le torifuda a faccia in su. Quindi una terza persona (il lettore, o giudice di gara) prende una yomifuda, e comincia a recitarne il testo; lo scopo dei giocatori è di riconoscere la poesia, ed afferrare la carta torifuda corrispondente prima che lo faccia l'avversario.



la stessa coppia di carte (yomifuda e relativa torifuda) dalle
tre suddette edizioni: si noti la somiglianza dei personaggi
Com'è ovvio, i giocatori migliori conoscono a memoria tutte le poesie, al punto che sono in grado di riconoscere la carta giusta sin dalla prima sillaba pronunciata dal lettore. Alcune delle poesie, però, hanno in comune le sillabe di apertura, e ciò rende la ricerca più difficile.

L'antologia Hyaku-nin Isshu e il relativo gioco sono così popolari in Giappone che se ne indicono regolarmente dei tornei, con partecipanti tanto giovani che anziani. Spesso la lotta per la carta che viene chiamata avviene quasi fisicamente: ne dà una descrizione molto realistica la pagina "KARUTA: SPORT OR CULTURE?", di David Bull. Immagini da uno di questi tornei si possono vedere in quest'altra pagina dedicata al Karuta.

due yomifuda raffiguranti poetesse; anticamente
erano spesso mostrate di schiena, o nascoste


A Hokkaido (l'isola giapponese più settentrionale) il Karuta si gioca con un set simile, ma le torifuda sono leggermente più grandi, e tradizionalmente fatte di legno. Infatti, questa varietà è anche detta Ita Karuta ("carte a tavola di legno"), ma il suo nome ufficiale è Shimo-no Ku Karuta (all'incirca "carte dei versi della seconda metà").
Questa versione nacque probabilmente in Kanto (la regione occidentale che comprende la città di Tokyo), e poi risalì più a nord verso Hokkaido, dove la sua tradizione si consolidò.


A parte il diverso materiale, il testo di queste carte (o grosse tessere, spesse circa 5 mm) è scritto in un particolare stile calligrafico, con i primi ideogrammi più grandi di quelli successivi, per potervi fare riferimento con maggiore facilità durante il gioco.
Le yomifuda, invece, sono identiche a quelle standard, sebbene in alcune edizioni, come quella mostrata in questa pagina, non hanno la figura del relativo poeta, ma semplicemente uno sfondo bianco.
Nonostante la sua origine regionale, esiste un'associazione nazionale dei giocatori di Shimo-no Ku Karuta.

due torifuda e corrispondenti yomifuda

Infine, in una versione di Karuta meno diffusa, il doppio mazzo di carte riporta versi scritti da due diversi autori, una forma poetica chiamata  renga. In tali edizioni l'inizio della poesia, del primo autore, si trova sulle yomifuda, mentre la seconda parte, dell'altro autore (una sorta di risposta ai primi versi), è sulle corrispondenti torifuda. Quando il lettore legge la prima parte della poesia, i giocatori debbono trovarne la chiusura.






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