Le carte da gioco italiane hanno una tradizione antichissima, di cui è riflesso il gran numero di stili regionali ancora oggi in uso nel paese. Oltre a quelli esistenti, e qualcun'altro che nel tempo è scomparso, l'Italia è anche la culla del tarocco, la cui evoluzione parallela diede luogo anche per questo tipo di mazzo a varianti regionali. Ciò spiega come l'Italia sia il paese occidentale in cui è possibile incontrare la maggior varietà di carte da gioco tradizionali.
Le carte entrarono in Italia verso la fine del XIV secolo. A quei tempi le popolazioni arabe del Nordafrica e del Vicino Oriente già conoscevano i giochi di carte; rimangono pochissimi dubbi che questa sia stata la loro origine. Invece non è chiaro se le carte abbiano raggiunto l'Italia dal sud o dal settentrione; il mondo arabo esercitava una forte influenza culturale sulle aree più meridionali del paese, mentre le ricche città del nord, in particolare venezia, intraprendeva con gli Arabi molti rapporti commerciali. Le carte da gioco (o "carte saracine", come sono citate per la prima volta in una cronaca della fine del '400) potrebbero aver seguito entrambi i percorsi. Non ci volle molto, poi, perché il passatempo avesse successo e si diffondesse lungo l'intera penisola italiana.
asso di Denari da un mazzo a semi latini arcaici di incerta provenienza, 1400 c.ca
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A quei tempi il mazzo standard già contava 52 carte, divise in quattro semi indicati coi segni dei Denari, Coppe, Spade e Bastoni. Mentre nell'Italia meridionale la struttura del mazzo rimase pressoché immutata, nelle regioni settentrionali, non più di mezzo secolo dopo, un certo numero di carte illustrate con allegorie vennero aggiunte a quelle originali, dando vita al tarocco. Questo nuovo mazzo era usato per lo più dalle sole classi più agiate, per due motivi fondamentali; in primo luogo, le allegorie aggiuntive ed il loro criterio di ordinamento richiedevano un buon livello culturale per essere compresi, e i giocatori istruiti rappresentavano una ristrettissima élite. In secondo luogo il prezzo di questi mazzi, alcuni dei quali erano dipinti a mano da artisti, era fuori della portata di gran parte della gente comune, che si poteva permettere solo i mazzi a 52 carte. |
Un'interessante evoluzione subita tanto dai mazzi comuni che dal tarocco riguarda gli ultimi tre valori di ciascun seme, cioè le figure, che non venivano più rappresentate solo dal loro nome scritto sulla carta, come avveniva nei mazzi arabi, ma raffiguravano dei veri personaggi: nell'Italia meridionale erano un fante, un cavaliere e un re; nel tarocco alle suddette figure ne venne aggiunta una quarta di sesso femminile, la regina.
Il mazzo regolare e il tarocco evolvettero in modo pressoché parallelo. Il primo, che era usato soprattutto dagli strati più bassi della popolazione, in molte aree perse gli 8, i 9 e i 10, rimanendo così solo 40 carte delle originali 52. È curioso che uno stile con caratteristiche del tutto simili fosse quello usato in Portogallo (ma non in Spagna, dove si sviluppò un proprio stile locale). I disegni di queste carte italo-portoghesi, di cui si hanno tracce nell'intera Italia meridionale fino a Roma, mantennero alcuni degli elementi originali, tra cui la disposizione dei segni dei semi. Invece al nord gli stessi semi furono ridisegnati così da rispettare il gusto e le tradizioni locali. |
5 di Bastoni con mazze da polo di origine araba, dallo stesso mazzo arcaico
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Nel frattempo anche le carte allegoriche aggiuntive del tarocco, pur differendo leggermente da una località all'altra per soggetto raffigurato e per valore della carta, diedero luogo ad uno schema stabile. Già verso la fine del '400 si potevano riconoscere tre stili principali di tarocco: uno nell'area di Milano, uno in quella di Bologna, e uno nell'area di Ferrara e Venezia. Quest'ultimo si estinse molto presto, già nel corso del XVI secolo.
Anche quello milanese sarebbe stato probabilmente destinato a scomparire se gli occupanti francesi non avessero esportato il suo stile verso il proprio paese, dove il tarocco mise nuove radici. Ma circa 400 anni dopo, al volgere del XIX secolo, lo stesso tipo di mazzo, con alcune inevitabili modifiche allo stile antico, tornò nell'Italia nord-occidentale, e l'interesse dei giocatori rinacque, col conseguente rinnovarsi della nascita di stili regionali (Lombardo, Piemontese).
Lo schema del tarocco nato a Bologna fu quello che in Italia ebbe il maggior successo. Sopravvisse, seppur con modesti cambiamenti, fino ai giorni d'oggi; è uno dei tre tarocchi regionali ancora in produzione. Nel corso del XVII secolo ispirò anche una nuova varietà di tarocchi denominata
Minchiate, con molte più allegorie aggiuntive (complessivamente il mazzo aveva 97 carte), che si estese verso Firenze, poi verso Roma, e probabilmente raggiunse molte altre aree. Anche le
Minchiate si estinsero nell'arco di circa un secolo, tranne in Toscana, dove gli ultimi esemplari vennero stampati poco dopo il 1920.
Inoltre il tarocco bolognese in qualche misura esercitò la propria influenza anche su quello in uso in Sicilia sin dal XVIII secolo: quest'ultimo mostra di avere alcune differenze significative rispetto a quello di Bologna, ma le loro strutture hanno anche molti punti in comune, tanto da giustificare l'anzidetto rapporto nonostante la considerevole distanza geografica.
Dal '600 in poi l'amministrazione spagnola delle regioni meridionali italiane fece sentire la sua influenza anche sulle carte da gioco: l'antico stile italo-portoghese progressivamente scomparve, rimpiazzato da mazzi di chiara influenza spagnola; la struttura rimaneva praticamente la stessa, ma i disegni erano diversi.
Anche gran parte dell'Italia centrale conosceva bene le carte spagnole, soprattutto nelle terre appartenute allo Stato Pontificio, col quale la Spagna era sempre rimasta in ottimi rapporti.
Tale situazione rimase immutata per circa due secoli: tra la fine del '700 e gli inizi dell'800, con l'acquisizione dell'indipendenza dalle amministrazioni straniere parte di molte regioni, alcuni stili locali, ancora chiaramente ispirati alle antiche carte spagnole, cominciarono ad affermarsi in diverse parti del centro e del sud dell'Italia. |
uno stile assai simile a quelli spagnoli, risalente al 1820 circa, stampato a Napoli,
è un probabile precursore di molti stili del gruppo meridionale |
carte Piacentine, edizione di Lamperti del XIX secolo
(questo esemplare è una riproduzione moderna di Modiano) |
Nella città di Piacenza, sotto amministrazione francese, si sviluppò un quinto stile ora detto Piacentine, nato dallo speciale mazzo a semi spagnoli che usavano i soldati occupanti per giocare ad Aluette. Nell'isola di Sardegna, situata a metà strada tra le penisole italiana ed iberica, una speciale edizione creata da un produttore di Barcellona divenne lo stile regionale locale.
Nel nord-est gli antichi disegni basati sui semi latini che erano serviti per i tarocchi locali vennero adottati anche dai mazzi più comuni, dando luogo a cinque diversi stili regionali, alcuni dei quali ancora oggi mantengono la doppia composizione a 40 e a 52 carte. |
Invece l'Italia nord-occidentale, più soggetta all'influenza culturale francese, optò per i Cuori, Quadri, Picche e Fiori, sebbene con uno stile diverso in ciascuna regione.
Alla fine, quando dopo la I Guerra Mondiale la parte meridionale del Tirolo fu anessa all'Italia, la popolazione di lingua tedesca non rinunciò allo stile tradizionale della regione, i cui semi erano Cuori, Ghiande, Sonagli e Foglie; ne fu creata una versione italiana, identica a quella austriaca originale, il cui nome Salzburger dalla città di Salisburgo venne mantenuto. Oggi i mazzi Salzburger italiani si compongono di 40 carte. |
il vecchio stile delle Toscane di Viassone (Italia); questi disegni furono rimpiazzati
alla metà del XX secolo da una versione ridotta delle carte Fiorentine |
Solo molto di recente il tradizionale numero di 36 carte (cioè con i valori dei semi che partono dal 6) è stato incrementato mediante l'aggiunta dei 5, facendo segnare una leggera differenza con le edizioni austriache, in cui il numero delle carte è rimasto quello originale.
the modern and already extinct Romane pattern
(by Capitol, Italy): some Coins show the Mouth of Truth,
the ace of Swords features the legendary founders of Rome,
Romulus and Remus, and characters wear roman robes |
Le Toscane, da parte loro, una volta erano diverse dal loro aspetto attuale:
il loro stile si distingueva facilmente dalle Fiorentine, le carte proprie di Firenze, più grandi e più decorate,
che pure venivano usate nella stessa Toscana. Ma a partire dalla seconda metà del XX secolo
si cominciarono a produrre delle Fiorentine un po' più piccole e meno dettagliate del normale e a chiamarle Toscane, così il vero disegno originale di quest'ultime scomparve.
Anche le carte Romane, create verso il 1970 nel tentativo di
dare alla città di Roma un proprio stile, non ebbe miglior fortuna; vennero prodotte
in quantità abbastanza modeste da un produttore minore (Capitol), ma incontrarono assai poco favore
da parte dei giocatori, sempre per via della maggiore popolarità delle Piacentine,
finirono con lo scomparire completamente nei primi anni '80.
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Nelle pagine seguenti ciascuno stile viene riportato in ordine alfabetico, con una breve descrizione delle sue caratteristiche.
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